Startup e progetti per lo sviluppo di cure personalizzate, medicina di precisione senza dimenticare la sicurezza e la privacy.
I sistemi sanitari di tutto il mondo sono stati profondamente scossi dal periodo pandemico dimostrando tuttavia una capacità di reazione e di intervento di carattere eccezionale. La professionalità italiana è rappresentata dal numeroso e folto gruppo di startup e di progettualità del Medtech (Medical Technologies) e delle scienze della vita (Life Sciences) che, debitamente sostenute, possono incidere positivamente sulla salute delle persone. Medical device, Telehealth, Mental Health, sono solo alcuni degli elementi che costituiscono e rappresentano una rivoluzione della Salute e della Cura del paziente verso la medicina di precisione e le cure personalizzate. In Italia, ma anche in Europa, bisogna però colmare un gap finanziario cruciale sia per lo sviluppo delle eccellenze nazionali ed europee, che per fronteggiare l’avanzata dei grandi competitor USA e Cina che investono continuamente su questo settore e sul tema Salute in generale. Roberta Gilardi, CEO di G-Gravity e G2 Startups sottolinea come sia necessario convergere fra la ricerca e l’innovazione delle tecnologie soprattutto con investimenti mirati: “Se non si sostengono adeguatamente le prime fasi dell’innovazione, si impedisce non solo l’accelerazione necessaria per la costruzione di nuove startup, ma anche lo sviluppo di progetti derivanti dal mondo della ricerca, dall’accademia e da altre fonti di eccellenza”.
Proprio con questo obiettivo nasce G-Gravity è un hub di Innovazione e centro di competenza caratterizzato da un approccio “ibrido”, fisico e digitale. G2 startups si occupa di advisory da tempo, ma negli ultimi tempi per affrontare la verticalità del campo medico si è resa necessaria una professionalità specifica e è stato costituito ed è stato costituito G-Gravity, un Hub attorno ai temi della cura delle persone. Il concept si basa su uno spazio fisico e digitale, un “hub ibrido”, per avere uno spazio di collaborazione e interconnettere professionalità, creando una community di innovazione interno al tema salute, non solo medicina. Rappresenta una dinamica win-win per tutti gli attori coinvolti: startupper, ricercatori, investitori, advisor. Gli investor, sono anche advisor per le startup e le aiutano nei contesti specifici. A loro volta le startup possono portare progetti di innovazione alle imprese. L’hub lavora nelle fasi “seed” ovvero quelle iniziali delle startup che arrivano al proof of concept supportando almeno un test di mercato o un trial per validare il modello di business, ma l’obiettivo è lavorare anche in termini di filiera.
Il panorama italiana offre progetti interessanti, tra i quali si possono citare PatchAI, startup del Digital Health che lavora sul “patient engagement” così come Restorative Neurotechnologies che propone un device all’avanguardia per la riabilitazione cognitiva. Alcune delle realtà sono anche Signally.ai, Complex data e Trilllio. Signally.ai è una startup che applica l’AI “on edge” alla sensoristica in ambito health e che ha avuto risonanza internazionale dopo essere stata selezionata dall’Innovation World Cup® Series, (una fra le più affermate piattaforme di open innovation n.d.r.). ComplexData ha sviluppato ARIADNE, una piattaforma computazionale per la stima del rischio metastatico di tumori, particolarmente aggressivi, supportando al contempo l’oncologo nella formulazione della terapia personalizzata. ARIADNE è stato già validato clinicamente per il cancro alla mammella triplo negativo, forma particolarmente aggressiva, con alta recidiva e poche opzioni terapeutiche. Infine, Trillio è una soluzione che permette ai caregivers di supportare i propri pazienti nel rispetto delle prescrizioni mediche, tramite una piattaforma sanitaria connessa a un dispositivo IoT che ricorda l’assunzione delle medicine nel momento giusto. Collegata alla rete cellulare e costantemente aggiornata con il piano di prescrizioni impostato dal caregiver, la piattaforma sanitaria digitale aperta avvisa chi si prende cura dei pazienti in caso di problemi o mancato rispetto delle prescrizioni.
Abbiamo approfondito l’Hub e le sue attività con Roberta Gilardi CEO di G-Gravity e G2 Startups
L’intervista a Roberta Gilardi
Che cosa si prefigge di diventare l’HUB G-Gravity in campo medico?
Stiamo aggregando progetti che includono componenti hardware o che prevedono sensoristica digitale con intelligenza a bordo grazie alle esperienze in questo campo che provengono da spin off di ricerca o da startup specifiche. Tra le tecnologie più interessanti nel breve e lungo termine emergono le nanotecnologie, i DNA nanorobot, il bioprinting, l’intelligenza artificiale e il machine learning “on board” e “on edge”, la cybersecurity specifica, le ibridazioni bio/tech, gli smart medtech device e le neuroprotesi e gli impianti smart. I progetti che al momento seguiamo sono sia nell’ambito biotech che legati a telemedicina pura.
Quindi che tipo di progetti accogliete nella sezione Medtech?
Ci sono progetti che afferiscono a diverse aree: la digital Health, la sensoristica d’avanguardia ma anche la modellizzazione di dati per ottenere capacità previsionali sulle malattie. Nell’ambito Mental health l’applicazione di tecnologie riguarda la gestione di problemi emozionali psicologici e legati al benessere e tramite strumenti o piattaforme attive e proattive, basate sui modelli terapeutici, si lavora con le persone per gestire meglio l’aderenza terapeutica verso il paziente. Nelle dipendenze, si cerca di rendere consapevoli le persone su cosa mangino e come vivano in termini di stile di vita. Le startup che indirizzano in modo proattivo il benessere mentale lavorando a livello di mindfulness, di gestione dello stress, dell’ansia, nel supporto per terapia controllo dipendenze o sui comportamenti dello stile di vita (anche negli ambienti Enterprise o per supporto nel posto di lavoro).
Quello che maggiormente ci interessa è è il focus sulle tecnologie per la vita.
In che modo il medtech viene affrontato e declinato nell’ottica delle “tecnologie per la vita”?
Oggi emerge chiaramente l’urgenza di convergere e considerare le persone nella loro totalità per sviluppare quelli che noi definiamo “Ecosistemi di Cura” che siano più efficaci e sostenibili. La salute non è negoziabile, è un diritto e un elemento fondante della società, caratterizzato da diversi fattori. Per creare Ecosistemi di Cura, dobbiamo riuscire ad interconnettere in un’unica piattaforma innovatori, imprese di vari settori legate alla Salute: dal Pharma al Medtech fino alle Assicurazioni, startup ed esperti per generare visioni e progettualità all’insegna di un’innovazione stabile e non opportunistica.
Come si sta sviluppando l’innovazione sui temi degli ecosistemi di cura?
Si vuole arrivare ad una cura personalizzata mediante la medicina di precisione che tenga conto di modelli per certi cluster di pazienti, delle reazioni e delle specificità del singolo paziente. L’obiettivo futuro è la prevenzione tenendo conto di fattori genetici, ambientali psicologici, alimentari trovando modelli previsionali ed euristici per dare indicazioni di cura, senza tralasciare i temi etici. Per i temi di cronicità nella malattia, o della terza e quarta età si riflettono sull’assistenza domiciliare nel futuro basata sui “care giver” familiari senza la necessità di ospedalizzare. Le tecniche di gamification ma anche le interfacce tra uomo e macchina con integrazione alla corteccia celebrale rappresentano tecnologie che abilitano l’assistenza anche in ambiti molto specifici. La salute richiede prevenzione o cura ma in un approccio integrato, quindi servono tecnologie digitali sui dati, ma anche tecnologia organizzativa intorno al paziente. Questa è l’innovazione.
Oltre allo sviluppo del digitale come abilitante per le startup che si occupano di temi di sanità digitale che orientamento riscontra verso la sicurezza informatica in questi ambiti delicati e molto soggetti alle minacce informatiche?
È importante curare la gestione di questi dati in termini di sicurezza per evitare disclosure non autorizzate che possano portare a ghettizzazioni o a problemi più gravi. Il valore etico del dato deve essere preservato. È necessario accelerare verso una maggiore consapevolezza sulla divulgazione dei dati via social in modo che l’adozione della tecnologia vada di pari passo alla formazione. Accanto a tutto questo vi sono temi di sottrazioni di dati o frodi che portano ad una privacy violata. Dobbiamo lavorare su più filoni: mediante tecnologie di protezione e sicurezza, per una maggiore adozione dell’anonimizzazione e prestare maggiore attenzione all’educazione verso la sicurezza preventiva. Nelle start up osserviamo come la sicurezza sia nativa nei sistemi innovativi proposti.