Al momento è disponibile una versione beta
Substack è uno dei nomi più noti nel panorama newsletter. Fondata nel 2017, la piattaforma che consente a giornalisti e content creator di spedire gratuitamente newsletter alla lista dei propri iscritti è oggi sostenuta da un pubblico di 250mila persone che pagano per ricevere alcune di queste newsletter in mail. Il modello di business è chiaro: certi contenuti sono gratuiti, altri no ed è comunque sempre possibile chiedere e ricevere donazioni. In quel caso, l’azienda trattiene commissioni. Oltre alla scrittura, su Substack è anche possibile fare pratica con i podcast e, nel giro delle «prossime settimane», dovrebbe essere estesa a tutti la funzione per caricare video nativi direttamente sulla piattaforma. In altre parole: non occorrerà più pubblicare su YouTube o Facebook un video prima di rilanciarlo nella propria newsletter. Si potrà fare tutto direttamente su Substack.
La piattaforma al momento sta testanto la versione beta. Come per tutti gli altri contenuti disponibili su Substack, saranno i creatori a decidere se un video sarà disponibile gratuitamente o a pagamento. Da anni in costante crescita, il fenomeno delle newsletter ha successo soprattutto tra i giornalisti free lance perché li svincola dalle logiche degli algoritmi di Google e delle Big Tech. Si scrive per un pubblico che spesso è disposto a pagare per ricevere contenuti di valore. Non sono rari i casi in cui alcuni professionisti guadagnano di più dagli introiti di piattaforme come Substack che da giornali per cui scrivono.
Vuoi per una normale evoluzione dei gusti del pubblico, vuoi per una certa insofferenza nei confronti della logica non proprio equa da parte delle piattaforme (che, ad esempio, consentono di raggiungere organicamente, ovvero senza pagare, solo una ridottissima fetta dei propri follower), ebbene il fenomeno delle subscription va affermandosi sempre di più. Si tratta di un’alternativa all’idea della gratuità di internet.