Se la Germania si ferma che succede all’Europa? La locomotiva del vecchio continente corre meno velocemente rispetto a un tempo (il PIL, secondo le stime, crescerà dello 0,2% nel 2024). Se ci focalizziamo sull’ecosistema innovazione i numeri sono eloquenti e testimoniano di un anno, il 2023, difficile per le startup: la raccolta di fondi VC è crollata a 7,3 miliardi di euro (nel 2022 il fundraising aveva toccato i 12 miliardi).
Se non ci concentriamo però soltanto sugli ultimi difficili periodi, tra inflazione e guerra in Ucraina, il bilancio non è così negativo: il Paese conta più di 30 unicorni e oltre 20mila startup che danno lavoro a più di 620mila persone, molte delle quali provenienti dall’estero. Una di loro è il protagonista della nuova puntata di “Italiani dell’altro mondo”. Marco Beretta, 26 anni, vive a Berlino, dove lavora per GlassDollar come country manager per l’Italia. Dopo una breve esperienza con una startup che stava sviluppando un cassonetto della spazzatura dotato di intelligenza artificiale, ha deciso di cambiare strada e trasferirsi all’estero. «Volevo imparare da un imprenditore seriale», ci ha raccontato.
Dove investire quando c’è crisi?
Così ha preso il volo per la capitale tedesca, dove oggi si occupa di Venture Client, un modello di collaborazione tra corporate e startup molto diffuso. Secondo gli ultimi dati di Mind The Bridge, rappresenta lo strumento più utilizzato dalle corporate (95%) quando scelgono di aver a che fare con le startup. «Offriamo una piattaforma di servizi per permettere alle grandi aziende di condividere progetti con startup».
Come ci ha spiegato Beretta, si tratta di una strategia win-win, perché rapida e senza il ricorso a equity o investimenti. «La corporate tratta la startup come un fornitore». Perfino in un mercato maturo come quello tedesco, questa è una delle strade più battute nel campo dell’open innovation. «Se una azienda parte da zero in questo ambito e non ha mai fatto nulla con le startup, agiamo in questa maniera: proponiamo tre progetti pilota in meno di un anno. Non chiediamo fee alle startup. Stiamo dimostrando che il Venture Client è il miglior approccio da cui iniziare in questo momento storico».
Su StartupItalia abbiamo raccontato alcune storie di Corporate Venture Capital, opzione adottata da una nicchia di società, per la quale occorre una sincera vocazione verso l’innovazione, oltre che una struttura interna disposta a destinare risorse verso un capitale di rischio. «Il Venture Client è invece un’opportunità perché i ritorni arrivano in poco tempo – prosegue Beretta -. A seguito della recessione c’è stato un taglio ai budget sull’innovazione».
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Un’àncora di salvezza per rimanere innovativi
Come ci ha spiegato Beretta, che nella sua esperienza in Germania ha imparato a conoscere a fondo quel mercato, «la corporate non ha un’orizzonte come quello del Venture Capital. Ecco perché pensiamo che il Venture Client sia l’àncora di salvezza per le aziende che vogliono continuare a innovare».
Ma come lavora l’azienda di Beretta? Ci ha fatto un esempio concreto di venture client. «Un’azienda automotive nostra cliente aveva bisogno di aumentare l’intrattenimento a bordo dell’abitacolo. Parliamo di auto di lusso. Dato che hanno utilizzato un ottimo materiale, non volevano rovinarlo inserendo banalmente uno schermo: cercavano una lastra touch. Così abbiamo individuato una startup che lavora in questo ambito. Abbiamo stimato un risparmio di tre anni in ricerca e sviluppo».
Esperienze simili costituiscono percorsi virtuosi: le startup diventano parti della filiera. La maggior parte non si aggregherà al numero di unicorni, ma potrà comunque rafforzarsi divenendo una PMI innovativa digitale, inserita nel tessuto produttivo. Una via più rapida per apportare innovazione nei processi produttivi, per la crescita dell’economia. «Il corporate venture capital purtroppo non sta generando i risultati desiderati, per tanti motivi. Manca la cultura e le corporate non riescono ad attrarre talenti in questo senso».
Berlino, capitale tedesca per quanto riguarda il verticale startup, è un polo di innovazione europeo di primo livello. «Qui c’è una grande cultura del lavoro», conclude Beretta, che ha ora il compito di proporre il modello di GlassDollar anche alle nostre latitudini.