«Ricordo che all’università si studiava un’economia molto artificiale. Se volevi fare lo stage nella banca cinese trovavi un muro di fronte a te. Mangiavamo spendendo 60 centesimi. Abbiamo vissuto tra periferia e centro e vedevi che non esisteva la classe media. Nessuno parlava inglese: da turista sul taxi dovevi chiamare un numero per dire a chi guidava dove andare». Davide Fioranelli, classe 1988, oggi guida Lumen Ventures, fondo early stage con sede a Roma e in questa intervista partiamo dalla sua esperienza in Cina, dove ha studiato per un anno ai tempi dell’università, a Shanghai. «Era quella fase in cui il Paese imparava e copiava dal resto del mondo per creare la propria economia».
Sguardo al mondo
Molto è cambiato da allora, soprattutto per via del ruolo crescente e al tempo stesso conflittuale della Cina nello scenario internazionale. Pur essendo in gran parte americane le società più capitalizzate al mondo – da Google a Microsoft, passando per Nvidia – il gigante asiatico ha al proprio interno hub d’eccellenza, come ha Shenzhen, da molti battezzata come la Silicon Valley cinese. In questa intervista a un profilo del panorama VC italiano non parliamo soltanto di Cina, ma anche di Europa e del futuro dell’Italia dal punto di vista dell’innovazione.
Davide Fioranelli ha studiato a Shanghai, grazie a una borsa di studio della Luiss. «Un’esperienza fantastica, perché mi ha permesso di imparare e conoscere altre culture». Bagaglio che ora gli permette da investitore di avere più chiavi di lettura, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti. Al netto delle critiche che si possono muovere nei confronti della dittatura comunista e delle sue risposte alla crisi pandemica, è fondamentale per un venture capitalist conoscere come si muovono le più grandi economie del pianeta e su cosa investono.
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Una startup nella City
Dopo quella parentesi formativa, Fioranelli è tornato in Italia per iniziare un lavoro in KPMG. «Mi hanno insegnato cosa significano i carichi di lavoro. Poi nel 2015 sono stato premiato e mandato a Londra, per operare nella filiale UK: è stato lì che ho incontrato Adam Dodds, un ragazzo canadese che sarebbe stato mio co-founder per lanciare Freetrade». Nella capitale britannica il fintech è uno dei settori più in rapida evoluzione. «Era il periodo della waiting list per Robinhood. Ci eravamo entrambi iscritti».
Come spesso capita agli imprenditori, anche lui ha deciso di licenziarsi per seguire la propria idea di startup. «Siamo partiti facendo il sito internet in camera mia, con tanta fatica». La svolta è arrivata con il crowdfunding in cui hanno raccolto 100mila sterline a 1 milione e mezzo di valutazione pre-money. «Il primo finanziatore è stato mio nonno, che ringrazierò sempre». In questi anni la startup è diventata una piattaforma di investimento rivolta anche a utenti che vogliono affacciarsi al mondo della finanza. «Ci occupiamo di equity, ETF e titoli di rilievo per market cap. Il nostro intento è sempre stato quello di parlare e diffondere la cultura dell’investimento».
Lumen Ventures, il VC nel Lazio
Il ritorno in Italia è avvenuto quando l’ecosistema dell’innovazione ha visto emergere il ruolo di CDP Venture Capital. «Poco prima di Lumen Ventures, era il 2019, ho partecipato a un evento a Roma in Banca d’Italia. Volevo portare Freetrade in Italia, ma c’era scarsa cultura finanziaria». In quel frangente ha avuto modo di conoscere i primi attori dell’ecosistema laziale. «Ho sempre avuto il sogno di fare il venture capitalist». Oggi il fondo ha in portfolio startup come Serenis e Qomodo.
Da Londra il rientro in Italia deve essere stato impegnativo, soprattutto per via di ecosistemi nazionali molto diversi in termini di volume di investimenti e non solo. Davide Fioranelli si concentra però sui punti di forza. «Roma è la prima città in Europa per numero di studenti e noi che facciamo early stage sappiamo che il talento è vero il asset. Crediamo molto nella Capitale. LazioInnova è stato il primo fondo pubblico con strategia VC».
E a proposito di Banca d’Italia, le recenti considerazioni del Governatore Fabio Panetta sul futuro del Venture Capital hanno alimentato un dibattito tra gli attori, soprattutto in merito al ruolo di attori istituzionali, le cui risorse potrebbero sbloccare il potenziale del team. Se ne è parlato molto anche durante SIOS24 Summer a Roma, il 20 giugno scorso. «Siamo tra i pochi fondi che ha nella propria compagine anche soggetti istituzionali, come casse di previdenza. È la strada giusta quella indicata da Panetta. Se riuscissimo ad applicare la stessa percentuale della Francia credo che il nostro ecosistema raddoppierebbe in termini di numeri».