L’intervista a Davide Neve, founder e Ceo della PMI
A guidare la rivoluzione digitale in Italia sono soprattutto le startup. E a sostenere questa spinta c’è anche aulab, PMI innovativa italiana attiva nell’edutech e sviluppo software. Con il corso Hackademy, che consente agli studenti di avviare una nuova carriera come sviluppatori web anche partendo da zero, l’azienda insegna sia a programmare sia a lavorare in gruppo, gestire il proprio tempo massimizzando le priorità e individuando gli obiettivi. «Il saper programmare è uno strumento competitivo non solo per inserirsi nel mercato del lavoro digitale, ma anche nell’ambito di nuovi progetti imprenditoriali – ha detto Giancarlo Valente, CTO e co-fondatore di aulab -. Il solo atto di imparare a programmare stimola la propria capacità a risolvere problemi e a maturare un pensiero creativo, di vitale importanza per un aspirante imprenditore». Per scoprire di più sull’ecosistema ecco l’intervista a Davide Neve, founder e Ceo di aulab.
L’intervista a Davide Neve
Quali sono gli elementi dell’ecosistema fondamentali per fare crescere un’azienda innovativa e cosa una startup può restituire al territorio?
«Il principale elemento dell’ecosistema è sicuramente dato dalle persone. È estremamente importante dotarsi di un team con elevate competenze, che deve essere responsabilizzato senza tendenze accentratrici e di micro management da parte dei founder. Più che di restituzione, parlerei di facilitazione. Una startup di successo agisce infatti da soggetto abilitatore, che contribuisce a far emergere intelligenze e professionalità già insite nel territorio, che senza un tessuto imprenditoriale adeguato migrerebbero verso mercati più competitivi».
Come può l’Italia essere competitiva in un mercato con molta concorrenza come quello dell’edutech?
«Siamo consapevoli del fatto che l’intelligenza sia equamente distribuita su tutto il pianeta e che, per essere competitivi, vada semplicemente organizzata e focalizzata. La competizione è uno stimolo al miglioramento reciproco ed il nostro vuole essere un contributo a quello che sarà il mercato dell’edutech in senso cooperativo. Stiamo cercando di scrivere, a modo nostro, una meravigliosa storia mediterranea».
In questo periodo si parla di grandi dimissioni, un fenomeno che porta all’abbandono del lavoro per dare una svolta alla propria vita
«Questo periodo di lockdown ha spinto molte persone a rivalutare le proprie priorità. Le persone sono sempre meno inclini a lavorare in contesti in cui non vedono valorizzate le proprie competenze e il proprio impegno. Il lavoro dello sviluppatore web oggi offre molteplici possibilità. Da un nostro recente studio è emerso che il 75% degli studenti del corso Hackademy possiede un background nel mondo dei servizi al pubblico e punta a formarsi e a reinserirsi nel mondo del lavoro ICT, dove c’è una grande richiesta di risorse. Solo per l’Italia si parla di 100mila figure in ambito tech».
Quali sono le competenze che ogni professionista che lavora nell’ambito IT deve avere?
«Senza dubbio il problem solving. Oggi sul web sono disponibili tutte le informazioni, per cui le skill più importanti, al di là della conoscenza dello specifico linguaggio, sono la motivazione e la capacità di capire i problemi, sapere come cercare le soluzioni e capire come integrarle nel proprio lavoro».