Ma gli esperti avvertono: non è il tramonto delle Big Tech
Anche Disney si aggiunge alla lista in continuo aggiornamento delle Big Tech che licenziano. La multinazionale dell’intrattenimento manderà a casa 7mila dipendenti con l’obiettivo di tagliare i costi per 5,5 miliardi di dollari. A dirlo è stato il Ceo Bob Iger, entrato da pochi mesi in carica. La notizia, riportata su The Verge, non stupisce e si inserisce in un periodo di fermento nelle Big Tech, impegnate tantissimo nello sviluppo di tecnologie (si veda la gara sull’intelligenza artificiale dopo l’esplosione di ChatGPT tra Google e Microsoft), quanto in riorganizzazioni aziendali per correggere risultati non entusiasmanti delle trimestrali.
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Disney è stata una delle Big Tech che più ha beneficiato del consumo di servizi digitali durante gli anni della pandemia. Nel 2020 l’allora Ceo Bob Chapek ha svelato le carte della multinazionale: lo streaming diventava il focus, con una perdita drastica di centralità dei cinema. Stando all’ultima trimestrale, la divisione streaming ha però perso 1,5 miliardi di dollari. I licenziamenti in Disney sono stati decisi dai vertici con un obiettivo preciso: «Le nostre attuali previsioni – spiega Iger – indicano che Disney Plus raggiungerà la redditività entro la fine dell’anno fiscale 2024, e questo rimane il nostro obiettivo».
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Nelle ultime settimane diverse Big Tech hanno annunciato licenziamenti. In ordine sparso: Microsoft (11mila), Google (12mila), Spotify (600), PayPal (2mila); senza considerare quelli comunicati a fine 2022 a Meta (11mila) e Amazon (18mila), per citare i più famosi. Diversi osservatori sottolineano però che questa campagna di layoff non decreta il tramonto delle Big Tech.