Abbiamo ormai imparato ad avere dimestichezza col marchio Chuwi, notandone i costanti progressi device dopo device che la stanno portando a essere uno dei player più forti nel rapporto qualità prezzo. E l’ultimo arrivato nella sua scuderia, il piccolo Ubox, non fa per fortuna eccezione.

Accendiamo il Chuwi Ubox
Abbiamo per le mani un prodotto molto compatto le cui dimensioni (128 × 130,5 × 57 mm) superano di poco quelle del LarkBox S che avevamo avuto modo di provare in precedenza. Il dispositivo è più grande e più pesante, vero, ma anche molto più facilmente aggiornabile (anzi, a voler trovare un difetto la scocca superiore si smonta talvolta involontariamente, semplicemente manipolando il prodotto) e ciò è un bene perché il principale limite dell’Ubox è senza dubbio dovuto alla presenza di soli 16GB di memoria.

Saranno anche DDR5 (di norma nei prodotti economici è piuttosto frequente trovare la DDR4) ma dal momento che 4 sono già destinati alla GPU (AMD Radeon 660M) è piuttosto ovvio che sia meglio sfruttare l’altro slot per raggiungere i 32 oppure arrivare direttamente a 64 GB, tanto più se si volesse giochicchiare a qualche titolo non troppo spinto (col limite di una risoluzione full HD). Sotto la scocca decapottabile pulsa un processore AMD Ryzen 5 6600H (6 core, 12 thread) più che utile per le operazioni di tutti i giorni.
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Abbiamo utilizzato l’Ubox sia per videogiocare sia per montare video per i social e con l’aggiornamento della RAM non ha dato problemi di sorta, mentre chi volesse restare coi 12GB iniziali dovrà accettare qualche scatto in più specie all’apertura di molteplici finestre (Chrome che è un noto succhiatore di memoria è comunque ben gestito). Insomma, nonostante il prezzo (369 euro ma scontato piuttosto spesso: mentre scriviamo questa recensione l’Ubox è proposto a 329 euro sul negozio ufficiale di Chuwi) ci si possono fare davvero tante cose e chi pensa che questo mini PC non vada oltre lo svago o la scrittura di testi resterà piacevolmente sorpreso. Per ciò che concerne l’archiviazione, abbiamo a disposizione 512 GB PCIe 3.0 SSD.

Un po’ meno sorprendente il corredo di porte dal momento che abbiamo un’unica porta USB 4.0 Type-C con funzionalità complete (eventualmente per un collegamento con un monitor così da sfruttare le frequenze maggiori rispetto alla canonica HDMI) cui si affiancano 3 ingressi USB 3.2 Gen 2 Type-A uno USB 2.0 Type-A quello HDMI 2.0, una porta DisplayPort 1.2, due jack LAN 2.5G e un foro per lo spinotto di cuffie e casse da 3,5 mm. Oltre all’ingresso per l’alimentatore.

Avremmo preferito fosse dotato di qualche Type-C in più, dato che presto diventeranno lo standard. Mentre in compenso abbiamo apprezzato la compattezza dell’alimentatore, di gran lunga più piccolo, leggero, compatto e portatile di quello del già citato LarkBox S.

Abbiamo passato in compagnia del Chuwi Ubox ben tre settimane durante le quali lo abbiamo portato avanti e indietro dalla redazione, lo abbiamo sfruttato per scrivere, fare video editing e pure qualche partitella online.

A seguito dell’espansione della RAM si è sempre comportato più che bene (se si mantiene quella di default occorre attendere che superi alcune incertezze all’avvio di ogni software se ne avete molti in background), soprattutto riuscendo a mantenere sempre piuttosto basse le temperature, segno che è stato costruito molto bene.

Che il prodotto sia di qualità del resto lo si intuisce fin da una prima occhiata, essendo ricco di simpatici fregi e di decorazioni che sarebbe sbagliato pensare siano fini a se stesse: la banda laterale nasconde infatti il sistema di apertura della scocca mentre i fori superiori contribuiscono ad aerare l’interno.

Il risultato è un mini PC che non vi permetterà certamente di giocare agli ultimi videogiochi e di arrivare a risoluzioni importanti, ma che difficilmente vi pianterà in asso o vi limiterà in ciò che volete fare. Un ottimo compagno di giochi ma anche un affidabile collega sul posto di lavoro. Tutto ciò proposto a un prezzo oltremodo interessante.