Se sei preoccupato che le tue informazioni personali finiscano nelle mani sbagliate, potresti voler eliminare queste applicazioni
Quanto sa di noi il nostro iPhone? Tanto, forse troppo. Sa chi sei, chi chiami, quali app usi, cosa ti piace, cosa fai nel tempo libero, quanti passi fai in un giorno e chi ti invia messaggi.
La privacy per Apple è sempre stata uno dei cavalli di battaglia e soprattutto nell’ultimo anno l’azienda di Cupertino ha deciso di puntare moltissimo sulla sicurezza e sulla privacy, questo però può non valere per le app che installiamo sui nostri smartphone.
Non è un caso infatti che una delle feature più innovative di iOS 13 – Sign In with Apple- consista proprio in un sistema sicuro di iscrizione e log-in nei servizi di terze parti come Google e Facebook.
Abbiamo raccolto quelle che sembrano essere le app che rispettano meno la nostra privacy.
Ammettiamolo senza giri di parole, ogni volta che usiamo Facebook stiamo dando l’autorizzazione al social network di mostrarci annunci pertinenti che rendono miliardi di dollari all’azienda. Questo significa che Facebook raccoglie tutti i tipi di informazioni dal nostro telefono e di quello che facciamo anche quando non usiamo l’app.
Con le recenti rivelazioni su come gestisce la privacy e le informazioni personali degli utenti, è lecito pensare se vale davvero la pena rischiare.
Ma è possibile tutelare la propria privacy continuando a utilizzare Facebook?
La risposta è sì. Il social network infatti si è trovato quasi costretto a implementare strumenti che permettessero all’utente di proteggere maggiormente i propri dati. Il problema è che non tutti sanno utilizzare questi strumenti, ma collegandoti a Facebook e andando sul tuo profilo potrai modificare e controllare tutto quello che le persone (amici e non) vedono del tuo profilo.
È possibile infatti modificare il livello di visibilità delle varie informazioni cliccando sul pulsante Modifica e utilizzando i menu a tendina puoi scegliere se far visualizzare i dati solo agli amici, solo a te o a tutti (Pubblico).
Ovviamente il consiglio, se lo scopo è proteggere i nostri dati e la nostra privacy, è quello di non utilizzare il proprio numero di telefono per la protezione dell’account a 2 fattori. È possibile infatti non dare il nostro numero di telefono in pasto a Zuckerberg.
Un buon metodo (fino alla prossima smentita ovviamente) è quello di usare app specifiche per le autenticazioni (come ad esempio Google Authenticator o Duo Mobile).
App Torcia
Ogni iPhone ha già questa funzionalità e onestamente non si capisce il motivo di scaricare un’applicazione apposta per avere una torcia. Nell’App Store (ma anche nel Google Play Store per i telefoni Android) ne esistono a decine. Alcune contano anche centinaia di milioni di download. La loro utilità è molto semplice: permettono di trasformare il flash led di cui sono dotati gli smartphone in una luce d’emergenza da sfruttare in qualunque momento.
In realtà però fanno anche qualcos’altro. In fase di installazione le app torcia chiedono (e ottengono) accesso a informazioni e funzionalità che poco hanno a che fare con il loro scopo originario.
Pare infatti che la maggior parte di queste applicazioni servono solo per raccogliere informazioni personali per diversi scopi di marketing. I dati ricavati dalle varie app torcia sono poi ceduti a società di marketing (e non solo) che li utilizzano per la creazione di pubblicità traccianti “cucite addosso” agli utenti. Ma non sembrano essere le sole app a fare questo.
App meteo
Niente di strano se un applicazione meteo chiede la geolicazzazione, è ragionevole che debba sapere dove ti trovi per fornire previsioni del tempo pertinenti e accurate.
Ma non credo che il tempo sia diverso per le donne di 50 anni o per gli adolescenti, eppure la maggior parte delle app metereologiche raccolgono una quantità di informazioni che ha poco a che fare con il tempo. Come ad esempio il tuo nome, l’indirizzo mail o postale, genere, data di nascita e interessi.
Google Maps
Google ha sempre prodotto soluzioni non solo utili, ma che hanno modificato del tutto le nostre abitudini on e offline. L’app per le mappe ad esempio è stata a lungo lo “standard di riferimento” su qualsiasi smartphone. Ma una volta effettuato l’accesso, Google sa dove sei, dove sei stato e dove sei diretto (se lo usi per le indicazioni). Combina questo con il fatto che Google conosce già la tua cronologia di navigazione, con chi comunichi regolarmente via e-mail, con quali app accedi sul tuo telefono e molte altre informazioni personali e puoi iniziare a capire perché Google è la più grande piattaforma pubblicitaria al mondo. Fondamentalmente sa tutto di noi.
I giochi popolari gratis
Giochi popolari come “Angry Birds” hanno fatto notizia in passato per il modo in cui raccolgono e persino diffondono informazioni personali. Angry Birds è stato addirittura “spiato” dalla National Security Agency (agenzia americana dei servizi segreti) perché il suo database di informazioni sugli utenti era sostanzialmente lasciato scoperto. La Rovio, società finlandese che produce il famoso gioco, ha respinto al mittente le accuse di aver collaborato con i servizi segreti americani.
La regola in questo caso è abbastanza semplice se un è gioco gratuito, guadagna facendo pubblicità con te, il che significa che sta raccogliendo informazioni sensibili sul tuo conto.
Siri
Premessa, possiedo iPhone dal lontano 2008 e ammetto che con Siri sono diventate ancora più semplici la maggior parte delle operazioni. Chiedile indicazioni. Chiedile di impostare promemoria. Chiedile di leggerti un messaggio e poi rispondere.
La recente rivelazione che Apple ascolta regolarmente un piccolo campione di interazioni al fine di migliorare il servizio, mostra però che Siri non solo ci registra quando le parli, ma spesso anche quando non stiamo interagendo con lei.
Dopo la fuga di dati sulle registrazioni degli utenti, Apple ha deciso di sospendere temporaneamente il programma nato per migliorare le prestazioni dell’assistente vocale e che prevedeva l’analisi di frammenti di registrazioni da parte di collaboratori esterni. L’azienda guidata da Tim Cook ha inoltre annunciato un aggiornamento che permetterà agli utenti di decidere se prendere parte al programma o meno.
Il valore dei nostri dati
La verità è che siamo ormai arrivati in un periodo storico in cui sembra quasi obbligatorio scendere a compromessi con la privacy, ma per chi ancora vuole provare a difendere i propri dati ci sono buone notizie, bisogna solo fare un po’ di attenzione e cercare di seguire alcune indicazioni.
Il nostro iPhone ci dà il controllo su ciò a cui le app sono in grado di accedere. Nel menu Impostazioni> Privacy, puoi decidere quali app possono accedere alla tua posizione. Puoi anche controllare gli aggiornamenti impedendo alle app di inviare informazioni in background quando non le stai utilizzando.
La cosa migliore da fare è prestare attenzione alle politiche sulla privacy. La maggior parte di noi pensa che l’utilizzo di un’app gratuita valga la visione di alcune pubblicità. Quello di cui spesso non ci rendiamo conto è che quei pochi annunci comportano costi maggiori: le nostre informazioni personali e la nostra privacy.