Tra le notizie più rilevanti della settimana c’è senz’altro quella riguardante l’offerta di Musk per acquisire con quasi 100 miliardi di dollari la non profit che di fatto controlla OpenAI, la società guidata da Sam Altman fondata dieci anni fa proprio come un laboratorio e non come un’azienda. Come si legge su TechCrunch la questione ha vari elementi di interesse, uno dei quali riguarda la possibilità che il Ceo di Tesla ritiri la proposta: la condizione è però che OpenAI cessi la transizione in atto da non profit a società for profit.
Perché Elon Musk ce l’ha con Sam Altman e OpenAI?
Elon Musk è stato uno dei cofondatori di OpenAI. Fino a quando ha deciso di allontanarsene in disaccordo con Altman. Negli anni il Ceo di Tesla si è più volte esposto in merito ai rischi che l’umanità correrebbe di fronte a un’intelligenza artificiale fuori controllo. A lungo la sua narrazione è stata quella di voler difendere le persone dalla tecnologia. Ha pure fatto causa a OpenAI, sostenendo che abbia tradito la mission originaria e preferito costruire un business.
ll successo globale di ChatGPT nel 2022 e l’hype che non accenna a diminuire attorno all’AI hanno spinto Musk a impegnarsi in prima persona. Ecco perché nel 2023 ha lanciato xAI, la sua ennesima startup che nel 2024 ha raccolto in due round differenti 12 miliardi di dollari. Nella strategia dell’imprenditore sudafricano gli esperti leggono l’intenzione di mettere in difficoltà un competitor come OpenAI, che in queste settimane starebbe per chiudere un aumento di capitale da 40 miliardi di dollari con valutazione da 340 miliardi.
L’offerta da 100 miliardi di dollari per la non profit può inoltre costituire un problema per Altman. Dal momento che l’obiettivo è inglobare il laboratorio nella società profit, rimane il nodo della valutazione. Se la cifra finora stimata è di 40 miliardi di dollari perché il consiglio di amministrazione – finora compatto attorno ad Altman – non dovrebbe considerare un’offerta da 100 miliardi? C’è una sottovalutazione degli asset?