Quelli appena trascorsi non sono stati mesi facili per il comparto, anche se l’Insurtech corre. Gianturco (Deloitte): «L’incertezza attuale deve spronare a cercare soluzioni innovative. La trasformazione può avvenire solo se si hanno le competenze digitali adeguate»
«Veniamo da anni difficili per il Fintech e non solo. L’attuale situazione geopolitica, instabile e volatile a livello globale, non aiuta. Allo stesso tempo, le InsurTech sono molto cresciute molto, con più di 75 miliardi di dollari investiti da venture capitalist e da tanti altri che credono nelle potenzialità di questo settore», è l’analisi di Paolo Gianturco, FSI Consulting & FS Tech Leader di Deloitte, a StartupItalia commentando il report incentrato sul Fintech for Good condotto da Deloitte a livello globale in collaborazione con Tiresia – il Centro di ricerca della School of Management del Politecnico di Milano che studia le strategie di sostenibilità e i modelli di innovazione – Fintech District e FTS Group. Il “Fintech for Good” coniuga finanza e tecnologia integrando i temi della sostenibilità ambientale e sociale nella progettazione, nello sviluppo e nell’implementazione di organizzazioni e servizi fintech.
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I risultati del report
Il report diffuso da Deloitte delinea il Fintech for Good come un settore in crescita, che sta diventando sempre più diffuso a livello globale. Secondo i risultati, tra i segmenti di mercato che maggiormente integrano i fattori ESG nella progettazione, nello sviluppo e nell’implementazione di organizzazioni e servizi Fintech, figurano il digital banking, i pagamenti e gli investimenti, rispettivamente con il 24%, il 20% e il 19% del campione. In termini di presenza geografica, le aziende Fintech for Good appaiono distribuite sia nelle economie emergenti (30%) che in quelle avanzate (49%).
Gli Stati Uniti rappresentano il primo Paese per numero di Fintech for Good (30% del campione totale), seguiti dal Regno Unito (15%), mentre il mercato italiano mostra margini di crescita con una quota del 7% del campione totale. «Nel settore della consulenza, da tempo il Fintech è un elemento imprescindibile per innovare e cambiare – continua Gianturco – Fa parte di una spinta all’innovazione, alla digitalizzazione, all’automazione anche grazie a strumenti sempre più innovativi come l’AI e la blockchain che, abilitati dagli ambienti cloud, permettono alle aziende, ai consumatori e al mondo dell’economia di funzionare meglio». Secondo il report di Deloitte, i segmenti principali del Fintech for Good includono il Digital Banking, i pagamenti, gli investimenti, i prestiti, il crowdfunding, l’InsurTech e il RegTech, oltre al TechFin.
Cosa aspettarsi in futuro?
«In un mondo in cui 1,7 miliardi di adulti non hanno accesso ai servizi bancari, il Fintech for Good offre opportunità di trasformazione sociale ed economica, rappresentando una forza di cambiamento nel settore finanziario – commenta Gianturco – Queste aziende non solo forniscono soluzioni finanziarie innovative, ma anche un mezzo per affrontare i problemi sociali e ambientali, creando valore per la società nel suo complesso», e aggiunge: «Sono ottimista sul futuro, l’incertezza che viviamo deve essere sfruttata a nostro vantaggio per affinare le nostre competenze e andare alla ricerca di idee sempre più innovative».
Ma gli ostacoli ci sono e non sono di poco conto: «Il tema delle competenze è una materia molto delicata – afferma Gianturco – Oggi la trasformazione non può avvenire se non si hanno le competenze digitali adeguate. E spesso è proprio questo quello che accade. Pertanto è fondamentale che le aziende si approccino in maniera adeguata ai temi dell’upskilling e della formazione. La trasformazione che avverrà non si farà in 6 mesi o in un anno, ma nel lungo periodo. Dobbiamo elevare il livello culturale del Paese e chiedere un aiuto più concreto da parte delle istituzioni per diventare più credibili agli occhi esteri».