Sin dai tempi di Aristotele si cerca di trovare differenze cerebrali a seconda del sesso. Oggi si ritiene che il cervello umano non sia “sessualmente dimorfico”, ma viene plasmato a seconda dell’ambiente in cui si cresce (non privo di stereotipi). E le differenze sono per lo più individuali e non associate al genere
Le ragazze non sono brave in matematica, ma hanno una memoria verbale più efficiente, migliori abilità sociali e sono più empatiche e capaci di esprimere le emozioni. Gli uomini invece hanno maggiori capacità motorie e migliori tempi di reazione e orientamento nello spazio e sono più portati per le materie scientifiche. Chissà quante volte abbiamo sentito affermazioni simili, emerse da studi scientifici che mettevano in luce differenze tra il cervello delle donne e quello degli uomini. Ipotesi avvalorate anche dall’anatomia che dimostra come l’organo femminile sia più piccolo e strutturalmente diverso rispetto a quello maschile. Oggi però una buona parte di scienziati è concorde nel dire che il cervello umano non è “sessualmente dimorfico”. Non esistono cioè due organi differenti a seconda del sesso (come quelli riproduttivi, appunto) – tanto che alla nascita è impossibile distinguere il cervello di un bambino da quello di una bambina – ma un unico cervello che viene plasmato in maniera diversa a seconda dell’ambiente in cui si cresce. Purtroppo non privo di stereotipi.
È (anche) l’ambiente a plasmare il cervello
“Noi educhiamo i nostri figli in base al genere e questo influenza lo sviluppo cerebrale, per cui è possibile che poi a livello medio emergano differenze a seconda del sesso” spiega a Startupitalia Giorgia Silani, professoressa del Dipartimento di Psicologia Clinica e della Salute dell’Università di Vienna che lo scorso dicembre ha partecipato al Brainforum di Lugano “Does gender affect emotions?”. “Le donne sono descritte come più empatiche perché sono educate a essere attente agli altri, possono esprimere i sentimenti e sono autorizzate a parlarne. Al contrario degli uomini a cui fino a non poco tempo fa era vietato esprimere le proprie emozioni. Per verificare se realmente il cervello è differente nei due sessi – continua – bisognerebbe tenere conto di tutti i fattori culturali, ma è al momento difficile. Quello che sappiamo però è che in culture (come quella scandinava), dove la disparita di genere è meno accentuata e c’è maggiore scambio di ruoli, le differenze sono minori e le donne hanno performance simili agli uomini in diversi ambiti”.
Le diversità è individuale
Silani, come neuroscienziata e in base alle evidenze scientifiche oggi disponibili, non può confermare che eventuali divergenze di comportamento tra i due sessi dipendano dalla biologia. “Le diversità che notiamo anche nelle aree cerebrali dipendono dall’individuo e non dal genere” aggiunge l’esperta. “Per esempio si sa che il cervello di una donna in media è più piccolo rispetto alla controparte maschile, ma quello che conta è il rapporto tra peso corporeo e peso del cervello, o dimensioni del corpo e dimensioni del cervello”. Il cervello di una donna insomma è più piccolo in media, ma probabilmente sarà simile a quello di un uomo di piccola taglia. Le variazioni quindi esistono, ma sono individuali e si riscontrano prescindere dal sesso.
Neurosessismo
Nonostante questo gli scienziati hanno continuato a cercare prove che esistono differenze tra i sessi a livello cerebrale, anche grazie alla più sofisticate tecniche di cui disponiamo oggi, come il neuroimaging. In un lavoro scientifico pubblicato su Neuroscience & Biobehavioral Reviews lo scorso giugno, gli autori hanno esaminato tre decenni di studi condotti con la risonanza magnetica e dati post mortem, che in definitiva hanno rilevato poche differenze affidabili di sesso/genere e molte affermazioni che non sono state replicate da altri gruppi di scienziati. In pratica solo l’1% delle differenze strutturali e di lateralizzazione indipendentemente dalle dimensioni si può spiegare con la variabile sesso/genere. “La risonanza magnetica funzionale non è riuscita a trovare differenze di attivazione riproducibili tra uomini e donne nell’elaborazione verbale, spaziale o emotiva a causa degli alti tassi di falsi positivi” riportano gli scienziati che aggiungono come le differenze cerebrali maschili/femminili appaiono banali e specifiche per la popolazione.
Il problema degli studi scientifici in tale ambito è che sono spesso contradditori e soprattutto emergono solo quelli che mettono in evidenza le differenze perché fanno più scalpore rispetto quelli negativi che sono la maggior parte, come spiega anche Angela Saini nel suo libro “Inferiori” edito da HarpenCollins nel 2019, che ricorda anche come tali studi scientifici che si basano su stereotipi di genere che non hanno fondamento nella realtà sono descritti con il termine di neurosessismo, coniato dalla psicologa Cordelia Fine.
Uomini e donne provano le stesse emozioni
Tra gli esempi citati dall’autrice anche un articolo del 2016 pubblicato sulla rivista Neuroimage, in cui i ricercatori della University of Medicine and Science di Chicago, hanno analizzato i risultati di settantasei studi pubblicati, che avevano coinvolto un totale di seimila persone sane. I dati hanno dimostrato che l’ippocampo – una regione del cervello che secondo molti esperti è più estesa nelle donne – ha in realtà le stesse dimensioni in entrambi i sessi. “Le loro scoperte hanno contribuito a dissipare l’assunto, almeno su base fisica, che le donne debbano avere una memoria verbale più efficiente, migliori abilità sociali e che siano più brave nell’esprimere le emozioni” si legge nel libro.
Ormoni e ruoli
Anche il ruolo degli ormoni, spesso tirati in ballo per giustificare le differenze di genere, dipende in realtà dalla società e dal ruolo che essa ci impone. È vero per esempio che l’ossitocina influenza processi come l’allattamento e il parto, esclusivi della donna, ma ci sono studi che dimostrano come anche nel cervello di padri che si prendono cura del bambino, accudendolo, dandogli da mangiare ecc., si innesca una cascata ormonale simile a quella della controparte femminile, che porta a livelli di ossitocina simili. “Il fatto che le donne abbiano maggiori livelli di ossitocina non è una ragione sufficiente per affermare che il loro ruolo sia quello di occuparsi dei bambini. È dimostrato infatti che il livello ormonale cambia a secondo del ruolo che si svolge, indipendentemente dal genere” commenta Silani che spiega anche come probabilmente nella società arcaica questo aveva senso e imponeva che la donna che era l’unica in grado di allattare dovesse occuparsi di accudire la famiglia mentre l’uomo che era più forte andava a caccia. Ma oggi che disponiamo di latte artificiale, tiralatte, biberon ecc., un uomo può tranquillamente svolgere gli stessi compiti della donna che viceversa può lavorare al suo pari. “E nei prossimi anni ci potrebbe essere sempre più un bilanciamento di ruoli in contesti dove prima la donna primeggiava, come appunto l’allattamento del bambino” precisa la neuroscienziata.
La teoria del mosaismo
Cercare la differenza cerebrale in base al sesso o genere era già oggetto di studio ai tempi di Aristotele e molti studiosi ritengono che tali ricerche serviranno per comprendere i numerosi disturbi neurocomportamentali che differiscono nella prevalenza tra uomini e donne, come autismo, ADHD, dislessia, depressione, ansia, demenza e disturbi alimentari. “Ma sembra improbabile che tali dati facciano avanzare la medicina di precisione” scrivono gli autori del già citato lavoro di Neuroscience & Biobehavioral Reviews. Gli stessi, messa al bando la teoria per cui i cervelli maschili e femminili sono dimorfici, nella struttura e nella funzione – poiché come ricordato esistono poche differenze di questo tipo e quelle che esistono sono molto piccole, con grande variabilità da popolazione a popolazione – citano in conclusione la teoria del mosaicismo, tra le più accreditate attualmente. Seconda questo nuovo filone di pensiero, esisterebbe un “mosaico” multidimensionale di innumerevoli attributi cerebrali, che compone schemi unici tra tutti gli individui. Ognuno insomma avrebbe il suo mosaico cerebrale, fatto di un insieme di elementi che si riscontrano in entrambi i sessi.
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