Apertura all’italiana. Mancano i banchi con le rotelle e i presidi invitano gli studenti a munirsi di raccoglitori rigidi da tenere sulle gambe su cui appoggiare libri e penne. Molte Regioni rinviano la prima campanella
Per l’uomo dell’emergenza Covid, Domenico Arcuri e per la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, quella appena trascorsa è stata una “notte prima degli esami” che molto probabilmente avranno trascorso insonne, dato che oggi la loro nuova scuola, così come è stata ridisegnata nel tentativo di renderla il più possibile sicura e libera dal rischio contagio, è al banco di prova. E sono proprio i famosi o famigerati banchi monoposto, con le rotelle o meno, a mancare all’appello in questo primo giorno di scuola. Tanto che diversi plessi hanno già avvertito alunni e genitori: “portatevi da casa raccoglitori con la copertina rigida, perché in aula troverete solo le sedie, quindi avrete bisogno di qualcosa su cui appoggiare i quaderni che terrete sulle ginocchia”.
Per chi suona la campanella?
Clamore mediatico a parte, non sono certo molte le Regioni che hanno deciso di seguire le indicazioni del Governo sull’inizio dell’anno scolastico. Diverse, infatti, hanno preferito rinviare il primo giorno di scuola. In Friuli Venezia Giulia si inizierà il 16, in Sardegna il 22, mentre il 24 settembre sui banchi (sempre che siano arrivati) torneranno gli studenti di Puglia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Campania. In Sicilia le scuole riapriranno oggi, lunedì 14 settembre, ma si è dato la possibilità ai singoli istituto di posticipare al 24 settembre in virtù della autonomia scolastica. Su oltre 8,3 milioni di alunni, oggi torneranno nelle aule circa 5,6 milioni di ragazzi. Ma potrebbero essere molti meno perché tanti presidi, anche nelle Regioni che oggi hanno aperto le scuole, hanno preferito rinviare il primo giorno di scuola a dopo il referendum e il voto delle Regionali del 20 e del 21 settembre, tantissimi, soprattutto, hanno posticipato per l’assenza di dispositivi di protezione individuale, di insegnanti e ovviamente dei banchi di Arcuri.
Primo giorno di scuola senza banchi…
I banchi con le rotelline di Arcuri, del resto, forse a causa della loro innata propensione alla mobilità, sono scivolati di settimana in settimana. Sarebbero dovuti arrivare tutti entro l’8 settembre, come aveva garantito lo stesso commissario a fine luglio in audizione alla Commissione Cultura. Dopo qualche settimana, però, il primo rinvio: «entro e non oltre il primo giorno di scuola», e poi: «i banchi monoposto verranno consegnati prima alle scuole dove ci sono le urgenze, tra ottobre e novembre in tutte le altre». I quotidiani hanno sollevato anche dubbi sulla conduzione degli appalti. È quasi una barzelletta il caso del bando aggiudicato da una azienda che stava per incassare 45 milioni di euro pubblici nonostante il capitale sociale di soli 4 mila euro e un fatturato annuo di appena 400mila euro. Non solo: ha un unico dipendente, che ne è pure il proprietario, entrato in cassaintegrazione a marzo. Come avrebbe potuto produrre migliaia di banchi e soddisfare entro i termini assai stringenti la richiesta statale resta un mistero. E ora permane il dubbio che lo Stato, nella fretta di condurre la gara, abbia acquistato aria fritta e possa non rivedere più i suoi soldi.
…Senza mascherine
Ma i banchi con le rotelle non sono i soli a latitare in questo primo giorno di scuola. “Invitiamo le famiglie a munire gli studenti di numero 2 mascherine” è il messaggio che molti istituti hanno diramato con insistenza perché le mascherine promesse sempre da Arcuri (ben 11 milioni al giorno) non si sono ancora viste in diversi plessi.
«Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni sulla mancanza in molti Istituti scolastici delle protezioni individuali, a partire dalle mascherine – ha dichiarato l’assessore regionale alla Scuola, Claudio Di Berardino – La Regione Lazio adesso interviene. La fornitura prevista è di 5 milioni di mascherine per la prima settimana. Come Regione Lazio – prosegue – confidiamo che le consegne di mascherine alle scuole da parte del commissario Arcuri possano avvenire nei prossimi giorni in modo da garantire la continuità in tema di protezione individuale degli studenti. Quello messo in atto dalla Regione è un pronto intervento con l’obiettivo di garantire alle famiglie, agli alunni e a tutto il personale scolastico che la scuola riaprirà il 14 settembre in sicurezza».
…E senza insegnanti (60mila cattedre vuote)
«Il sistema informatico non regge il form che avevamo progettato. L’unica soluzione è affidare le convocazioni alle scuole, ma stiamo approfondendo se si possano convocare i docenti via webex». È il ferale annuncio che il provveditorato di Torino ha rivolto sabato 12 settembre ai sindacati della scuola. Tradotto dal gergo burocratico, significa che solo nel Torinese tremila cattedre sono ancora vuote, a ridosso del primo giorno di scuola. Una situazione molto più comune e grave di quanto non si creda. Secondo i dati raccolti dal Tirreno, solo in provincia di Prato sono ben 1.120 le cattedre ancora scoperte, tra ordinario e sostegno: 63 alla materna, 273 alla primaria, 296 alle medie e 486 alle superiori. Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, le cattedre vacanti sarebbero almeno 60mila. Una simile mancanza di docenti non si era mai verificata.
Azzolina: «Lavoro straordinario, tutto sotto controllo»
Prova a spegnere le polemiche, che hanno portato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ad annullare l’invio del videomessaggio alla trasmissione RAI Domenica In, nella giornata di ieri, con gli auguri rivolti a tutto il mondo della scuola dirottati sulla propria pagina Facebook, la diretta interessata, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: «È tutto sotto controllo. Ci siamo preparati ad affrontare i problemi uno a uno. Se ci saranno bambini positivi interverrà il dipartimento di prevenzione territoriale. Sono convinta che la scuola è il posto più sicuro di tutti in questo momento. La scuola inizierà come da programma, è stato fatto un lavoro straordinario», ha detto la titolare del dicastero da Biella, in visita all’Istituto Comprensivo del secondo circolo di Chiavazza. «Ci siamo preparati – ha aggiunto – sistemando spazi ed eseguendo lavori di edilizia leggera. A fine giugno abbiamo dato linee guida precise».
Lorenzo Fioramonti, ex ministro dell’Istruzione del Conte II
La sferzata (inattesa) dell’ex ministro dell’Istruzione
Non sembra invece essere convinto del “lavoro straordinario” vantato da Azzolina in vista del primo giorno di scuola il suo predecessore, Lorenzo Fioramonti, anch’egli con un passato nei 5 Stelle (si è dimesso a fine 2019 in disaccordo con l’esecutivo Conte II che non aveva indirizzato alla Scuola i fondi richiesti) e dunque responsabile di fuoco amico inatteso sull’attuale ministro dell’Istruzione: «È inaccettabile – ha detto – che si sia arrivati a settembre per decidere se le mascherine servono o meno, che si sia arrivati a settembre per vedere se i banchi si riescono ad acquistare o meno. Le scuole, ancora oggi, e siamo ormai all’ultimo giorno utile per l’arrivo delle forniture, sono nel panico perché non sanno come potranno riaprire». «Questo – ha concluso Fioramonti – genera uno stato di confusione in tutto il Paese perché la scuola è il Paese, senza la scuola non c’è niente».
Conte “richiamato” anche dal preside del figlio
«Sarà un momento di intensa emozione. È un’emozione che vivrò anche io da capo di un governo che si è impegnato per il ritorno in sicurezza ma anche da padre», ha detto il presidente del Consiglio Conte nel proprio videomessaggio. Ma in quegli stessi istanti il Corriere della Sera arrivava nelle edicole proprio con una intervista alla preside dell’istituto frequentato dal figlio del premier [nome omesso per ragioni di sicurezza del ragazzo e dei suoi compagni ndR] che, lamentando la sparizione dei banchi di Arcuri («useremo i banchi vecchi disposti anche nelle verande esterne e speriamo nel bel tempo. Ma non basta neanche, attiveremo le lezioni a distanza…»), senza giri di parole lamentava: «Fosse dipeso da me avrei chiesto di posticipare l’inizio delle lezioni a dopo il referendum. Ora basta cambiare le regole, come sulla distribuzione delle mascherine: sarà un caos consegnarle all’ingresso» .
Non ci sono i banchi? Si fanno i turni
Alla scuola elementare De Amicis di Pavia si è deciso di far ruotare gli alunni, tra DAD e lezioni in presenza, dato che non ci sono banchi per tutti. Di conseguenza per gli studenti delle classi terze, quarte e quinte (circa 180 bambini su un totale di 334 iscritti) si prospetta ancora un periodo di lezioni seguite online come avveniva durante il lockdown, da alternare con altre in classe, mentre i compagni staranno a casa.
L’allarme degli psicologi: serve ascoltare
«Accanto alle misure di protezione va creato un clima favorevole, di cooperazione, affinché le norme siano percepite nel modo giusto, ci sia possibilità di ascolto delle situazioni di disagio e nessuno sia marginalizzato». Lo ha dichiarato David Lazzari, presidente dell’Ordine nazionale degli psicologi e di quello dell’Umbria, sottolineando l’importanza del supporto psicologico. «Milioni di studenti e docenti rientrano dopo oltre sei mesi – ha detto -, con un bagaglio di stress importante e nuove regole da seguire alle quali non siamo abituati. Serve perciò collaborazione e ascolto».
Pediatri lombardi: «Norme farraginose, subito 12mila tamponi al dì»
Per i pediatri lombardi, le norme che riguardano scuola e Covid-19 sono «farraginose, estremamente interpretabili, poco praticabili e motivo di insopportabili oneri sociali ed economici da parte delle famiglie. La proposta dei pediatri di rimodulare queste norme per adattarle senza stravolgimenti alla realtà assistenziale pediatrica – così Rinaldo Missaglia, segretario nazionale Simpef-Sindacato medici pediatri di famiglia – non è quindi stata accolta». Per il sindacato, sarà necessario processare 12mila tamponi naso faringei al giorno in Lombardia. «Chiediamo – si legge nel comunicato dei pediatri – che ci venga assicurata tale disponibilità di strumentazione diagnostica e di organizzazione per la celere refertazione dei casi notificati. I pediatri di famiglia si rendono disponibili in sussidiario sostegno alle procedure diagnostiche correnti all’utilizzo presso i propri studi dei cosiddetti test rapidi per l’individuazione del virus. Ci sentiamo di proporre questa pratica di opportuna prossimità assistenziale anche e soprattutto in segno di vicinanza ai genitori dei nostri piccoli assistiti con l’intento di limitare il loro prevedibile disagio nella organizzazione delle attività famigliari».
Ancora indietro i test anticovid ai docenti
Al 10 settembre, cioè a 96 ore dal primo giorno di scuola, meno della metà del personale della scuola, pari a circa 500mila tra docenti e non docenti, ha svolto il test sierologico per il Covid-19 e di questi il 2,6% – cioè circa 13mila persone – è risultato positivo e non prenderà servizio fino a quando il tampone non darà esito negativo. Sono i dati dell’ufficio del Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri che aveva avviato nelle settimane scorse la campagna con la distribuzione di 2 milioni di test agli istituti scolastici. Il dato non tiene conto dei 200mila tra docenti e non docenti del Lazio in quanto la regione sta operando in maniera autonoma. Entro il 24 settembre dall’Ufficio del commissario prevedono che la percentuale possa salire al 60-70%. Ma tra chi rifiuta ci sono soprattutto i precari, che temono di non poter accettare la cattedra se positivi al momento della chiamata.
Per la CISL 1 scuola su 4 non riaprirà oggi
Ma questo sarà davvero un primo giorno di scuola per tutta la nazione? A quanto pare no. “Una scuola su quattro presenta criticità per l’inizio dell’anno scolastico e non riaprirà regolarmente. Ed è una percentuale sottostimata”. Lo ha detto Maddalena Gissi, segretaria della CISL Scuola. “Questo significa che le tante difficoltà organizzative e logistiche costringeranno i dirigenti scolastici a definire orari a giorni alterni e frequenze parziali, e ricorrendo anche alla didattica a distanza. Non dimentichiamo che anche per la DAD è necessario avere docenti in cattedra che al momento non sono stati ancora nominati”, ha precisato la dottoressa Gissi.
Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina
Insomma, questo è un primo giorno di scuola particolare. Ai dubbi, all’eccitazione e alle paure degli studenti si aggiungono ben altri problemi, altre preoccupazioni. Anche perché, acclarato ormai il flop della DAD, la didattica a distanza o teledidattica, che dir si voglia, la sola certezza è una: al momento non siamo in grado di sostituire utilmente le lezioni in presenza. Ma non siamo nemmeno più in grado di garantirle.