La scaleup italiana ha appena chiuso un’operazione da 70 milioni di euro. La nostra intervista a Luca Ferrari, Ceo di un’azienda che ha sempre messo l’intelligenza artificiale (e i talenti) al centro
«Abbiamo iniziato a utilizzare ChatGPT per molte cose: supporto alla scrittura, perfezionamento dei documenti, riassunto di lunghe documentazioni. Più in generale, l’intelligenza artificiale è al centro di tutto quello che facciamo». StartupItalia è tornata a intervistare Luca Ferrari, Ceo e co-founder di Bending Spoons, scaleup italiana che sviluppa app proprietarie, come Remini. «È fondata sul machine learning: come strumento per il ritocco di foto è di gran lunga il numero uno al mondo, con 40 milioni di utenti attivi al mese». L’azienda ha da poco chiuso l’ultima operazione, raccogliendo 70 milioni di euro con un finanziamento di cinque anni erogato da Sace e Intesa Sanpaolo. «Si tratta di risorse a debito. L’attività di raccolta è continuativa e molto probabilmente utilizzeremo questo e altri capitali per fare una nuova acquisizione, così come quella di Evernote. Al momento – spiega il Ceo – non so quale sarà e non so quando sarà».
Nel 2022 il mega round
Meno di un anno fa Bending Spoons aveva raccolto 340 milioni di euro, cifra non comune per il mercato italiano. Era ottobre 2022, un anno chiusosi con risultati importanti per l’intero ecosistema: quasi 2,4 miliardi di euro investiti in startup. In pochi mesi le cose sono cambiate: i round di peso sono diminuiti in questo primo semestre. «Per quanto ci riguarda non abbiamo patito particolarmente la situazione, ma è evidente che sul mercato è molto, ma molto più difficile raccogliere capitali». I tempi del denaro facile sono finiti? «In realtà, se si guardano le serie storiche, gli attuali tassi di interesse non sono alti. Li percepiamo così perché siamo stati viziati da anni di tassi insolitamente bassi. Per l’ecosistema, la situazione potrebbe migliorare ma anche peggiorare notevolmente. Staremo a vedere».
Luca Ferrari ha rilasciato quest’intervista a StartupItalia parlandoci dalla Repubblica Dominicana dove si trovava per un ritiro aziendale («Siamo circa in 300»). Non si può certo pensare che il discorso per una startup early stage, senz’altro più in difficoltà nel reperire investimenti, valga per una realtà come Bending Spoons, che il mese prossimo spegnerà 10 candeline. «Abbiamo un lungo track record di crescita. Ogni anno abbiamo registrato ricavi e profitti in aumento rispetto all’anno precedente. Siamo percepiti, credo correttamente, come partner affidabile».
Un gioco non per tutti
Ma la storia di Bending Spoons è comunque eloquente in un momento di magra, con gli investitori che badano alla sostanza. «Non sono mai stato un esperto di storytelling: abbiamo lasciato che fossero sempre i numeri a parlare. Credo sia difficile pensare che si possa raccogliere capitali solo con la narrativa». In passato la forma o, meglio, l’apparenza ha talvolta prevalso, degenerando addirittura nella cronaca giudiziaria. Casi come quello di Theranos, l’ex unicorno dell’ex stella della Silicon Valley Elizabeth Holmes condannata a 11 anni e tre mesi per aver truffato gli investitori con un presunto apparecchio rivoluzionario per l’analisi del sangue, ebbene sarebbero meno probabili nel 2023. «Probabilmente un caso come quello di Theranos è sintomatico di una smania di partecipare al mercato della tecnologia».
A quel mercato Bending Spoons partecipa a livello internazionale, crescendo sia internamente sia attraverso acquisizioni (più di dieci nella sua storia). «Parte del nostro modello consiste nel cercare società e prodotti con tanto potenziale, e poi lavorare per realizzare appieno questo potenziale. La raccolta fondi ci serve a essere preparati». L’obiettivo non è necessariamente inglobare talenti, al punto che Evernote è stata oggetto di 129 licenziamenti subito dopo l’acquisizione. «Non l’abbiamo acquisita per competenze o qualità che ci mancavano, ma perché Evernote è un prodotto con milioni di utenti attivi, molto ingaggiati, che riteniamo di poter migliorare e valorizzare drasticamente».
AI, inevitabile
E a proposito di prodotti, sempre su Evernote Bending Spoons ha rilasciato una nuova funzione basata sull’intelligenza artificiale. «Se si ha una nota sporca, disordinata, presa di corsa, con un clic viene ripulita dal punto di vista stilistico, grammaticale e di formattazione. Ci sarà un’altra funzionalità in arrivo in autunno che chiameremo AI Search».
“Chi lavora da Bending Spoons davvero deve essere parte della crescita dell’azienda. Si può essere d’accordo o no, ma è quasi impossibile negare che con tanta gente brillante è difficile fallire”. L’estratto è ripreso dall’ultimo libro scritto da Davide Dattoli e Claudio Ubaldo Cortoni Sapere è potere (edito da Rizzoli). Fresco di stampa abbiamo chiesto un commento a Luca Ferrari, alla guida di un’azienda che riceve qualcosa come 150mila candidature per posizioni aperte. «Sembra banale, ma non puoi pensare che persone molto brave, che hanno opzioni, vogliano far parte del tuo progetto e farlo proprio se non crei un pacchetto attrattivo. Vedo fare spesso questo errore: alcuni imprenditori credono che lavorare nella loro azienda e innamorarsene sia un atto dovuto».