Incentivi allo studio delle STEM, attrazione di investitori esteri, creazione di un sistema sinergico pubblico-privato: il punto sul Life Science nell’incontro di Janssen Italia con Bio4Dreams
«I Paesi che investono in innovazione farmaceutica hanno 5 volte più degli altri la probabilità di attrarre investimenti». Con queste parole Mario Sturion, ad di Janssen Italia ha aperto “Pact for Innovation Summit“, l’incontro organizzato a Milano in collaborazione con Bio4Dreams che ha coinvolto istituzioni, aziende e associazioni industriali, startup, incubatori e parchi tecnologici, venture capital, investitori e istituti di ricerca per fare il punto su traguardi raggiunti e obiettivi da realizzare nel biotech in Italia. «Vogliamo rendere l’Italia più competitiva nel settore dell’innovazione del biotech, volgendo uno sguardo al futuro», ha proseguito Sturion. E in questa cornice, fondi, investimenti e capitali sono centrali per far diventare il settore un asset strategico nell’innovazione farmaceutica.
L’ecosistema delle Life Science è rappresentato nel nostro Paese da oltre 5.600 imprese, attive nei settori farmaceutico, medical device e biotecnologie. Queste realtà costituiscono una filiera altamente innovativa con un valore della produzione a pari a 250 miliardi di euro (+6,9% rispetto al 2020). L’innovazione intrinseca delle Life Science trova una specifica connotazione nel settore farmaceutico, che rappresenta in Europa e nel mondo il primo settore per intensità di ricerca e sviluppo, raggiungendo nel 2021 il 16,6% (pari a oltre 200miliardi di dollari) degli investimenti in rapporto al fatturato (fonte: The European House – Ambrosetti su dati Commissione Europea ed Evaluate Pharma, Novembre 2022). Allo stesso tempo, secondo i dati più recenti rilasciati da EFPIA (European Federation of Pharmaceutical) l’Italia, a oggi, rappresenta solo il 4% del totale investimenti in ricerca e sviluppo dell’industria farmaceutica in Europa, contro il 20% della Germania, il 14% del Regno Unito e l’11% della Francia. E in termini di occupazione nel settore delle Life Science, l’Italia, rispetto ad altri Paesi in Europa, è penalizzata dall’incertezza legislativa e da politiche di supporto alla produzione meno incentivanti. Da un confronto con gli altri Paesi, infatti, secondo i dati dell’occupazione nel settore relativi agli ultimi 10 anni, la Spagna è in testa con un aumento occupazionale pari al 22%, la Germania a +12%, il Regno Unito a +7,5% e l’Italia è fanalino di coda con un -0,4%. Abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta sul tema con Anthony Gemmell, Head EMEA Pharma Early Innovation Partnering Network | Johnson & Johnson Innovation.
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Fondi e capitali per il biotech italiano
Oltre a essere responsabile della supervisione strategica globale delle transazioni in fase iniziale cardiovascolare, metabolica, retinica e polmonare, Gemmell, insieme al suo team di Country Early Innovation Partnering Leads, esplora anche nuovi modelli per supportare le collaborazioni di ricerca e sviluppo e far crescere reti di ecosistemi nel settore del biotech in fase iniziale. Soprattutto in questo lasso di tempo, il sostegno alle startup diventa un tema centrale. L’Università, infatti, genera spinoff che non seguono il ciclo delle startup, ma hanno bisogno di competenze e risorse finanziarie più a lungo nel tempo. Devono essere sostenute soprattutto nella fase tra l’uscita dall’Università e il potenziale attrattivo che possono ottenere sul mercato. «Le startup sono linfa vitale per l’innovazione nel settore del biotech – ha dichiarato Gemmell in un’intervista con StartupItalia – In particolar modo, per quanto ci riguarda, sono fondamentali le collaborazioni con i centri di ricerca».
D’altro canto, però, per molte di queste realtà non è semplice arrivare sul mercato. «In media solo il 5-10% di queste ci riesce – dichiara Gemmell – In questo senso, serve un’efficienza maggiore in termini di capitale e un approccio imprenditoriale seriale. L’efficienza di capitale deve essere monitorata in termini di qualità. Per quanto riguarda l’Italia, il Paese ha un elevato livello di competenze. I migliori scienziati sono sempre alla ricerca di investimenti e questa presenza di talenti è importante ma, allo stesso tempo, lo è anche il management del business, che soffre un po’ per la carenza di finanziamenti». Il vero cruccio resta, quindi, il tema degli investimenti, che darebbero una spinta fondamentale per arrivare al lancio di nuovi modelli di business nel nostro Paese.
L’importanza delle STEM nel biotech
In un Paese che, secondo le stime effettuate dall’ISTAT, nel 2090 potrebbe vedere solo l’11% di adolescenti, oggi le ricercatrici in STEM sono ancora in deficit. «Nel 2021 solo il 24% dei giovani ha ottenuto una laurea nelle STEM – ha commentato Michele Camisasca, direttore generale dell’ISTAT – E il sostegno allo sviluppo del Life Science passa dalla sinergia tra pubblico e privato. Si deve guardare, soprattutto, a politiche di prevenzione con un modello diverso di osservazione della cura e della famiglia». Oggi il mercato richiede nuove competenze che, spesso, non ci sono. Proprio per questo incentivare lo studio delle STEM è un altro tassello su cui si deve far leva.
«Creare nuovi incentivi per lo studio delle discipline STEM, come i 600 milioni di euro messi a disposizione dal PNRR, sono utili a colmare un gap di genere che ancora oggi si avverte in questo ambito – ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara – In questa direzione è necessario avviare due percorsi: riformare le STEM soprattutto per quanto riguarda la Matematica e la Fisica e, per questo, abbiamo avviato una collaborazione con l’Accademia dei Lincei. Inoltre, si devono incentivare percorsi di personalizzazione della formazione extracurriculare per colmare una serie di carenze che riscontriamo nella preparazione dei nostri ragazzi. Sarebbero utili, ad esempio, al pomeriggio lezioni di matematica, fisica o chimica per coloro che sono rimasti indietro oppure per formare ancora meglio giovani talenti con programmi specifici. In questa direzione, l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità per studenti e docenti in quanto può consentire la personalizzazione della formazione ma il contatto umano resta imprescindibile e deve esistere, anche per formare i docenti».
Quanto contano gli investitori
Quello del Life Science è un settore che in Italia vede pochi investimenti da parte di esteri, come ha sottolineato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha dichiarato: «Siamo ben consapevoli del ruolo delle Life Science e della necessità di procedere con ulteriori investimenti per tutelare la salute, promuovendo innovazione e terapie avanzate. Per questo abbiamo sviluppato strumenti per attrarre gli investimenti esteri nel nostro Paese al fine di poter individuare asset strategici a livello nazionale». Questi andrebbero a rispondere anche a una richiesta di elargire investimenti in tempi congrui: cosa che oggi spesso non avviene. «Con il ministro della Salute Schillaci abbiamo avviato un tavolo per le imprese farmaceutiche e biomedicali presso questo dicastero: una cosa che non era mai successa sinora – afferma il ministro Urso – Nell’ottica dell’attuazione di un piano industriale per la farmaceutica e di settore che si svilupperà nella seconda parte dell’anno in modo. La politica industriale deve sempre più essere rivolta all’innovazione e in Italia il settore vanta industrie consolidate».
Dell’importanza di attrarre investimenti ne ha parlato anche il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Sandra Savino, che ha dichiarato: «Gli investimenti su progetti e strutture di ricerca, le agevolazioni per gli studenti, la semplificazione della burocrazia, la sostenibilità sono leve strategiche per supportare l’internazionalizzazione della filiera. Fondamentale è anche la collaborazione tra pubblico e privato, tutelando il pubblico, e sostenendo la capacità imprenditoriale del privato». Secondo i dati di Unioncamere, ci sono migliaia di posti di lavoro che non sono ricoperti per mancanza di competenze. «In questa direzione, il comparto tecnico-professionale deve avere una relazione sempre più stretta tra la scuola e il mondo del lavoro – ha proseguito il sottosegretario – Consentendo anche ai nostri connazionali che hanno le competenze adeguate di raggiungere risultati importanti, in un contesto che ha bisogno di essere potenziato».
Il manifesto per lo sviluppo del Life Science
«Un settore come quello del Life Science, che investe per essere leader nel mondo, ha bisogno di investimenti, programmazione, certezza delle regole e spazi di condivisione», ha commentato il vicepresidente e assessore al Bilancio e Finanza della Regione Lombardia, Marco Alparone. E proprio in questa direzione va il Manifesto per lo sviluppo del Life Science presentato durante l’incontro. «Si devono mettere a terra più borse di studio per agevolare gli studenti più meritevoli senza, però, affossare l’imprenditorialità privata – ha dichiarato il ministro della Salute, Orazio Schillaci – Le strutture di ricerca vanno costruite, aggiornate e migliorate, anche da un punto di vista di sostenibilità che è un elemento fondamentale». Già, perché il vero oro in questo settore è proprio quello della Ricerca.