Nell’alta società un tempo c’era la convinzione che più una persona fosse importante più dovesse farsi attendere, maturando ritardo per creare attesa e trepidazione. Oggi non funziona più così, ma i mesi in più che Mountain View si è presa per fare arrivare anche in Italia il suo Google Pixel Tablet sono comunque serviti a far crescere la curiosità attorno a questo ritorno della Big Tech di Sundar Pichai nell’agone dei tablet.
Tutto su Google Pixel Tablet
La maggior parte dei tablet, soprattutto quelli di fascia medio-bassa (e sono tantissimi, basta fare un salto su Amazon per rendersene conto) oggi è animata da un sistema operativo Android, scelto persino dagli eBook Reader più costosi che provano a spaziare su più fronti come il recente Boox Note Air 3C (qui la nostra recensione).
Eppure, anche se il sistema operativo del robottino verde è sempre più diffuso e apprezzato, nel campo dei tablet non c’è mai stato quel testa a testa visto su smartphone tra Android e Apple. In particolare, Google coi suoi passati device (si pensi ai vecchi Nexus visti dal 2012 al 2015, come pure ai successivi Pixel C del 2015 e Pixel Slate del 2018), non ha infatti saputo tenere i passo degli iPad di Cupertino.
Dopo un lungo periodo di silenzio, Google ha infine rotto gli indugi presentando Pixel Tablet che, a circa 12 mesi dal lancio negli USA, ora è finalmente giunto pure in Italia. Abbiamo avuto la possibilità di provare il prodotto arrivato direttamente da Mountain View e quanto segue è la prova con mano dell’atteso e curioso Google Pixel Tablet.
Si tratta di un device parecchio curioso che per certi versi ci ha ricordato più un dispositivo simile all’Amazon Echo Pop (lo abbiamo recensito qui, in occasione della Festa della Mamma) che funge da casetta di Alexa nonché come centro nevralgico per la domotica, che non un dispositivo tablet tradizionale. E poi avremo cura di spiegarvi perché.
Cosa c’è sotto la scocca
Elegante e, al contempo, giovanile, ha un look che ben s’adatta tanto all’ambiente domestico quanto all’ufficio: la scocca è in alluminio mentre il retro presenta un rivestimento in nano-ceramica, che oltre a migliorare il feeling e il grip quando lo si impugna, conferisce al Google Pixel Tablet un aspetto da device di fascia premium. Ma andiamo con ordine parlandovi anzitutto di ciò che pulsa sotto l’elegante scocca: parliamo di un processore Tensor G2 con tecnologia a 5 nm (già presente sugli smartphone Pixel 7), che fa il paio con 8 GB di RAM LPDDR5.
Google Pixel Tablet arriva in Italia proponendo due tagli diversi per ciò che concerne la memoria di archiviazione: 128 o 256 GB UFS 3.1 e un po’ sorprende e amareggia che non siano espandibili. Ma risulta chiaro, già al netto di queste specifiche tecniche, che l’azienda ha voluto confezionare un prodotto che fosse il più possibile alla portata di tutte le tasche, calmierando i prezzi. E, viste le recenti ondate inflazionistiche e le conseguenti vampante dei prezzi, non possiamo che apprezzare tale scelta. Si va così dai 499 euro della versione 8 GB RAM + 128 GB ai 799 di quella con 8 GB RAM + 256 GB e base di ricarica in bundle.
Chi avesse esigenza di portarlo spesso fuori tenga presente che per connettersi non è prevista alcuna versione con supporto cellular, per cui se non potete appoggiarvi al router casalingo o alla rete aziendale sarà necessario aggrapparsi, dove disponibili, a hotspot gratuiti o aperti oppure condividere la banda del proprio smartphone. Visto che abbiamo iniziato a parlare di connettività terminiamo il discorso facendo accenno al supporto a Wi-Fi 6, Bluetooth 5.3 e ultrawideband.
Nulla da dire né sulle dimensioni (258 x 169 x 8.1 mm) né sul peso (493 grammi) il Google Pixel Tablet si tiene perfettamente in mano e si porta altrettanto comodamente a spasso. Dispiace un pochino, invece, che non ci sia l’entrata per le cuffie: ciò limita l’uso ai soli dispositivi bluetooth. Sorprende la scelta di dotare il device di due due fotocamere identiche, sia frontalmente sia sul retro, da 8 MP, f/2.0, 24mm.
Ci sarà immancabilmente chi criticherà tale decisione, sempre motivata dalla necessità di tenere bassi i costi, dicendo che avrebbe preferito qualcosa di più esoso almeno per la parte posteriore, ma noi non ci sentiamo di muovere particolari rimproveri: siamo convinti che i tablet non siano dispositivi idonei a fare buone foto (anche solo scattare, viste le dimensioni, è scomodo) e basti una risoluzione sufficiente a scansionare documenti da firmare elettronicamente.
Sempre sotto la scocca troviamo accelerometro, giroscopio e bussola elettronica. E ovviamente la batteria: il taglio è da 7020 mAh che consente di portarsi a casa la giornata con giusto un pizzico di energia residua, quando va bene. Si ricarica in due ore e mezza o poco più. Ottima la presenza del lettore di impronta digitale per custodire i propri dati al sicuro, peraltro di gran qualità e rapidissimo nel riconoscerci.
Ma veniamo al piatto forte dell’offerta di ogni tablet: il visore. Da questo punto di vista Google Pixel Tablet presenta uno schermo IPS LCD da 10,95″ con rapporto 16:10 (molto panoramico, perfetto per guardare i film) dalla risoluzione 1600 x 2560 e un refresh rate a 60 Hz (niente 120 Hz). La luminosità massima da 500 nit permette di lavorare più che degnamente in esterna.
Il cervello di casa
Poco sopra abbiamo definito il Google Pixel Tablet un device curioso, per certi versi simile a quelli che Amazon ha scelto come casetta fisica di Alexa: perché? Semplice, perché, anche se può sembrarvi strano, l’intero concetto – che permette al prodotto di Mountain View di competere in una categoria tutta sua – ruota attorno alla sua stazione di ricarica, che lo fa assomigliare a una Nintendo Switch.
Si comprende anche perché Google non abbia voluto dotare il suo tablet di una batteria particolarmente capiente: chi lo usa in ambiente domestico, o in ufficio, volendo può appoggiarlo continuamente sulla base tra una sessione e l’altra di lavoro, gaming o studio, così da averlo già al pieno delle energie per quella successiva. La base poi ospita uno speaker di buona qualità che riequilibra la situazione dei quattro speaker un po’ debolucci del Google Pixel Tablet: una volta alloggiato sulla docking station, insomma, il device di Mountain View è pronto a diventare il cervellone del vostro impianto domotico.
Sarà sufficiente interpellare l’assistente virtuale con la classica formula “Hey, Google“, per poter vedere film, sapere le previsioni del tempo, ascoltare musica, navigare su YouTube, usarlo nei Meet, per chiudere le luci, sentire la radio, controllare ciò che accade di fronte alle vostre telecamere, passare in rassegna le foto come una cornice digitale e quant’altro. Spiace invece che la base, da sola, non faccia nulla: vista la presenza dell’impianto stereo sarebbe stato davvero bello se avesse potuto funzionare in autonomia come radio.
Insomma, lo abbiamo atteso per un anno, ma alla fine il Google Pixel Tablet è arrivato. E sì, c’è piaciuto. Forse non è la periferica ideale per chi vuole portarselo in giro come alternativa al laptop, non includendo e nemmeno prevedendo, nello store ufficiale, le classiche custodie a libretto con tanto di tastierina bluetooth, ma di sicuro può dare una marcia in più al vostro impianto di domotica e, all’occorrenza, essere sfruttato per lo studio e il lavoro. Preferibilmente sempre tra quattro mura domestiche, dove dà davvero il meglio di sé.