L’arte marziale digitale che insegna a difendersi da ogni forma di Cyberbullismo che minaccia le persone.
Se le aggressioni digitali sono oggi una realtà e una pratica abusata sui social, le chat e le app di messaggistica, non è tuttavia impossibile difendersi. Volendo considerare l’aggressore come il proprio avversario e la contrapposizione fra attaccante e vittima come vero e proprio un conflitto, o confronto bellico, possono tornare utili le strategie di Sun Tzu che ne “L’arte della guerra” indicò fra le altre, una regola fondamentale: “Conosci il tuo nemico e conosci te stesso: cento battaglie, nessun pericolo”; ovvero per potersi difendere al meglio è necessario conoscere e comprendere il nemico, educare e addestrare sè stessi per riuscire ad affrontare e volgere a proprio favore una minaccia. Insegnare come farlo è l’obiettivo di Zanshin Tech una arte marziale che informa e allena i praticanti che apprendono come concludere rapidamente un’aggressione digitale. Ci aiuta a conoscere la disciplina e il suo approccio alla difesa Claudio Canavese Caposcuola e Presidente della associazione Zanshin Tech.
Tipologie di minacce digitali e incidenza del fenomeno
L’aggressione digitale ha come obiettivo la distruzione psico-fisica della vittima. Il termine ricade nell’alveo del cyberbullismo, ovvero il bullismo in chiave cyber. Ogni aggressione digitale presenta impatti e conseguenze molteplici, ma gli effetti a livello personale tendono ad essere sottovalutati. Il maggior rischio percepito è riconducibile ad aspetti meramente economici, considerando come bersagli le multinazionali per ottenere un tornaconto monetario mediante ricatti o frodi; invece sono bersagli anche i singoli individui che rischiano la vita e/o che si trasformano inconsapevolmente in strumenti di attacchi diretti contro sé stessi o contro altre persone. I casi più eclatanti emersi nell’ultimo periodo hanno riguardato un’app dotata di intelligenza artificiale che sfruttando “l’affective computing” ha instaurato una relazione interpersonale per convincerlo ad uccidere (Fonte: Corriere ) e ancor più drammatico, il bambino suicida di 11 anni, istigato da un tragico gioco nato sul web (Fonte: il Messaggero ).
Le aggressioni digitali sono di vario genere: vanno dal body shaming, in cui le persone vengono prese in giro per delle particolari caratteristiche fisiche, all’impersonation/deep fake, in cui attraverso metodologie di ingegneria sociale o strumenti avanzati, basati sull’intelligenza artificiale, degli impostori riescono a modificare video e audio per impersonare utenti a fini di ricatto o frode; dal cyberstalking/harassment, caratterizzati da ripetute molestie sui social a sfondo sessuale, alla denigration/outing and trickery, in cui si danneggia la reputazione di una persona sui social eventualmente rivelando confidenze intime ricevute dalla vittima anche grazie all’inganno; dall’exclusion/banning, in cui alcune persone vengono intenzionalmente escluse da gruppi online, fino ad arrivare al cyberbashing/happy slapping, in cui l’atto di bullismo fisico viene ripreso dallo smartphone e successivamente diffuso sui social. Tutte le forme descritte sono parte del Cyberbullismo una piaga che ha assunto proporzioni drammatiche: i numeri diffusi dai rilevamenti Istat sono significativi. Secondo le statistiche l’85,5% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni utilizza il telefono cellulare, mentre il 72% naviga su Internet tutti i giorni. Tali percentuali che da un lato indicano un’elevata digitalizzazione delle giovani fasce della popolazione, si trasformano in un dato terribile perché il 50% dei ragazzi nella stessa fascia di età ha subito almeno un attacco di cyberbullismo nella vita e il 59% di chi è stato vittima di tali episodi pensa al suicidio (Fonte: osservatorio sul Cyberbullismo).
L’aggravante finale è che i cyberbulli possono attaccare innumerevoli bersagli contemporaneamente, stando seduti dietro una tastiera, sfruttando l’effetto dei social per amplificare l’impatto dell’attacco sulle potenziali vittime.
Come reagire al Cyberbullismo
Contrastare il Cyberbullismo si può, ma naturalmente si deve conoscere e saper riconoscere la situazione di pericolo e poi si deve imparare a reagire. La polizia di Stato da qualche anno “promuove progetti per sensibilizzare i giovani ad un uso sicuro, consapevole e responsabile del web” ed ha una pagina dedicata all’informazione sul Cyberbullismo. Insieme alla polizia postale sono nate associazioni che supportano e aiutano contro il Cyberbullismo e Zanshin Tech come vera e propria arte marziale digitale, propone un approccio per affrontare qualsiasi conflitto, fondato sull’acquisizione della piena consapevolezza del sé e per trasformarsi da praticanti, in guerrieri digitali, capaci di difendere sé stessi e gli altri dalle aggressioni online. Ce ne parla il suo caposcuola e fondatore Claudio Canavese.
Puoi raccontarci come nasce Zanshin Tech e se esistono realtà simili all’estero?
Lo Zanshin Tech nasce dopo anni di studio dell’aggressione digitale; abbiamo iniziato analizzando il fenomeno del cyberbullismo quando ancora nessuno ne parlava in Italia, ma quasi immediatamente abbiamo notato come le tecniche di attacco da noi individuate e codificate fossero comuni anche ad altri tipi di aggressori (adescatori, truffatori, stalker, ladri di segreti industriali, ecc). Abbiamo avviato un primo corso sperimentale a Genova con 10 ragazzi e, in meno di tre mesi, abbiamo documentato la prima aggressione neutralizzata in autonomia da uno dei partecipanti utilizzando le tecniche di difesa da noi ideate. Attualmente la disciplina si è evoluta, si stanno aprendo dojo in numerose città e i nostri insegnanti vengono anche certificati come “consulenti mediatori in cyberbullismo”, riuscendo in questo modo ad affiancare le scuole sia nella prevenzione dei rischi che nell’emergenza associata all’occorrenza di eventi di cyberbullismo. Stiamo riscontrando un notevole interesse anche in ambito professionale, numerose aziende, infatti, ci stanno contattando per effettuare corsi di formazione sulla consapevolezza tecnologica ai loro dipendenti. A quanto ci risulta siamo attualmente l’unica arte marziale al mondo dedicata al conflitto digitale e siamo stati ampiamente riconosciuti all’estero, anche dai maestri di arti marziali tradizionali.
La percezione comune è che le minacce digitali abbiano obiettivi economici (frodi, truffe, furti), mentre esiste anche un’ampia area di rischio a livello personale; puoi raccontarci come questa area di rischio sia evoluta in questo periodo di lockdown e come lo Zanshin Tech possa rappresentare una risposta a questa problematica?
Sebbene i rischi associati alle minacce digitali per i minori, come il cyberbullismo o l’adescamento, siano noti, le persone adulte tendono a sottovalutare i potenziali rischi digitali che minacciano la propria area “personale”. Il rischio è infatti maggiore per gli adulti adescati e vittime di aggressioni digitali, in quanto la loro “superficie di attacco” è molto più ampia e il conseguente dramma che si scatena nelle loro vite, può arrivare anche a scatenare un impulso suicida. Supportare adulti giunti a tali risoluzioni estreme è più complesso rispetto ad un adolescente, perché il sentimento di sfiducia nella società e nelle forze dell’ordine è maggiore, ma l’esperienza ci ha dimostrato che è sempre possibile trovare una soluzione ai problemi, anche quando ormai si pensa di essere senza speranza. Nel periodo compreso tra marzo e maggio 2020 ho personalmente assistito decine di persone bersaglio di aggressioni digitali e rispetto allo stesso periodo del 2019 abbiamo rilevato un incremento del 1890% delle richieste di aiuto. Le richieste ricevute erano eterogenee sia in termini di bersagli attaccati (ragazzini, adulti, aziende e istituti scolastici) sia di tipologie di aggressione (dal cyberbullismo all’adescamento, dallo stalking al tentato rapimento); questo conferma la trasversalità e capillarità del fenomeno e l’opportunità di affrontare il problema anche in ottica preventiva, oltre all’esigenza di attuare le azioni risolutive del caso con il prezioso supporto delle forze dell’ordine.
Esistono differenti tipologie di potenziali minacce digitali (cyberbulli, pedofili, truffatori, etc.) quanto è importante identificare la categoria dell’aggressore nel definire una strategia di difesa efficace?
Nelle arti marziali si insegna ad adattarsi al movimento dell’aggressore per sfruttarlo a proprio vantaggio, con l’obiettivo di concludere rapidamente l’attacco; noi applichiamo gli stessi concetti al mondo digitale; pertanto, non ci focalizziamo sul comprendere quali siano le motivazioni della persona che ci attacca, quanto piuttosto sull’identificare le singole tecniche utilizzate, ovvero i “movimenti” e sulle contro-tecniche specifiche per contrastare e neutralizzare l’attacco. Se correttamente applicato lo Zanshin Tech permette di terminare una aggressione eseguendo una o due tecniche di difesa, decise ed efficaci. Se lo si applica costantemente, si riesce addirittura ad evitare che le aggressioni avvengano.
Spesso il cinema trasmette un’idea distorta delle arti marziali come violenza per sopraffare i più deboli, ciò viene assimilato da persone psicologicamente fragili che portano a episodi tristemente noti, come prevenite questo rischio trasmettendo le vostre tecniche ai più giovani?
Nelle arti marziali serve la conoscenza tecnica, ma deve essere accompagnata dall’etica, dai valori e dalla disciplina. Nello Zanshin Tech gli allievi imparano strategie di indagine che possono essere molto pericolose se non usate a fin di bene, ma il percorso è lungo e personalizzato per ciascun allievo: prima si coltivano etica ed autodisciplina e solo dopo si può accedere alle tecniche di combattimento più “delicate”. In questo senso vale la regola di Katayama Hisataka fondatore della scuola Katayama Ryu del 1647 che dice “La persona che conosce la Tecnica, ma non il Principio prova la sua abilità con la katana sugli altri. La persona che conosce il Principio, ma non la Tecnica, non è capace di usare la katana”. Il Principio descritto dal Maestro Katayama è, in realtà molto più ampio: un buon guerriero non è marziale, non ama il combattimento e desidera la pace, quindi preferibilmente non entra in conflitto con gli altri e impara a dare valore alle relazioni interpersonali; per questo motivo, anche se può sembrare strano, più si approfondisce la conoscenza del conflitto digitale e più si diventa sereni e umanamente disponibili verso il prossimo.
Le arti marziali formano il carattere degli allievi attraverso la pratica dell’allenamento fisico, in che modo sviluppate questi aspetti nel contesto di un’arte marziale digitale?
Sarebbe scorretto simulare combattimenti tra allievi spingendoli a bullizzarsi, adescarsi o minacciarsi tra loro, ciò andrebbe contro la prima regola dello Zanshin Tech che è “Non attaccare”; d’altro canto è necessario un sistema che permetta ai praticanti, giovani e adulti, di confrontarsi con le proprie emozioni, paure, incertezze e tutto ciò che, durante un’aggressione, potrebbe emergere all’improvviso, interferendo con l’efficacia della strategia di difesa: un buon guerriero è incrollabile e questo si ottiene solo con un profondo lavoro interiore. Per questo motivo a Zanshin Tech si studiano casi reali di aggressioni digitali a volte anche molto drammatici: il caso viene descritto in un ambiente controllato, da insegnanti altamente preparati a gestire le emozioni dei partecipanti, anche con specifiche tecniche di controllo dell’ansia. Terminata la fase emozionale, si approfondisce lo studio del caso sul piano razionale, analizzando ciascun evento ed individuando le tecniche di attacco e i segnali di allarme, che ciascuno di noi avrebbe potuto notare se fosse stato coinvolto in quella specifica aggressione, sia direttamente sia come semplice amico del bersaglio
Una mia allieva adolescente, dopo un anno di corso, mi ha detto: “mi piace Zanshin Tech perché qui ciascuno di noi può capire chi è davvero”: ancora oggi non riesco a trovare una sintesi più bella di ciò che sono le arti marziali.
Come è possibile contattarvi?
Per contattarci è possibile andare sul nostro sito Zanshin Tech e inviare una richiesta di informazioni mediante la sezione “Contattaci” o cercare il dojo più vicino nella sezione “dove fare i corsi”. Compatibilmente con il volume delle richieste rispondiamo a tutti.
L’articolo è stato scritto in collaborazione con Giuseppe Maria Blasi