Il China Internet Report scatta una fotografia degli equilibri e delle dinamiche web, innovazione e fintech nella repubblica popolare, che dall’AI al 5G è ormai avanti a tutti. Anche agli Usa
È in Cina che i nuovi equilibri di internet e della tecnologia prendono forma. Lo era in passato, in chiave manifatturiera, lo è da anni per il tasso di innovazione e il dinamismo del settore nel suo complesso. Anche in termini di utenza. Lo testimonia il China Internet Report appena diffuso dal South China Morning Post, Abacus ed Edit Yeung secondo cui, per esempio, nonostante il tasso di penetrazione della copertura sia solo del 60% gli utenti del web sono 829 milioni contro i 293 degli Stati Uniti. Oltre 817 passano da mobile e ben 583 milioni, il 41% contro il 19% americano, effettuano pagamenti via smartphone: con un salto di 56 milioni anno su anno.
Il confronto con gli Usa
Quello che spicca, per esempio confrontando le principali società, è che per ogni player statunitense ce ne sono almeno un paio cinesi. Se sui motori di ricerca o sui servizi cloud il confronto è paritario (rispettivamente Google contro Baidu e Alibaba o Tencent Cloud contro Aws e Microsoft), altrove lo scontro è spesso a vantaggio della repubblica popolare. Per lo shopping, per esempio, con piattaforme come Taobao (nella foto sopra), Pinduoduo, il celebre JD.com e TMall contro Amazon ed eBay. Oppure nella musica, nei servizi locali, perfino nel dating. In altri ambiti, invece, la leadership americana è imbattibile: gaming, social media, video sono solo alcuni settori in cui i colossi USA dominano.
Le quotazioni in Borsa
In ambito di quotazioni in Borsa al 10 luglio il livello si equivale, intorno ai 222 miliardi di dollari, per le società di settore media, tecnologia e telecomunicazioni. Spiccano nel 2018 il produttore di smartphone e gadget Xiaomi, quotata a Hong Kong per una capitalizzazione di quasi 30 miliardi di dollari, e China Tower, che costruisce impianti TLC, con prospettive per il colosso Byetedance (quello di Tik Tok) e un altro player dell’ambito social: Kuaishou, che ha già 300 milioni di utenti attivi al mese. In termini assoluti, invece, le compagini leader sono ovviamente Tencent (valutata 418 miliardi) seguita da Alibaba (416) e Ant Financial (150).
Gli investimenti
La Cina ha raccolto molti investimenti di tipo venture capital nel 2018. Fra le sigle più attive Sequoia con 247 operazioni seguita da IDG Capital con 127 e Matrix con 102. Il rapporto evidenzia anche l’effetto ecosistema costituito da sigle come Baidu, Tencent e Alibaba contro i concorrenti Toutiao, Meituan-Dianping, Didi. In entrambi i casi si assiste a una clamorosa concentrazione di servizi che, in qualche maniera, fanno capo a uno di questi due gruppi e spaziano dall’e-commerce al ride sharing fino ai contenuti, ai social media, i viaggi, le soluzioni fintech, lo sviluppo tecnologico, con una moltitudine di app, piattaforme e sigle diverse. Solo in superficie, perché appunto radicate in quei due mondi.
Ora il mondo copia la Cina
Se prima erano i cinesi a copiare soluzioni e tendenze, negli ultimi tempi – evidenzia il documento – è il mondo che guarda alle soluzioni asiatiche. Per esempio con la tendenza a creare superapp, cioè piattaforme che integrano decine di servizi differenti dalle quali non è necessario uscire per effettuare pagamenti così come, per esempio, chiamare un’auto al volo. Messenger di Facebook sta provando a diventare qualcosa di simile, ispirandosi a nomi come Line o Go Jek. Altro trend cinese è l’unione delle logiche social all’e-commerce: per comprare mentre si naviga. Pinduoduo, Taobao e Mogu lo fanno da sempre, ci stanno arrivando anche Instagram, col suo check-out, YouTube Shopping e Amazon Live lanciato lo scorso febbraio. E se sui social basati sui microvideo la strada è stata inaugurata dal vecchio Musically poi tramutatosi in Tik Tok con oltre 500 milioni di utenti in tutto il mondo, anche nell’ambito delle infrastrutture la Cina guida il mondo.
Leadership nel 5G
Il 5G, le reti ultraveloci di nuova generazione, coprono già 167 milioni di persone in diverse metropoli del Paese, da Shanghai a Shenzhen, forti anche di migliaia di brevetti nel settore (3.400 contro i 1.368 americani). Anche nell’AI, l’intelligenza artificiale, la repubblica popolare e i suoi colossi sono in vantaggio (spesso anche per usi non necessariamente pacifici): il rapporto elenca una quantità di situazioni ed esempi in cui sono state implementate soluzioni di riconoscimento facciale, algoritmi di raccomandazioni e indicazioni, smart city e ovviamente sorveglianza speciale come DeepGlint, che serve a ritrovare i criminali in fuga da anni, o la piattaforma che a Shenzhen punisce chi viola le regole della strada. E ancora gli occhiali smart sviluppati da Xloong, con cui la polizia accede in tempo reale ai database di sicurezza nazionali.
Il rapporto cita anche l’inquietante sistema di “social credit”, lanciato ormai cinque anni fa, che in Occidente ricorda un episodio della serie Black Mirror secondo il quale i cittadini vengono categorizzati e ottengono un rating, cioè un voto, in base a quanto e come seguano le regole. Se quel punteggio scende sotto una certa soglia, rischiano di non avere più accesso a determinati servizi pubblici.