Lucy è bella, semplice e funziona benissimo. Per metterla sul mercato Diva e Mattia hanno deciso di affidarsi al crowdfunding, e in meno di 48 ore hanno triplicato il goal iniziale
È una sfera trasparente, con uno specchio al suo interno. Un oggetto dal design «minimalista ed elegante», come lo definisce la sua ideatrice. È molto bello, e starebbe davvero bene in salotto. Meglio però metterla sul balcone o in giardino per consentirle di fare il suo lavoro: inseguire e catturare il sole e portartelo dentro casa.
Questa è Lucy, la piccola grande invenzione di Diva Tommei, che dopo anni di ricerca e prototipazione “vedrà la luce” (il gioco di parole ci sta tutto) nei primi mesi del 2017. E in 24 ore dal lancio ha già triplicato il goal della campagna di crowdfunding su Indiegogo.
Come funziona Lucy
La prima impressione che spesso si ha nel parlare con makers e startuppers quando ti parlano delle loro idee, che siano un’app o un prodotto hardware, è che ai loro occhi (e nel loro cuore) quell’idea, quel prodotto, quell’azienda contino quasi come un figlio. Specie se c’è voluto del tempo per raggiungere l’obiettivo di realizzarlo. Anche Diva Tommei, 32 anni, romana, founder e Ceo di Solenica non è da meno.
Quando le chiedi di spiegarti come funziona Lucy ti risponde «fa tutto lei. La devi solo “sedere” da qualche parte».
La devi sedere, come fosse un bebè. E nella sua semplicità è davvero così: si “siede” la sfera sulla sua base, in un ambiente luminoso, e a tutto il resto ci pensa lei, andando a illuminare, gratuitamente e con luce naturale, ad esempio, una stanza mal esposta o una pianta.
Lucy è un piccolo eliostato. Lo specchio contenuto al suo interno, contornato da fotosensori smart, è retto da un braccio bianco motorizzato che ne permette i movimenti, ovvero capire dove si trova il sole nel cielo, nell’arco di tutta la giornata, e rifletterne la luce nel punto esatto da noi stabilito.
Perché il nome Lucy? «E’ un piccolo omaggio all’evoluzione dell’uomo – risponde Diva – e un po’ anche perché ricorda il suono della parola luce». Tanta luce. In condizioni ottimali, promette Solenica, Lucy riesce a generare la stessa illuminazione di 5 lampadine alogene da 100W ciascuna.
Così è nata la sfera che cattura il sole
La timeline per arrivare a far “sedere” il piccolo robot domestico è lunga 5 anni. I primi sono quelli dell’idea, quando Diva Tommei, durante il suo periodo di studi Bioinformatica a Cambridge, si trovava ogni giorno in una stanza poco luminosa e lei, figlia di ingegnere, si era messa in testa di cercare una soluzione a quel problema. La trova nella robotica domestica, un campo che, ricorda la giovane romana, «fornisce assistenza attraverso tecnologie che si adattano in modo intelligente a un cambio di condizioni». Dopo il dottorato, la Singularity e, infine, il rientro a Roma. Qui Diva compra la sua prima stampante 3D e inizia a fare i primi prototipi. Quello che doveva essere un esperimento diventa presto un’idea di business e inizia a mettere in piedi il suo team.
Nel 2014 viene chiamata come mentor a uno Startup Weekend a Roma. Lì, in uno dei team c’è Mattia Di Stasi, al tempo giovane ventiduenne laureato in economia alla Sapienza con alle spalle già un paio d’esperienze degne di nota: uno store su eBay, un blog di cinema e un’etichetta discografica. In quella occasione concorreva, con il suo team, portando un’app di incontri, quando ancora in Italia non era esploso il boom dei vari Tinder e Happn. «Venivo da uno stage in Tim #Wcap», ricorda Mattia. «Su spinta di professore dell’università avevo già partecipato a una startup summer school a Montepulciano e poi, in quei 6 mesi con Guido Giordano e Gianmarco Carnovale ho imparato tantissimo e capito davvero che volevo inseguire la mia vocazione imprenditoriale».
Non vincerà quello Startup Weekend. Arriva secondo. Davanti a lui 2 amici che ha «costretto» proprio lui a partecipare. Erano i ragazzi di Moovenda.
Ma nel frattempo era successo qualcosa. Benché Diva Tommei fosse la mentor e lui lo startupper, la giovane bioinformatica quel giorno era finita per fare un “pitch” a Mattia, spiegandogli il progetto Lucy: lui non se lo fa ripetere due volte e molla tutto ed entra nel team di Solenica. Un team «a forte connotazione italiana, anzi romana», sottolinea Diva, ma composto da ingegneri e ricercatori provenienti da tutto il mondo.
Team e progetto che sono valsi un biglietto per la Silicon Valley, e i primi 120 mila dollari messi da Techstars e Qualcomm.
La campagna su Indiegogo
L’idea c’è, il modello di business viene perfezionato, c’è un validissimo team, e alla fine, dopo tante prototipazioni, arriva anche il prodotto. Le scelte sono due: vendere, e magari ricavarci molti soldi, oppure provare ad andare sul mercato contando solo sulle proprie forze. Diva getta il cuore oltre l’ostacolo: «Ci era piaciuta la campagna di crowdfunding di Jibo», il social robot domestico che a settembre 2014 ha chiuso sulla piattaforma Indiegogo una raccolta record da 3 milioni e 700 mila dollari e che continua a macinare uno dopo l’altro round di investimento di decine di milioni.
Sarà crowdfunding anche per Lucy. Prima dello start ufficiale, il cosiddetto soft launch, il 12 settembre, per tutti coloro i quali hanno seguito e collaborato allo sviluppo del prodotto e poi, ovviamente family and friends, tutti coinvolti solo con passaparola e un giro di mail.
Il goal è fissato a 50 mila dollari, e offre Lucy a un prezzo scontato di 150 dollari. A fine giornata, con oltre 300 beckers, il goal è quasi raddoppiato e, dopo 48 ore, triplicato.
Ma se la ruota (anzi, la sfera in questo caso) gira dal verso giusto per Solenica questo è solo l’inizio.
Alla Maker Faire Rome
Quando si chiuderà la campagna? Diva e Mattia, ovviamente, lo sanno, ma non sembrano volerlo rivelare e iniziano a parlare più volte di Maker Faire Rome, dove ovviamente saranno presenti con la loro startup assieme ai makers di tutta Europa. E’ facile pensare che vogliano sfruttare quella occasione come vetrina per fare il grande salto. Un’altra startup romana, proprio da lì, era partita alla conquista del mondo con una mini stampante 3D per smartphone, Olo. E con la loro campagna di crowdfunding hanno raccolto 2,3 milioni di dollari. I founders di Solenica non confermano né smentiscono.
Aldo V. Pecora
@aldopecora