Notizie attorno al mondo, con l’innovazione come denominatore comune. Sono quelle raccolte tutti i mercoledì sui profili social di Paola Pisano, tra questi LinkedIn e Instagram, nel tentativo di comprendere dove ci porterà la tecnologia e qual è il suo ruolo nella vita di istituzioni, aziende e semplici cittadini.

Verso l’era dell’intelligenza di massa
Secondo Ethan Mollick, professore alla Wharton University, stiamo entrando nell’era dell’intelligenza di massa. Più di un miliardo di persone usano regolarmente chatbot AI. Fino a poco tempo fa, gli utenti gratuiti di questi sistemi (la stragrande maggioranza) avevano accesso solo a modelli più vecchi e piccoli, che sbagliavano spesso ed erano poco utili per lavori complessi. Inoltre il quantitativo di modelli rendeva confusa la scelta anche per gli utenti a pagamento.
Con Chatgpt 5, viene esteso l’accesso all’AI più potente anche per gli utenti non paganti eliminando il problema di quale modello deve essere usato per cosa. Nel complesso, i modelli stanno diventando non solo meno costosi, più sostenibili e di conseguenza utilizzabili (scalabili) per miliardi di utenti, ma anche più semplici da usare.
Cosa succede quando un miliardo di persone usa uno strumento così potente?
L’AI è ormai abbastanza economica da essere regalata, abbastanza semplice da non richiedere manuali e abbastanza capace da superare l’uomo in molti compiti intellettuali. Con un miliardo di persone dotate di AI avanzata, entriamo in un’era in cui ogni istituzione – scuole, ospedali, tribunali, aziende, governi – deve adattarsi a un mondo dove l’intelligenza non è più scarsa ma abbondante. Un’ondata di opportunità e problemi dovrà essere affrontata. Chiunque in qualunque parte del mondo potrà studiare, fare ricerche complesse risolvere problemi, aumentare la propria produttività, sostenere la società contro la solitudine e le malattie.. Chiunque potrebbe delegare il suo pensiero ad una macchina, diventare dipendente dall’AI, avere difficoltà nel riconoscere ciò che è vero da ciò che non lo è.
Leggi anche: Gli AI Agent in che cosa ci potranno aiutare? L’intelligenza artificiale sarà alla portata di tutti?
Perchè il 95% delle organizzazioni non ottiene ritorno dai propri investimenti in IA?
Un recente studio del MIT ha confermato la più grande paura di Wall Street: il 95% delle organizzazioni analizzate non ottiene alcun ritorno dai propri investimenti in AI. I ricercatori del MIT hanno analizzato 300 iniziative pubbliche di AI per cercare di distinguere la realtà dal clamore rispetto all’impatto dell’AI sul business Il 95% delle organizzazioni non ha registrato alcun ritorno, nonostante investimenti aziendali tra i 30 e i 40 miliardi di dollari nel GenAI. Gli autori dello studio, dicono che la maggior parte delle spese sugli esperimenti di AI viene allocata sulle vendite e sulle iniziative di marketing e non sulla trasformazione del back -end che dovrebbe produrre un ritorno sugli investimenti maggiore.
Lo studio ha anche rilevato che le aziende che hanno acquistato strumenti di AI hanno avuto più successo rispetto a quelle che hanno tentato di costruire soluzioni interne con progetti pilota.
Se il 95% non produce valore, l’esperimento AI è una perdita di tempo? Allora come possono le aziende imparare a usare questi strumenti senza fare esperimenti? Gli autori sostengono che molti leader stanno ripetendo l’errore fatto un decennio fa con la trasformazione digitale: incoraggiare la sperimentazione ma lasciarla correre allo sbaraglio senza connetterla con la vera opportunità di business ossia per servire meglio i clienti.
Per scegliere quali problemi affrontare, gli autori propongono il framework IFD basato su tre parametri: Intensità (quanto è grave il problema), Frequenza (quanto spesso si presenta) e Densità (quanti utenti/istanze ne sono colpiti).
Una volta provato il valore, il passo è scalare. Ma questo richiede team dedicati con potere di cambiamento, tempo e risorse. Gli autori li chiamano “ninja team di scaling”: squadre sostenute dalla leadership, con connessioni trasversali e capacità di implementare su larga scala.
La road map cinese dell’AI
Il 26 agosto la Cina ha pubblicato i suoi pareri sull’attuazione dell’azione “Intelligenza artificiale”. La road map è divisa in tre tappe:
- Entro il 2027, l’Integrazione estesa e profonda dell’AI avverà in sei settori chiave. Terminali intelligenti e agenti AI raggiungeranno un tasso di utilizzo superiore al 70%;
- Entro il 2030, la penetrazione di terminali intelligenti e agenti AI raggiungerà oltre il 90% e l’economia intelligente sarà il motore principale di crescita della Cina. L’AI diventerà infrastruttura, come l’elettricità o internet. Chi non la usa sarà emarginato, come chi oggi insiste a pagare solo in contanti;
- Entro il 2035, la Cina entrerà pienamente in una nuova fase di economia e società intelligente e l’AI si intreccerà con diritto, etica, cultura e relazioni umane, ridefinendo lavoro, studio, socialità e persino pensiero.
Se un “Beijing effect” dovesse mai diffondersi, metterebbe la redditività, convenienza e ordine sociale davanti ai diritti individuali? Con l’ascesa dell’AI generativa, la Cina passa da “Internet Plus” a “AI Plus”. “Internet Plus” significava connessione, “AI Plus” significa empowerment : applicazione e creazione di conoscenza. Pechino immagina un futuro in cui l’AI non è più solo tecnologia, ma infrastruttura sociale ed economica.
Le sei aree chiave di applicazione sono il cuore di questa visione: Scienza e tecnologia; Industria; Consumi; Benessere sociale; Governance; Cooperazione globale.
OpenAI e gli agenti autonomi
OpenAI, Perplexity, Google e Microsoft hanno introdotto agenti autonomi in grado di completare ordini per conto dei consumatori. OpenAI ha rilasciato una versione aggiornata del suo sistema di shopping Operator, rinominato Agent, che può effettuare attività nel web,Il caso d’uso principale è lo shopping.
OpenAI intende anche trattenere una percentuale dalle vendite di prodotti online effettuate direttamente tramite ChatGPT, introducendo una funzione di pagamento integrata che consentirà agli utenti di completare le transazioni senza lasciare la piattaforma.
Perplexity ha recentemente lanciato il suo agente Comet, che esegue compiti tra diverse app sul desktop, come calendari, siti web ed email.
Google ha recentemente rilasciato un AI product tracker, che avvisa i consumatori quando il prezzo di un articolo desiderato scende sotto un certo livello.
Gli agenti AI potrebbero segnare una nuova era dell’e-commerce? I marchi dovranno prepararsi ad un nuovo scenario in cui i consumatore potrebbe interagire solo con il ‘motore di risposta’, e non più con i motori di ricerca dando agli agenti la possibilità di diventare i principali visitatori di siti web e di Internet.
Questo processo seguirebbe un trend ormai consolidato in cui i servizi di AI vengono sempre più usati come strumento di ricerca. Infatti, quasi il 60% delle ricerche europee su Google non si traduce più in un clic, secondo i dati della società di marketing per motori di ricerca Semrush, ma in un testo riassuntivo generato dall’AI.
I chatbot AI o i sistemi agentici selezionano principalmente i prodotti da includere nei loro risultati scegliendo tra i primi risultati dei motori di ricerca tradizionali.