Grazie al supercomputer di Fujitsu e alle ricerche di due università, il Giappone conta ora su un sistema protettivo che fornisce informazioni dettagliate sul potenziale impatto dei maremoti e consente di accelerare l’evacuazione in specifiche aree costiere
Una intelligenza artificiale e un supercomputer che lavorano in simbiosi per mettere a fuoco una enorme mole di dati e permette di prevedere quasi in tempo reale le inondazioni provocate dagli tsunami. Una novità di estrema rilevanza che potrebbe cambiare il corso degli eventi (disastrosi) in un paese soggetto ad alta attività sismica e abituato a convivere con la terremoti e maremoti. I ricordi del cataclisma avvenuto l’11 marzo del 2011 lungo al largo della costa della regione di Tohoku, nel nord del Giappone, sono ancora vivi e hanno messo in cima alla lista delle priorità l’esigenza di trovare contromisure adeguate per tentare di limitare i danni. Come? Giocando d’anticipo.
Il ruolo decisivo di Fugaku
Il primo passo per arrivare al traguardo è stato focalizzarsi sull’acquisizione e sull’utilizzo delle informazioni per una evacuazione sicura ed efficiente in caso di nuovo disastro. Per questo i nipponici hanno rafforzato la rete d’osservazione degli tsunami nelle acque costiere e, al contempo, investito per sviluppare tecnologie in grado di prevedere l’eventuale sciagura in arrivo. Partendo da qui e dai dati ottenuti, l’International Research Institute of Disaster Science della Tohoku University, l‘Earthquake Research Institute dell’Università di Tokyo e i Fujitsu Laboratories hanno testato con successo un modello di AI in grado di preconizzare l’imminente pericolo, sfruttando la potenza di calcolo di Fugaku, il supercomputer più veloce del mondo frutto dell’opera di Riken e Fujitsu (si è piazzato al primo posto in varie classifiche per l’esecuzione di applicazione del mondo reale, per la capacità di prestazioni in tema di intelligenza artificiale e in base a carichi di dati intensivi).
I vantaggi del modello AI
Grazie ai dati delle forme d’onda dello tsunami, osservate in mare aperto, il team che ha coordinato il progetto è stato in grado di generare dati per 20.000 possibili scenari cui attingere per addestrare l’intelligenza artificiale. In tal modo, sfruttando un algoritmo predittivo di deep learning, è stato possibile creare il modello che consentirà di ottenere informazioni più dettagliate e in minor tempo circa le previsioni e il potenziale impatto delle inondazioni in specifiche aree, permettendo così di localizzare infrastrutture, strade ed edifici nelle aree urbane costiere a maggior rischio. Ma non solo, perché ad amplificare l’importanza del risultato è la possibilità di eseguire in pochi secondi il modello predittivo su computer ordinari, semplificando la gestione dei sistemi previsionali sui possibili sviluppi delle inondazioni in tempo reale, guadagnando tempo e precisione sulle migliori misure di mitigazione ed evacuazione da adottare.
Si può fare ancora di più
Il sistema predittivo permette di ampliare le ricerche, poiché utilizzando le prestazioni su larga scala e ad alta velocità del supercomputer Fugaku (che è il nome con cui i locali chiamano il Monte Fuji) si può creare una AI capace di prevedere minacce impreviste su aree di maggior estensione. Per il futuro prossimo, intanto, i due istituti di ricerca e il team di sviluppo di Fujitsu hanno in programma di promuovere l’espansione del modello a livello internazionale, così da affinare ulteriormente la precisione delle previsioni e favorire l’utilizzo della tecnologia su larga scala.