L’offuscamento comprende quasi sempre pratiche quali dissimulazione, depistaggio, uso non autorizzato di risorse. Ecco il manuale di Finn Brunton, Helen Nissenbaum
In un’epoca caratterizzata dalla (cyber)sorveglianza diffusa e dall’avvento indiscriminato dei Big Data, spetta a ciascuno di noi fare propri e attivare gli strumenti di autodifesa utili a rettificare certe “asimmetrie dell’informazione”, o quantomeno a ridurre il potere del controllo esterno.
I mercanti di dati non si fanno certo scrupoli. Né è mistero che oggi i nostri profili social siano alla merce’ di bot e algoritmi. Messaggi ed emozioni, hobby e battute personali: tutto è marketing. Senza dimenticare l’occhio inquisitore dei vari Big Brother – ben oltre l’ambito digitale. A farne le spese sono privacy e dissenso, libertà d’espressione e di movimento.
Messaggi ed emozioni, hobby e battute personali: tutto è marketing.
Come difendersi, allora? Ricorrendo innanzitutto a semplici ma efficaci strategie di “offuscamento”: per esempio, l’aggiunta deliberata di informazioni ambigue, confuse e ingannevoli atte a interferire con la costante raccolta di dati personali da parte di autorità, imprese, inserzionisti, hacker malvagi e quant’altri. Oppure altre tecniche di base suggerite dagli autori del libro omonimo, appena uscito in italiano presso Stampa Alternativa: Offuscamento. Manuale di difesa della privacy e della protesta.
Offuscamento: ci cosa parla il libro di Brunton e Nissenbaum
Nel libro l’offuscamento viene esplorato in dettaglio tramite esempi sul campo, spiegazioni tecniche e riflessioni etiche, mettendone in luce l’efficacia e l’idoneità (o meno) dell’offuscamento per le varie finalità specifiche.
Scrivono gli autori Brunton e Nissenbaum:
Poiché l’offuscamento comprende quasi sempre pratiche quali dissimulazione, depistaggio, uso non autorizzato delle risorse di sistema o compromissione delle sue funzionalità, bisogna apprezzarne le finalità, gli scopi e gli obiettivi di fondo per poterne valutare la moralità.
Pur quando certi fini possono apparire inequivocabilmente positivi e altri inequivocabilmente negativi, esiste un’ampia zona neutra che va da situazioni senza problemi (esempio: eludere le telecamere di sorveglianza del supermercato) ad altre in qualche modo controverse (tipo: facilitare il file-sharing dei sistemi peer-to-peer).
In queste zone di ambiguità o flessibilità etica, entrano in gioco le questioni della politica e delle policy operative. I fini rappresentano tuttavia soltanto una parte del quadro complessivo – condizioni necessarie ma insufficienti. La dottrina etica e il senso comune impongono che anche i mezzi siano difendibili e, parafrasando un altro adagio, non sempre i fini giustificano i mezzi.
Per accettare questi ultimi occorre considerare numerosi fattori etici, ma, com’è spesso il caso, ciò dipende dall’interazione con vari elementi contingenti e contestuali, la cui considerazione ci porta nell’ambito politico.
Tutelare la privacy nell’era del controllo globale
I due autori insistono: non esiste una soluzione semplice per risolvere il problema della privacy, perché già quest’ultima non è altro che la soluzione alle sfide sociali in costante mutamento.
Alcune di tali sfide sono naturali e al di fuori del nostro controllo; altre sono di natura tecnologica e dovrebbero essere alla nostra portata ma vengono plasmate da una panoplia di complesse forze sociali e materiali con effetti indeterminati.
Privacy non vuol dire impedire lo scorrere del flusso di dati; significa piuttosto canalizzarlo in maniera saggia e giusta al servizio di fini e valori collettivi e degli individui che ne sono oggetto, particolarmente quelli più vulnerabili e svantaggiati.
La privacy dovrebbe dare sostegno alle libertà e alle spinte autonome che alimentano il positivo coinvolgimento gli uni con gli altri e con lo spazio collettivo. Innumerevoli usanze, concetti, strumenti, legislazioni, meccanismi e protocolli hanno contribuito a dar forma alla privacy così come viene concepita oggi, ed è a questa raccolta che va ad aggiungersi l’offuscamento come ulteriore puntello per una privacy in quanto conversazione attiva, confronto e scelta.
Più che una bacchetta magica, le strategie di offuscamento offrono dunque un’autodifesa di primo livello, e possono incidere in profondo se usate in maniera accorta e collettiva.
Nella conclusione degli esperti statunitensi: “La nostra “rivoluzione” è particolarmente adatta a chi opera a livello locale e circoscritto, agli utenti che si muovono con prudenza o sono bloccati da qualche parte online, ai tanti che non si trovano nella posizione di poter limitare, impedire o controllare la scia di dati personali lasciata comunque sul web. Il succo della nostra piccola “rivoluzione” punta a cercare di mitigare e bloccare la sorveglianza digitale dei nostri giorni.”
Non è certo poco.
BERNARDO PARRELLA
San Antonio, Texas