Polaris Dawn, ammarata domenica mattina (15 settembre) nel golfo del Messico dopo 5 intense giornate passate ad orbitare intorno alla terra, è la prima di una serie di tre missioni private sponsorizzate da Jared Isaacman che, grazie a Shift4Payment, un sito di pagamenti online utilizzato da un terzo degli hotel e ristoranti negli USA, è diventato miliardario.
Chi è Jared Isaacman
Ma la vera passione di Isaacman è il volo. È in grado di pilotare jet civili e militari e ne possiede parecchi provenienti da una mezza dozzina di nazioni. È appassionato di volo acrobatico e è stato una dei fondatori della Draken International, un’associazione che rappresenta la più grande forza aerea privata del mondo utilizzata dai militari USA per voli addestramento perché offre ogni tipo di aereo.
Con questo curriculum, per lui è stato naturale stringere accordi con Elon Musk per portare sempre più in alto la sua passione. Isaacman è già stato nello spazio nel settembre 2021 con la missione Inspiration4 insieme a non professionisti reclutati grazie ad uno spot di 30 secondi durante il Super Bowl.
La Crew di Polaris Dawn
Per Polaris Dawn i compagni di viaggio di Isaacman sono stati Scott Poteet, un ex pilota dell’Air Force, oltre che amico di vecchia data, insieme a Sarah Gilliis e Anna Menon, due ingegnere di SpaceX. La loro presenza è la testimonianza che le missioni Polaris sono fatte in collaborazione con SpaceX per provare nuove tecnologie con particolare attenzione alle nuove tute per l’attività extraveicolare usate per la prima volte giovedì 12 settembre, 59 anni dopo la prima passeggiata del cosmonauta sovietico Alexei Leonov che mise seriamente a repentaglio la sua vita, a causa di un malfunzionamento della tuta.
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In effetti, quando si parla di passeggiate spaziali, la tuta è l’unica difesa contro il vuoto cosmico. Il nostro corpo non può neanche lontanamente sopravvivere nel vuoto e la tuta deve essere abbastanza rigida da mantenere una differenza di pressione importante tra il dentro dove l’essere umano deve respirare ed il fuori dove la pressione è nulla, ma abbastanza morbida da permettere i movimenti per spostarsi, aggrapparsi a maniglie, afferrare oggetti e fare le attività richieste. Inoltre la tuta deve offrire protezione termica perché nello spazio al sole si bolle ed all’ombra si gela. Al netto della ricerca del record, con la missione che è andata più lontana dalla terra (fatte salve le missioni lunari) mettere alla prova la nuova tuta per attività extraveicolare è stata la vera ragion d’essere di Polaris Dawn, come evidenziato dallo stemma.
In effetti sono anni che SpaceX lavora alla tuta per l’attività all’esterno e, come spesso succede il suo approccio è stato radicalmente diverso da quello seguito dalla NASA e da Roscosmos, le cui tute per l’attività extraveicolare sono ingombranti e impossibili da indossare senza l’aiuto di altri astronauti.
Moda stellare
SpaceX ha scelto una soluzione completamente diversa optando per una tuta da esterno dal look molto simile a quella disegnata da un costumista di Hollywood e progettata per essere indossata all’interno dei veicoli spaziali (per questo sono note come IVA per intravehicular activity), durante i lanci e gli atterraggi, ma non adatta al vuoto dello spazio. Le nuove tute EVA (per Extravehicular activity) contengono miglioramenti dei materiali e delle articolazioni che mirano ad aumentare la mobilità degli astronauti, proteggendoli al contempo dall’ambiente ostile all’esterno della navicella.
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«Abbiamo lavorato molto sia sui materiali della tuta – sviluppando un nuovo strato da aggiungere per la gestione termica – sia sulle condizioni termiche dei membri dell’equipaggio, assicurandoci che la loro temperatura all’interno della tuta fosse confortevole», ha dichiarato il responsabile del team di SpaceX per le tute spaziali Chris Trigg durante la discussione su X. Il confronto tra le eleganti e sfilate tute di SpaceX e le ingombranti tute della NASA è illuminante.
Un’altra novità è il display inserito nel casco, che consente agli astronauti di visualizzare i dati relativi alla temperatura interna della tuta, all’umidità e alla pressione; il display presenta anche l’orologio di missione per monitorare la durata di particolari attività EVA. «Esteticamente può sembrare simile all’IVA, ma quello che hanno fatto sotto il cofano è straordinario», ha detto Jared Isaacman, comandante della missione Polaris Dawn, durante la discussione. In collaborazione con SpaceX, Isaacman sta finanziando la missione anche se nulla è trapelato sui costi. Anche se solo Isaacman e Gillis sono usciti dalla capsula, tutto l’equipaggio ha dovuto indossare le tute per le attività extraveicolare perché tutti sono stati esposti al vuoto cosmico.
Infatti, dal momento che il progetto originale della Crew Dragon non prevede una camera di compensazione, l’intera cabina ha dovuto essere depressurizzata per consentire all’equipaggio di svolgere le attività EVA. Questo ha portato a modifiche importanti che hanno permesso all’interno della capsula Resilience di resistere al vuoto spinto. SpaceX ha anche aggiunto un sistema di ripressurizzazione con azoto per la conclusione delle attività EVA della missione. Inoltre, all’esterno della navicella sono stati installati corrimano e punti di appoggio, mentre all’interno è stata implementata un’interfaccia a scala all’apertura del portello per facilitare l’uscita degli astronauti.
Invece di dotare ogni astronauta di Polaris Dawn di una tuta di volo IVA e di una nuova tuta EVA, l’equipaggio ha indossato la tuta spaziale EVA sia per il lancio che per l’atterraggio, oltre che durante la missione EVA.
Il 12 settembre Isaacman ha aperto lo sportello e si è sporto all’esterno, aggrappato al corrimano ha fatto una serie di movimenti con le braccia per provare la mobilità della tuta. Dopo poco meno di 8 minuti è stata la volta di Sarah Gillis, ritratta mentre esce, che ha ripetuto i test di mobilità.
Concerti cosmici
Più che una passeggiata è stato un affaccio nel vuoto cosmico, con i protagonisti che sembravano marionette che muovevano le braccia, ma è stato un primo test importante per la tuta EVA di SpaceX. Sarah Gillis, che oltre ad essere ingegnere è anche violinista, si è mossa in modo molto più naturale suonando il violino sul tema di Star Wars: il risveglio della forza insieme a orchestre negli Stati Uniti, Venezuela, Haiti, Svezia, Uganda e Brasile in una performance veramente eccezionale che vale la pena di ascoltare.
Dimostrare di avere una tuta funzionante è stato un grande successo per SpaceX che ha aggiunto un altro tassello alla sua lista di successi. In effetti, è un altro importante passo verso un vero e proprio monopolio della gestione degli astronauti in orbita. Dopo il fiasco imbarazzante di Starliner, che richiederà l’intervento di SpaceX per riportare a casa gli astronauti che avevano raggiunto la ISS con la navetta della Boeing, la nuova tuta consolida la posizione dominante di SpaceX che è in grado di soddisfare sia le richieste del mercato istituzionale, sia di quello commerciale.
Non dobbiamo dimenticare che la NASA non ha ancora le tute da utilizzare per il programma Artemis sulla Luna. In effetti, quello delle tute è un tasto dolente per la NASA che dopo anni di ritardi e di spese fuori controllo ha deciso di dare un corposo contratto a Collins ed AXIOM per sviluppare la nuova tuta lunare. A giugno, però, Collins si è tirata indietro e la responsabilità è ora solo su AXIOM che potrebbe usare i tessuti compositi di Prada per parti del busto e dei pantaloni, rendendo la tuta più leggera, una caratteristica sempre apprezzata nel mondo spaziale.
Il tempo non è molto, le tute sono un item assolutamente irrinunciabile per il ritorno alla Luna e lo sviluppo dei nuovi indumenti tecnologicamente avanzati e quanto più confortevoli possibili è sul cammino critico della missione Artemis III prevista in partenza nel 2026. L’ispettore generale della Nasa, infatti, si è detto preoccupato sia per i ritardi di Starship, sia per lo sviluppo delle tute. Dovrà intervenire SpaceX con le sue tute?