«Inizialmente abbiamo raccolto 7 milioni e mezzo, sufficienti per avviare l’attività di design di quella che crediamo essere la migliore speranza dell’umanità per arrivare alla prima centrale da fusione». Da pochi giorni sono arrivate nuove risorse per l’attività di Proxima Fusion, startup con sede a Monaco di Baviera.
Abbiamo intervistato Francesco Sciortino, Ceo e Co-founder di una realtà innovativa in ambito energy che ha appena chiuso il round seed da 20 milioni. Parlare di centrali da fusione significa proiettarci in un futuro difficile da immaginare. «Alla nostra nascita un nostro investitore di punta ha pubblicato una storia social divertente. Ricordava che quando guardi cosa dà potenza al cattivone contro Spider Man trovi una centrale a fusione. E qual è la fonte di energia di Iron Man nel petto della sua corazza? Energia da fusione. Non c’è nient’altro dopo la fusione».
Dall’Europa agli USA (con ritorno)
Protagonista di questa nuova puntata della rubrica “Italiani dell’altro mondo”, Francesco Sciortino ha studiato e lavorato a lungo all’estero. Nato a Viterbo nel 1993, ha finito le superiori nel nord dell’Inghilterra. Poi la laurea all’Imperial College di Londra. «Ho fatto fisica e mi sono innamorato di astrofisica da laboratorio: mi occupavo di fisica dei plasmi, cioè fisica della materia ionizzata molto calda, in un laboratorio sotterraneo nel cuore di Londra».
Dopodiché Francesco Sciortino si è spostato in Svizzera, alla scuola politecnica di Losanna, in seguito a Princeton negli Stati Uniti, da dove poi è tornato alla prima casella: Londra. «Ho fatto il dottorato a Boston in fisica di fusione, fisica dei plasmi e fusione controllata. Il mio è stato un dottorato sul Tokamak, cioè una macchina per fare fusione».
Tokamak o Stellarator?
A riportarlo in Europa è stata la possibilità di entrare a far parte di uno degli istituti di eccellenza nel campo della fusione. «Mi sono unito all’Istituto Max Planck per Fisica del Plasma a Monaco di Baviera: è l’unica organizzazione al mondo che conta sia un grande Tokamak sia un grande Stellarator». Per i comuni mortali? «Sono le due grandi categorie di confinamento magnetico per la fusione». Sciortino è diventato coordinatore europeo per i cosiddetti Tokamak a triangolarità negativa, quella che lui ritiene «una delle sfide più interessanti e affascinanti nel mondo dei Tokamak».
Vi gira la testa? Nulla di grave, cerchiamo di semplificare e capire qual è la missione di una startup come Proxima Fusion. «Lo Stellarator è un po’ diverso dal Tokamak, ma entrambi sono sistemi con grandi bobine, grandi magneti, che creano una gabbia. Si tratta di un campo magnetico, con una materia all’interno molto calda, nell’ordine dei 100 milioni di gradi». Fondata nel 2023, la società non è tedesca nell’ottica del Ceo. «Siamo una compagnia europea con italiani, inglesi, spagnoli, francesi».
Ma cos’è la fusione?
Molti dicono che la soluzione a molti dei problemi energetici risieda nel nucleare. «L’energia da fusione è comunque nucleare – ha spiegato Sciortino -. Fondamentalmente parliamo dell’energia che tiene insieme gli atomi. Non andiamo a lavorare in fusione con uranio e plutonio, ma con idrogeno. L’energia nucleare dovrebbe essere contrapposta all’energia chimica, come il petrolio, il gas, il carbone».
L’idrogeno, l’elemento più comune nell’universo, sarebbe dunque alla base di questo cambiamento su cui è al lavoro Proxima Fusion. «Se riuscissimo a utilizzare una fonte di energia che brucia idrogeno chiaramente entreremmo in una nuova fase della civilizzazione umana. La domanda è: siamo in grado di farlo dal punto di vista tecnologico?»
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Un’Europa indipendente
A questo punto dell’intervista, è necessario un confronto con l’Italia. Sciortino avrebbe potuto lanciare Proxima Fusion in Italia? «Perché no? La domanda da farsi, però, è come sarebbe cresciuta. C’è tanta expertise in Italia, ma in quanto a Stellarator non c’è alcuna attività, da quel che ne so».
Parliamo dunque di energia. Per non rimanere appesi a una filiera extra europea e ai ricatti esterni, cosa possiamo fare come Paese e Ue? «La questione di resilienza energetica a livello europeo è diventata centrale. Il problema è che, secondo me, né le centrali a fissione di quarta generazione, quelle più recenti con gli small modular reactors, né le centrali da fusione ci aiuteranno nei prossimi cinque anni».
L’obiettivo futuro di Proxima Fusion è sviluppare centrali da fusione, ovvero sistemi in grado di pensionare quelle a gas e a carbone. «Dovrebbero fornire quello che viene chiamato in inglese base load, cioè la base energetica sopra alla quale avremo bisogno sempre di fotovoltaico e di eolico, che però sono intermittenti. Puntiamo a creare la base indispensabile per la quale oggi servono i combustibili fossili».
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Dopo l’AI, l’hype sulla fusione?
Con l’hype dell’AI che non accenna ad arrestarsi e le continue promesse di rivoluzione per società ed economia, il rischio è perdere di vista altre importanti frontiere su cui team di ricerca sono al lavoro. «Stiamo per vivere l’era dell’intelligenza artificiale. Ci sarà poi anche l’era della fusione. Bisogna chiedersi chi avrà il controllo delle tecnologie che saranno la base della nuova fase dell’umanità». Cina? Stati Uniti? «Abbiamo tutto quello che serve in Europa per costruire le centrali da fusione che ci diano ciò che questo continente non ha avuto per tanto tempo».
La fusione non servirà soltanto per le attività terrestri. Quando Marte non sarà più un obiettivo visionario, ma un qualcosa di concreto, con basi e presenza umana, dove si spingerà l’umanità? «Se vogliamo lasciare il sistema solare serve per forza la fusione. Possiamo andare su Marte con la propulsione chimica, ma non possiamo coprire altri tipi distanze. Esiste solo una soluzione: la fusione, la singola fonte di energia più densa dell’universo. Non c’è niente dopo la fusione. Non esiste fisicamente qualcosa dopo la fusione».