A 55 anni dalla conquista della Luna, ripercorriamo la storia di alcuni prodotti che continuano a “vivere di rendita” grazie alla loro associazione con la Luna. Contrariamente a quanto potrebbero credere gli spettatori del film Fly me to the Moon, che ci mostra una cotonata Scarlett Johansson nelle vesti di un’esperta di marketing, la NASA non ha mai firmato contratti per sponsorizzare alcun prodotto, né mai avrebbe potuto farlo.
La NASA è un’Agenzia governativa e nulla di quello che fa può avere implicazioni commerciali e lo stesso vale per tutti coloro che lavorano per l’ente spaziale, astronauti compresi, che possono cominciare a fare da testimonial solo quando lasciano l’agenzia. Tuttavia, ci sono alcuni prodotti che, a seguito di test, hanno ottenuto una certificazione da parte dell’agenzia e questa attestazione può essere usata come prova di qualità eccezionale. È così che l’orologio Omega Speedmaster è diventato l’iconico Moon watch che viene commercializzato da oltre mezzo secolo.
La storia inizia nel 1964 quando, dovendo fornire i suoi astronauti di orologi capaci di funzionare nelle condizioni estreme dei voli spaziali, la NASA incaricò James Ragan di occuparsi del problema. Per capire cosa chiedessero all’orologio agli astronauti, Ragan parlò a lungo con i due equipaggi del progetto Gemini. Alla fine, concluse che ciò di cui gli astronauti avevano veramente bisogno era un cronografo, poiché facevano affidamento sulla funzione di cronometraggio come backup nel caso avessero perso la comunicazione con il controllo della missione.
Una volta chiarite le idee, il vicedirettore del corpo degli astronauti, Donald K. “Deke” Slayton, inviò a 10 diversi produttori di orologi una lettera dove diceva che la NASA cercava “un cronografo altamente durevole e preciso da fare utilizzare agli equipaggi di volo del programma Gemini e Apollo come complemento essenziale o come backup per i dispositivi di cronometraggio dei veicoli spaziali, per portare a termine compiti operativi e sperimentali critici in termini di tempo.
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Per selezionare un cronografo che soddisfi al meglio i nostri requisiti generali, è necessario effettuare una valutazione comparativa dei cronografi “pronti all’uso” di migliore qualità in condizioni operative realistiche”. La lettera chiedeva alle case produttrici interessate di inviare la quotazione per i loro prodotti. La NASA, infatti, doveva acquistare gli orologi da mettere alla prova e, per farlo, doveva seguire la procedura di un ente governativo. Alla chiamata risposero Rolex, Longines, Omega e Hamilton anche se quest’ultima produceva solo orologi da taschino che non interessavano alla NASA.
James Ragan aveva stilato una lista di test ai quali sottoporre gli orologi che non si dovevano fermare se sottoposti alle condizioni di temperatura estreme (passando dal freddo gelido al caldo estremo) dello spazio, alle vibrazioni e all’accelerazione del lancio e sopravvivere in condizioni di vuoto, requisito fondamentale per le attività extraveicolari.
L’unico orologio che non si ruppe fu il modello Omega Speedmaster che venne scelto dalla NASA che ne acquistò un centinaio di esemplari che venivano forniti agli astronauti per la preparazione e poi per la missione. Non appartenevano agli astronauti ma erano e rimanevano proprietà del governo. Ragan si era anche preoccupato di cercare dei cinturini che potessero essere usati sopra le tute di volo che dovevano rompersi nel caso si fossero impigliati per non costituire un pericolo per l’astronauta. Così vennero introdotti i cinturini in velcro leggeri e di lunghezza adattabile.
Non furono solo gli astronauti NASA ad usare gli orologi Omega. Anche i sovietici ne facevano uso, a riprova che dovevano veramente essere il meglio disponibile sul mercato. Grazie alla partecipazione al programma Apollo, Omega fu in grado di commercializzare il suo Speedmaster come il primo orologio usato sulla Luna. Diciamo che è stato anche l’unico.
Veniva fornito con due cinturini, uno normale di acciaio e uno a fettuccia con il velcro da indossare sopra la tuta per le passeggiate lunari, permettendo a tutti di immaginarsi vestiti da astronauti come quelli immortalati mentre saltellavano sulla Luna. Ragan sostiene che Omega può vantare il record di essere la compagnia che da maggior tempo è l’unico fornitore della NASA che, in effetti, usa gli Speedmaster dal 1965. Il Moon watch è sicuramente un esempio illuminante di come la certificazione NASA possa fare la differenza per il successo di un prodotto che non era nato per la spazio ma ha trovato una nicchia straordinariamente duratura.
Per contro, la NASA non c’entra niente con un altro prodotto iconico ispirato alla Luna; i Moon Boot, leggendari doposci della Tecnica. La storia inizia a New York con Giancarlo Zanatta che vede una gigantografia di una foto di Buzz Aldrin sulla Luna e ha la folgorazione: produrre un doposci ispirato alle calzature degli astronauti. Così nel 1969 nascono i Moon Boot, soffici e caldi, ambidestri e unisex. Una storia di successo che non ha avuto bisogno di pubblicità o di infuencer perché i doposci sono subito piaciuti a personaggi pubblici come Paul Mc Carthy o Carolina di Monaco che hanno regalato al prodotto una straordinaria visibilità.