«Non investiamo in capacità che non possiamo usare, sarebbe un bagno di sangue». L’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares ha commentato con queste parole lo stop alla joint venture con la francese Orano, voluta per riciclare le batterie delle auto elettriche in Francia e non solo. L’obiettivo di questo accordo, in origine, era di recuperare il materiale accantonato dalle gigafactory (sia in Europa sia in Nord America) e le celle utilizzate dalle ecar per attivare un progetto di economia circolare a beneficio dell’industria nel Vecchio continente.
Batterie da riciclare: le ragioni dello stop di Stellantis
Come si legge su Quattroruote nel comunicato congiunto le due società non hanno spiegato le ragioni che hanno spinto a non proseguire nell’accordo, ma è probabile che la decisione sia frutto della condizione di mercato. L’elettrificazione delle flotte – come insegna il caso Volvo – non sta procedendo ai ritmi auspicati negli anni scorsi.
Pure le gigafactory rappresentano un investimento su cui il gruppo italo francese sta ricalibrando gli obiettivi. Automotive Cells Company, joint venture in cui sono presenti anche Mercedes e TotalEnergies, ha bloccato i lavori per la costruzioni di due stabilimenti, uno a Termoli e l’altro in Germania (a Kaiserlautern). Per il finanziamento con fondi pubblici della fabbrica molisana il governo aveva fatto un passo indietro.
Che fine farà Tavares?
Il contratto tra l’ad Tavares e la società automobilistica scade nel 2026, ma sulla stampa nei giorni scorsi sono circolate le voci secondo cui il gruppo sarebbe alla ricerca del successore. A pesare sono i dati non proprio brillanti della sua gestione. Come si legge su Affari italiani, l’azienda ha immatricolato nel mese di agosto in Ue, Efta e Regno Unito 103.612 auto, ovvero il 28,7% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La quota di mercato è inoltre in calo dal 16,1 al 13,7%. Non va meglio negli Stati Uniti dove nel primo trimestre 2024 le vendite totali sono state di 332.540, in calo del 10%.