C’è dell’ironia nell’osservare che remarkable 2, accessorio che si ripromette di sostituirsi a quaderni e taccuini, sfrutti la carta proprio per il suo imballaggio, quasi a volerla relegare solamente a quel ruolo. Ma cos’è il remarkable 2? Uno strumento per professionisti? Un prezioso alleato per gli studenti? Proviamo a capirlo nella nostra recensione.
A tu per tu con remarkable 2
Partiamo anzitutto da cosa non è remarkable 2. Non è una tavolozza grafica, nonostante la ricordi, anche perché è in bianco e nero. E non è nemmeno un tablet, perché non vi si può installare alcunché e la connettività alla Rete è finalizzata a inviarsi gli appunti alla propria mail o al proprio storage in cloud (o a quello proprietario, disponibile registrandosi e abbonandosi). Sotto la sottilissima scocca alloggia del resto una memoria di soli 8 Giga nemmeno espandibili: vero che il device norvegese supporta il cloud e che i pdf non hanno mai pesi eccessivi, ma oggigiorno quel taglio è davvero insufficiente sia per lo svago sia per il lavoro. Insomma, dicendovi “cosa non è” remarkable 2 abbiamo già scremato una parte importante di coloro che, pur cercando un nuovo device, vorrebbero altre funzioni. Gli sviluppatori sono della scuola di pensiero che è meglio concentrarsi su poche cose ma farle davvero bene. Ma allora cos’è remarkable 2? È da intendere come device da accompagnamento: non sostituirà né il vostro smartphone, né il tablet o il vostro laptop. Li accompagna, semmai. Per permettervi una produttività maggiore. Ma è davvero così?
Dove è davvero utile
Per chi è giornalista o comunque fa un lavoro come il nostro, in cui spesso occorre andare a conferenze ed eventi per prendere appunti il remarkable 2 è un accessorio a dir poco perfetto: non solo consente di arrivare in loco ben più leggeri del solito (il vecchio portatile da 15″ può restare in redazione) ma, soprattutto permette di scrivere quasi con la stessa velocità che si avrebbe su un blocchetto e, se non si usano abbreviazioni e non si ha una grafia pedestre, si può poi evitare di ritrascrivere tutto perché, con l’apposita funzione, è il programma stesso a trasformare gli appunti in testo.
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Con qualche accorgimento: meglio usare un layout con righe o quadretti per non scrivere in obliquo o nella trascrizione è facile che il programma fraintenda l’esatto ordine delle parole, anticipando alla riga superiore quelle che abbiamo scritto maggiormente oblique. La trascrizione, comunque, almeno per l’italiano lascia a desiderare anche se ci è sembrato che migliorasse con l’uso: non sappiamo se ci sia qualche algoritmo di machine learning dietro o se semplicemente siamo stati noi più attenti. Quando funziona, a ogni modo, è una bella soddisfazione e pure un gran bel sollievo, perché evita la “sbobinatura” del testo da taccuino a computer.
Cosa ci ha convinto meno
Volendo, è comunque possibile munire il device di una – costosa – tastierina che funge anche da custodia, la Type Folio. In questo caso, però, oltre a snaturare un prodotto nato per prendere appunti a mano, vengono fuori tutti i limiti della tecnologia E Ink, con una latenza dello schermo eccessiva rispetto alla digitazione su tastiera. La famosa scuola di pensiero “meglio fare una cosa sola, ma farla bene…” ha anche una doppia lama.
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Latenza che per fortuna non è invece ravvisabile quando si scribacchia a mano libera. Del resto, il display da 10,3” con risoluzione di 1872×1404 pixel e densità di 226ppi dà il meglio proprio se lo si usa per scrivere, anche per il feeling che restituisce, con la ruvidità tipica della carta. E non è solo una impressione: è proprio il rivestimento esterno del monitor, reso volutamente ruvido da consumare la punta della stylus.
A oggi remarkable 2 è il device che ricrea più da vicino la sensazione di scrivere sulla carta. In merito gli sviluppatori norvegesi sostengono di aver lavorato alacremente perché il loro dispositivo riuscisse a riconoscere 4096 diversi livelli di pressione e inclinazione della penna. Non siamo stati a contarli, ma l’impressione è che quanto dichiarato corrisponda al vero, dato che è possibile calcare la mano, come pure sfumare, solo inclinando la stylus.
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Meglio risparmiare i 199 euro necessari per il tastierino magnetico che si connette via bluetooth per la penna, detta Marker. Sullo store ufficiale sono disponibili due varianti, da 79 e da 129 euro: la differenza sostanziale, a parte il peso, è che il Marker Plus può utilizzare l’altra estremità per cancellare, come se fosse una matita con la gomma, senza passare dall’apposita funzione che fa sempre perdere qualche secondo di troppo, soprattutto quando si prendono appunti in modo forsennato.
Chi dovrebbe acquistare remarkable 2?
Abbiamo per le mani uno strumento raffinato ed elegante, lo si capisce già dalla scocca in alluminio, ben lontana dai device più comuni, plasticosi, come pure dall’assenza di pulsanti di taglio che non siano quello per l’accensione (e, sul fronte opposto, l’ingresso USB-C per la ricarica). E tutta questa eleganza si paga. Basta mettere in fila i numeri: il remarkable 2 sullo store ufficiale è proposto a 349 euro, quindi occorre almeno spendere 79 o 129 euro per una stylus ed eventualmente 199 euro per la tastiera che funge pure da elegante custodia a quaderno.
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La combinazione più costosa raggiunge dunque i 677 euro. Per questo difficilmente può essere inteso come device per gli studenti, anche se è a dir poco eccellente per prendere appunti. I ragazzi, che vadano al liceo o alle superiori, non hanno a disposizione budget simili. Certo è che, come fanno notare gli sviluppatori, l’assenza di app di contorno favorisce l’apprendimento allontanando social e le mille altre fonti di distrazione che arrivano a ogni piè sospinto navigando in Rete.
Che si utilizzi remarkable 2 per leggere i propri e-book, magari glossandoli a margine (molto utile la funzione che permette di aggiungere livelli, da disattivare a piacimento, così da non “sporcare” l’originale), per apporre velocemente la propria firma o le proprie considerazioni su Pdf di lavoro o per prendere appunti, il device scandinavo fa ottimamente il proprio lavoro, senza mai surriscaldarsi e senza emettere il minimo rumore. Certo, non è retroilluminato (talvolta può dare fastidio non tanto al buio quanto piuttosto in caso di luce diretta sullo schermo) e la tecnologia E Ink si trascina dietro artifici grafici ben noti di auto aggiornamento della visuale, con brevi sparizioni della pagina che per alcune frazioni di secondo si tinge di nero, ma il risultato è comunque molto soddisfacente.
È infatti il primo device a simulare quasi perfettamente la scrittura a mano su di un display, lasciandoci intravedere un futuro realmente senza carta, soprattutto se algoritmi di machine learning e AI saranno impiegati nella delicata fase di traduzione del testo da semplice “scarabocchio” a un formato compatibile coi programmi di scrittura.
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La scelta degli sviluppatori norvegesi di non aprire il dispositivo ad app di terze parti e di concentrarsi esclusivamente su un’unica funzione è coraggiosa tanto almeno quanto il prezzo, non certo per tutte le tasche, cui il device e i suoi accessori vengono proposti. Ma si tratta di dispositivi pensati per professionisti che ricercano il meglio e vogliono aumentare la propria produttività senza tralasciare l’eleganza. E questo, forse, non ha prezzo.