50 anni fa il lancio di Apollo 13. Che cosa c’è da imparare da quello che fu uno straordinario insuccesso
Gli anniversari servono a ricordare i successi, ma, a volte, è anche utile e istruttivo ripercorrere la storia di un fallimento.
E’ quello che facciamo oggi, 11 aprile 2020, festeggiando i cinquant’anni del lancio di Apollo 13, giustamente definito il fallimento di maggior successo della storia.
L’anno scorso abbiamo partecipato ad una vera ubriacatura di celebrazioni per il cinquantenario della missione Apollo 11, la prima a portare essere umani a passeggiare su un altro corpo del sistema solare. Tuttavia, il progetto Apollo non si è esaurito con Apollo 11 che è stato solo l’inizio dell’epopea lunare. Ma le missioni di continuazione e di consolidamento dei risultati raggiunti solleticano meno la curiosità del pubblico, e vengono completamente dimenticate, tanto che, nel giro di conferenze che ho fatto per promuovere il mio libro Conquistati dalla Luna, mi hanno spesso chiesto se sulla Luna c’era andato qualcun altro oltre a Neil Armstrong e Buzz Aldrin.
Cosa è successo dopo Apollo 11
Dopo l’allunaggio al cardiopalma di Apollo 11, posatasi parecchio lontano dal punto previsto, Apollo 12 è entrata negli annali dell’astronautica per avere fatto il primo allunaggio di precisione a 200 m dal lander Surveyer 3, che gli astronauti hanno raggiunto a piedi per recuperare degli strumenti e controllare come avevano superato la prova della permanenza sulla Luna.
Pete Conrad vicino al Surveyer 3 con il modulo lunare Intrepid sullo sfondo
A rigor di logica, avremmo dovuto festeggiare Apollo 12 a novembre dell’anno scorso, ma la cosa è caduta nel dimenticatoio. Eppure tutti gli equipaggi hanno fatto la stessa lunga preparazione e hanno corso gli stessi altissimi rischi.
Dopo Apollo 11 e 12, la NASA continua il programma Apollo con il lancio di Apollo 13, il 11 aprile 1970. A bordo ci sono il comandante veterano, Jim Lowell, ed i novizi Jack Swigert, pilota del modulo di comando, e Fred Heise, pilota del modulo lunare. Per Lowell è la quarta missione ed è la seconda volta che si spinge fino alla Luna perché ha fatto parte della missione Apollo 8. Il pilota del modulo di comando avrebbe dovuto essere Ken Mattingly che però fu sostituito all’ultimo momento con il collega dell’equipaggio di riserva perchè era venuto in contatto con un altro astronauta esposto ad un possibile contagio di rosolia. Per precauzione venne lasciato a terra e sarà di grande aiuto nella stanza di controllo quando, dopo 55 ore dal lancio, a quasi 322.00 km da Terra si verificò un incidente potenzialmente mortale.
“Okay, Houston we’ve had a problem, here”
Gli astronauti, che si trovavano nel modulo di comando Odyssey, vennero scossi da un gran botto, seguito da una perdita di potenza. Ed è la voce di Jack Swigert che dice “Okay, Houston we’ve had a problem, here”. Dalla sala di controllo chiedono di ripetere ed è il comandante Jim Lowell che conferma “Houston, we’ve had a problem” (abbiamo avuto un problema), una frase che è entrata nella storia dell’astronautica, e non solo.
Pensarono di essere stati colpiti da un meteorite, ma poi si resero presto conto che il problema era legato ai serbatoi dell’ossigeno che si stavano svuotando, cosa che aveva ripercussioni molto serie sia sull’aria da respirare, sia sulla potenza perché la corrente elettrica era fatta combinando idrogeno e ossigeno. Dovettero spegnere tutto per conservare energia per le manovre di rientro e asserragliarsi nel modulo lunare Aquarius che divenne la loro capsula di salvataggio mentre circumnavigavano la Luna prima di riprendere la via di casa.
Gli uomini che sono andati più lontani dalla Terra
Così facendo si spinsero più lontano di ogni altra missione Apollo, superando di poco la distanza di 400.000 km dalla Terra. Nessun essere umano è mai andato più lontano. Un primato che non ebbero né il tempo né la voglia di festeggiare, visto che avevano ben altri problemi per sopravvivere. Dovettero andare al risparmio perché le risorse di Aquarius erano pensate per due persone su un arco di tempo di un giorno e mezzo mentre adesso c’erano tre occupanti per 4 giorni. A Houston fecero prodigi di valore per riuscire a fare respirare gli astronauti (pulendo l’aria dall’anidride carbonica) mentre calcolavano freneticamente l’orbita più sicura per riportarli indietro. Mattingly, che l’aveva scampata (anche se non prese mai la rosolia), passò ore e ore nel simulatore di volo a provare le manovre per il rientro. Ma furono gli astronauti stessi i veri protagonisti del salvataggio. Riuscirono a mantenere calma e lucidità mentale in una situazione veramente difficile ed eseguirono a occhio le correzioni di rotta necessarie per il rientro nell’atmosfera. Riportarli a casa sani e salvi fu un trionfo che fece capire all’opinione pubblica, già abituata e forse annoiata dai successi, quanto fosse rischiosa l’avventura spaziale.
La disavventura di Apollo 13 non fermò il programma lunare. Seguirono altre quattro missioni tutte coronate dal successo.
L’ispirazione della Luna
La conquista della Luna è stata senza dubbio l’impresa più importante portata a termine nel secolo scorso. Si è trattato di un obiettivo a dire poco ambizioso, raggiunto in un tempo incredibilmente breve, se consideriamo che il primo uomo nello spazio era stato Yuri Gagarin, che aveva descritto un’orbita intono alla Terra il 12 Aprile 1961, una data che è diventata la giornata dell’uomo nello spazio.
In meno di 10 anni l’umanità è stata capace di fare un enorme balzo inventando un modo, rischiosissimo ma realistico, di portare essere umani sulla luna e riportarli a casa sani e salvi.
“when there is a will, there is a way” (quando c’è la volontà, si trova il modo- di risolvere i problemi) recita un saggio proverbio anglosassone.
Ricordiamocelo mentre viviamo la frustrazione del distanziamento sociale. Anche noi dobbiamo trovare il modo di vincere il virus.
Facciamoci ispirare dalla Luna che, nel descrivere la sua orbita, si trova alla distanza minima dalla Terra. Non per niente la Luna piena appena passata è stata una Superluna, più vicina, quindi più splendente, del solito.