I fatti risalgono al 2022, l’anno in cui l’imprenditore ha scelto platealmente di sostenere Kiev dopo l’invasione da parte di Putin
«Come sono finito in questa guerra? Starlink non è stato concepito per essere coinvolto nelle guerre. Era per permettere alle persone di guardare Netflix e rilassarsi, di collegarsi a scuola e di compiere azioni pacifiche, non attacchi di droni». Questo è un estratto del libro Elon Musk in uscita il 12 settembre a firma di Walter Isaacson, già biografo di Steve Jobs e che in quest’opera ripercorre la vita del Ceo di Tesla, raccontandone l’ascesa fino alle recenti vicende con l’acquisizione di Twitter per 44 miliardi di dollari. La CNN ha pubblicato un articolo in cui viene ripreso un passaggio interessante nel quale si spiega di quando, nel 2022, Musk ha deciso di spegnere temporaneamente i satelliti Starlink donati a Kiev subito dopo l’invasione russa impedendo così all’esercito ucraino di colpire la flotta russa vicino alla Crimea, la penisola annessa da Putin quasi dieci anni fa. Ma perché mai l’imprenditore sudafricano avrebbe ordinato agli ingegneri di SpaceX di impedire l’accesso a internet per le operazioni militari di un Paese che aveva così platealmente scelto di sostenere inviando parabole Starlink dopo l’invasione russa?
Leggi anche: Un nuovo libro su Elon Musk. Lo sta scrivendo il biografo di Steve Jobs
Subito dopo l’avvio dell’operazione militare speciale di Putin in Ucraina il governo di Kiev aveva chiesto tramite Twitter a Elon Musk un sostegno concreto, per ricevere le parabole e così accedere all’internet satellitare che Starlink, divisione di SpaceX, vende in tutto il mondo. Questa tecnologia avrebbe consentito sia ai civili sia all’esercito di appoggiarsi a un sistema più al sicuro dagli attacchi missilistici di Mosca. La richiesta è stata esaudita, ma dopo i primi mesi di entusiasmo Musk avrebbe iniziato a mostrare qualche insofferenza, anche alla luce dell’ingente spesa aziendale. La scelta di spegnere momentaneamente Starlink in un momento specifico della guerra sarebbe stata dettata dalla paura che, se non avesse fermato l’esercito di Kiev pronto all’attacco vicino alla Crimea, si sarebbe scatenata la reazione di Mosca provocando una piccola «Pearl Harbor» (uno degli episodi più drammatici della seconda guerra mondiale per gli Stati Uniti). La vicenda dimostra l’influenza che il miliardario ha giocato in uno scenario bellico di tali dimensioni.