L’intervista al presidente della Federazione Industria Musicale Italiana in un periodo delicato per gli artisti. Le opportunità e i problemi per content creator e musicisti
Le giornate dedicate a un tema, a un personaggio, a una lotta cadono spesso in date simbolo. Ad esempio, il 23 aprile è il giorno in cui si ricorda la morte di un gigante della letteratura e della poesia come William Shakespeare, conosciuto in tutto il mondo perché le sue opere sono state diffuse, riconosciute e tutelate. Ecco dunque che l’UNESCO nel 1996 ha stabilito che oggi ricorra la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Il copyright, in particolare, è un tema che riguarda da vicino il settore della tecnologia e dell’innovazione. Queste ultime avanzano rapidamente, il più delle volte senza chiedere il permesso, ponendo dunque numerose sfide. Per l’occasione abbiamo intervistato Enzo Mazza, presidente della FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana che raggruppa le case discografiche in un momento delicato per il comparto della musica e dell’intrattenimento.
Lo scontro Meta-SIAE
Il mancato accordo tra Meta e SIAE – che al momento rende impossibile l’utilizzo delle canzoni coperte da diritti sulle piattaforme come Facebook e Instagram – ha dato il via a un caso che ha spinto l’Antitrust ad aprire un’istruttoria contro il gruppo di Menlo Park per verificare se vi sia stata o meno un abuso di dipendenza economica. «Il nostro settore è gravemente danneggiato da questa situazione – spiega Mazza – l’industria discografica è chiaramente una vittima collaterale». Con una perdita economica non indifferente. «L’industria ha contratti con Meta: i contenuti sulle sue piattaforme hanno generato nel 2022 oltre 20 milioni di euro in Italia».
L’auspicio di Mazza è che le due parti trovino al più presto un accordo per consentire un ritorno alla monetizzazione da parte degli artisti, riaccendendo così la fruizione dei brani disponibili nelle librerie online. Al di là di questa circostanza che vede il nostro paese al centro di una dialettica contrattuale ed economica con una delle Big Tech più importanti al mondo, cosa si può dire dello stato di salute del diritto d’autore in questo periodo storico?
«In questo momento – commenta Mazza – la normativa europea sul copyright, recepita dall’Italia, è molto avanzata. Ha chiarito le varie posizioni delle piattaforme e degli aventi diritto nel contesto continentale, dando più potere ai titolari di copyright rispetto a prima. Ci sono poi diversi aspetti della normativa importanti, come quello sulla trasparenza dei dati e sulla lotta contro i contenuti illegali online». In tema di normative sappiamo quanto l’UE si sia mossa, arrivando a stabilire framework poi presi a modello all’estero, come quello della GDPR. Restando però sul diritto d’autore le sfide di fronte al legislatore e a tutti i content creator sono numerose.
Che fare con l’AI
«In futuro la prima sfida che vedo è legata all’intelligenza artificiale e a quello che avverrà. Bisogna tutelare la proprietà intellettuale delle persone». L’irruzione di ChatGPT e di altri servizi di OpenAI nella quotidianità di milioni di utenti nel mondo ha generato un dibattito in cui gli entusiasmi si mescolano ai legittimi dubbi. Mazza su questo fronte è più che convinto dell’utilità che questi strumenti già oggi dimostrano nel lavoro dei musicisti. «Sia ChatGPT sia altre applicazioni di intelligenza artificiale sono ampiamente utilizzate come supporto all’attività creativa. Penso alla realizzazione di testi, di videoclip. La musica registra da tempo un forte impiego di AI». Poi, come ci insegna la storia delle rivoluzioni digitali, le storture sono inevitabili.
«Quello che va governato è l’abuso della tecnologia: oggi si possono creare deepfake degli artisti, falsificare canzoni. Tutto questo va a inquinare il mercato con contenuti illeciti». Con ChatGPT si sono già scritti articoli, sceneggiature, linee di codice. Ma tutto quel materiale di chi è? «Va assolutamente tenuto conto di come qualificare la protezione di un’opera realizzata con l’AI». Più dubbi che certezze: questo sembra essere il futuro riguardo alla tutela del diritto d’autore in un mondo in cui le macchine non sostituiranno l’uomo, ma tenderanno a svolgere più mansioni, probabilmente partendo da quelle più noiose e ripetitive. «Ci troveremo di fronte a una rivoluzione epocale, ma va affrontata».
Parlando proprio di ChatGPT, abbiamo chiesto a Mazza un commento sul blocco deciso dal Garante della privacy. «Credo che l’unica cosa che possa fare OpenAI sia mettersi in regola con le normative europee». Soprattutto ora che altri membri dell’UE paiono intenzionati a seguire il percorso tracciato dal Garante della Privacy. Questo per dire che la strada migliore, secondo il presidente della FIMI, non è lo scontro. «Bisogna trovare accordi che favoriscano lo sviluppo. Il settore musicale oggi ha centinaia di partner tecnologici: abbiamo davanti una prospettiva di crescita grazie alle tecnologie».