Dopo la bolla delle dot-com l’imprenditore ha voluto diversificare il proprio portafoglio
«Non dubita minimamente che andrà nello spazio, è sempre stato uno dei suoi obiettivi. Per questo ha iniziato a fare ginnastica ogni mattina: si impone una disciplina incredibile». Così, nel primi anni Duemila, Nick Hanauer, uno dei primi investitori di Amazon, si riferiva a Jeff Bezos. Il fondatore del gigante di Seattle ha appena comunicato che il 20 luglio prenderà parte a una missione senza precedenti: Blue Origin, la sua azienda aerospaziale, porterà lui, il fratello e un altro fortunato passeggero a 100 chilometri di altitudine a bordo del razzo New Shepard. Dopo un brevissimo affaccio panoramico la capsula si staccherà per poi atterrare con un paracadute nel Texas occidentale. La missione non dovrebbe durare più di dieci minuti.
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Blue Origin e la bolla di internet
Nel video in cui Jeff Bezos annuncia la missione spaziale del 20 luglio confida ai suoi follower che questo è sempre stato uno degli obiettivi della sua vita. Frase di circostanza? Oggi, da miliardario con un curriculum da urlo, qualsiasi impresa potrebbe sembrare alla portata del fondatore di Amazon. Ma come per altre ex startup aerospaziali – l’altro esempio è quello della SpaceX di Elon Musk – quando tutto è cominciato in pochi avrebbero scommesso su questi nuovi soggetti del settore. La prima volta che si è scritto sulla stampa della Blue Origin è stato nel maggio 2003: l’articolo era a firma Brad Stone, su Newsweek (clicca qui per leggerlo). All’epoca l’azienda non aveva registrato nemmeno il numero sulla rubrica telefonica, forse anche perché Bezos voleva mantenere questa attività riservata.
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Nel 2000, quando scoppiò la bolla delle dot-com, Bezos – già benestante all’epoca – aveva visto il proprio patrimonio crollare da 6,1 miliardi a 2 miliardi di dollari. Come si legge nel libro Vendere tutto del già citato giornalista Stone, l’uomo restava ancora tra i più ricchi al mondo, ma la crisi attorno al mondo di internet lo ha spinto a guardarsi altrove. Lo spazio, già all’epoca, era uno dei chiodi fissi dell’imprenditore. Per rendere l’idea nel 1999 Bezos aveva cercato, invano, di convincere la NASA a consentire agli astronauti dello Shuttle Discovery di ordinare i regali di Natale su Amazon mentre erano in orbita.
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Riciclare i razzi per il turismo spaziale
Il New Shepard su cui la Blue Origin farà salire Jeff Bezos per il suo primo viaggio da turista spaziale è nato come progetto a inizio millennio, quando alcuni visionari già si immaginavano come riciclare i razzi una volta dopo il decollo, consentendo a questi giganti di atterrare in verticale e prepararsi per un nuovo lift off. Gli anni successivi furono fondamentali per Blue Origin per sperimentare e testare i propri prodotti aerospaziali. Mentre Amazon guadagnava fette di mercato, l’altro gioiello di casa Bezos ha collezionato anche diversi insuccessi. Gli obiettivi dell’azienda – analoghi a quelli di SpaceX – erano abbattere i costi nel settore. A differenza di Musk, che guarda a Marte, Bezos ha un occhio puntato sul turismo spaziale. Oggi entrambi questi imprenditori possono dire di aver vinto la scommessa dell’innovazione, al punto da poter dialogare alla pari con la NASA.