Questi anelli speciali si indossano come un braccialetto e rivelano anche il più minimo tremore. La tecnologia, nata all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa permetterà di riconoscere prima la malattia.
L’idea è quella, un giorno, di far sì che ognuno di noi abbia modo in casa propria di monitorare le proprie prestazioni motorie correlate con l’insorgenza del Parkinson, con la stessa facilità con cui ci misuriamo autonomamente la pressione. Un idea di screening dunque, basata sulla telemedicina.
La soluzione? Anelli sensorizzati
Ci ha pensato un team di ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa insieme al Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale di Carrara, che ha messo a punto un dispositivo innovativo ed estremamente sensibile per rilevare la malattia anche a uno stadio precocissimo in cui i sintomi classici sono assenti. Si tratta di un sistema di “anelli sensorizzati”che si è recentemente aggiudicato il premio “iNEMO design challange” di STMicroelectronics.
«Il problema è che la maggior parte delle diagnosi viene effettuata quando il paziente ha ormai il Parkinson da 1 o 2 anni – spiega Filippo Cavallo, uno dei ricercatori che ha seguito il progetto – senza contare che la diagnosi viene eseguita in maniera completamente soggettiva dal neurologo». Si sottopone il paziente a esercizi fisici e motori come per esempio il tapping del tallone o la valutazione dell’andatura della camminata, si rileva l’intensità del tremore, compilando poi un protocollo standardizzato che elabora un punteggio finale.
«Questo processo è però estremamente soggettivo, con valutazioni a volte diverse tra diversi neurologi o all’interno delle rilevazioni condotte dal medesimo specialista in momenti diversi» spiega Cavallo
E non può che essere così: l’occhio di un medico e la sua esperienza non è uguale a quello di un collega in valutazioni di questo tipo.
Materiali meno costosi e metodi più efficaci
Il dispositivo pisano offre invece uno sguardo più oggettivo, oltre che molto più sensibile, dei movimenti dei pazienti. Gli anelli sensorizzati vengono indossati come braccialetti che rilevano anche il più impercettibile tremore della mano.
La differenza rispetto a prototipi simili già in commercio è che qui non c’è bisogno di infilarsi un guanto, che finisce per quanto poco per creare artefatti sul movimento.
C’è poi la questione dei costi: questo nuovo brevetto utilizza materiali meno costosi di altri dispositivi simili sul mercato. Inoltre, il device ha mostrato di rilevare oggettive e significative variazioni di prestazioni dei pazienti a fronte di diversi trattamenti terapeutici, nonché eventuali fluttuazioni motorie durante la giornata.
Quanto agli studi di efficacia sullo strumento, esso è già testato in ospedali toscani, in particolare presso la Neurologia dell’ospedale di Carrara su 150 pazienti e su 100 persone sane inserite in un gruppo di controllo.
La classificazione dei soggetti parkinsoniani
«Oltre alla messa a punto del dispositivo stesso – prosegue Cavallo – abbiamo anche studiato la classificazione dei soggetti parkinsoniani, notando che il passaggio da soggetto sano a soggetto malato non è un passaggio discreto, come da un gradino a un altro, ma si tratta di un continuo». Un paziente che la sera è sano, non mostra cioè alcun sintomo e che la mattina si sveglia presentando tremore, in realtà non ha sviluppato la malattia in una notte. Il punto è che prima i sintomi erano troppo deboli per essere diagnosticati, mentre a un certo punto diventano evidenti e rilevabili.
«È proprio in quell’impercettibile intercapedine che ci siamo inseriti, pensando che la chiave di volta sia intercettare i sintomi del Parkinson, prima ancora che il paziente noti qualcosa di anomalo».
Cristina Da Rold