Come ogni mercoledì ospitiamo Notizie dal futuro, la rubrica di Paola Pisano, professore associato di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Torino e già Ministro dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione. Un viaggio attorno al mondo su tecnologia, intelligenza artificiale ed ecosistemi hi-tech
Le piccole aziende tecnologiche statunitensi stanno sfruttando la guerra in Ucraina per dimostrare una nuova generazione di sistemi militari. Capella Space, startup con sede a San Francisco, sta costruendo una flotta di piccoli satelliti economici per seguire le truppe nemiche di notte o sotto una copertura nuvolosa, ossia laddove i satelliti ottici tradizionali non riescono a vedere. Fortem Technologies, una piccola azienda aerospaziale dello Utah, vuole fornire al Pentagono un nuovo tipo di velivolo senza pilota in grado di disattivare i droni nemici. HawkEye 360, ha lanciato i propri satelliti che utilizzano le onde radio emesse dalle apparecchiature di comunicazione e da altri dispositivi elettronici per rilevare la presenza di concentrazioni di truppe nemiche.
Le startup americane vinceranno la guerra alla burocrazia e all’avversione al rischio del Dipartimento della Difesa? I funzionari del Pentagono responsabili degli acquisti sono stati addestrati a evitare i rischi, dopo decenni di scandali legati ad acquisti troppo costosi, non funzionanti o conditi con un pizzico di corruzione. Questa cultura non si sposa bene con le aziende tecnologiche che prosperano grazie all’innovazione, alla velocità e al costante aggiornamento dei loro prodotti. Oggi la tecnologia commerciale sta cambiato il campo di battaglia in particolare gli strumenti satellitari commerciali che hanno dato all’Ucraina una capacità di sorveglianza molto maggiore.
I paesi “avanzati” stanno stringendo una serie di accordi per assicurarsi i minerali critici necessari per la transizione energetica. Gli Stati Uniti e l’Australia hanno annunciato una partnership per condividere informazioni e coordinare standard e investimenti per creare catene di approvvigionamento più responsabili e sostenibili. Il Giappone ha firmato un accordo sui minerali critici con gli Stati Uniti e presto potrebbe farlo anche con l’Europa.
I funzionari europei hanno proposto un “club di acquirenti” per i minerali critici con i Paesi del G7, per stabilire alcuni standard comuni in materia di lavoro e ambiente. Questi accordi avranno successo nel migliorare la catena di fornitura dei paesi sviluppati per competere con la Cina? Molti Paesi ricchi di minerali hanno standard ambientali e lavorativi inadeguati per stringere accordi con USA e UE come per esempio l’Indonesia (il più grande produttore di nichel al mondo) e il Cile (maggiore produttore al mondo di litio). Per di più, i Paesi ricchi sono in competizione per le scarse risorse. Molti paesi fornitori hanno proposto di nazionalizzare l’industria di questi materiali per controllare meglio lo sviluppo e l’utilizzo delle risorse, come la Bolivia e il Messico.
La Cina ha dichiarato di aver superato il Giappone e di essere il più grande esportatore di automobili al mondo. La Cina ha esportato 3,2 milioni di veicoli nel 2022, contro i 2,6 milioni della Germania. Le esportazioni cinesi sono state favorite dalla domanda di auto elettriche e dalle vendite alla Russia. Le case automobilistiche cinesi, tra cui Geely, Chery e Great Wall, hanno visto la loro quota di mercato in Russia aumentare dopo che i rivali, tra cui Volkswagen e Toyota, hanno abbandonato il Paese in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Materie prime, capacità produttiva e battery as a service, la Cina è pronta a conquistare il mercato mondiale dell’elettrico? Le esportazioni di veicoli a nuova energia (NEV), che includono le auto elettriche, sono aumentate in Cina di oltre il 90% rispetto all’anno precedente. Tra i player più innovativi Nio e Contemporary Amperex Technology Co, due aziende cinesi che offrono ai clienti le “batterie as a service”. Le batterie possono essere noleggiate e sostituite grazie a un particolare contratto.
Le “sostanze chimiche per sempre” si chiamano così perché non si decompongono facilmente nell’ambiente. A questa classe di sostanze appartengono anche quelle chiamate PFAS (per- epolifluoroalchiliche), fondamentali per la produzione di tutto: dagli smartphone alle tute dei vigili del fuoco, dagli aerei ai veicoli elettrici, ma soprattutto per i microchip. Queste sostanze sono anche state collegate a problemi di fertilità, riduzione della crescita fetale, malattie epatiche e aumento del rischio di cancro nell’uomo. La normativa per invogliare le aziende a trovare un sostituto del PFAS potrebbe rappresentare un fattore di cambiamento per i player nel settore dei microchip?
L’UE ha avviato una consultazione pubblica sulle proposte per vietare l’intera classe di prodotti chimici, con un periodo di “transizione” di 13,5 anni per l’industria dei chip. Se attuata, sarebbe “la più ampia restrizione [di sostanze chimiche] nella storia”. 3M, azienda multinazionale statunitense, ha annunciato che interromperà la produzione di PFAS entro il 2025, ritenendo che i rischi non valgano i potenziali profitti. Le aziende produttrici di microchip Infineon, TSMC, STMicroelectronics, BASF si stanno assicurando che la fornitura persista.