Da Thomas Buberl (CEO Gruppo AXA) a Roberto Cingolani (IIT), da Maria Chiara Carrozza (Scuola Superiore Sant’Anna) a Maria Bianca Farina (Presidente di Poste Italiane), e ancora Silvia Candiani, Fabio Vaccarono, Enrico Cereda e Gianmario Verona ospiti e interventi dell’AXA Forum 2018
Come rispondono le assicurazioni alla quarta rivoluzione industriale? E quali sono le tematiche che, oggi, preoccupano maggiormente gli italiani? A queste domande hanno risposto i tanti ospiti di AXA Forum: l’evento annuale che si è tenuto a Milano, alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. La prima domanda è stata oggetto di un lungo dibattito, che ha visto alternarsi opinioni di grandi imprenditori, innovatori, assicuratori ed head del mondo della scienza e della tecnologia. Al secondo interrogativo ha risposto una ricerca, “AXA Episteme”, che mette in primo piano i temi “caldi” degli italiani. Tra questi: il lavoro, le pensioni, la sanità ed il cambiamento climatico.
I grandi interrogativi italiani
Secondo la ricerca “Rischi emergenti, protezione e innovazione: una nuova era per le assicurazioni”, condotta da Episteme, il 53,9% dei nostri concittadini è preoccupato dal fatto di non poter riuscire ad intascare una pensione ragionevole. Un 46,5% è sfiduciato da tempi e costi dell’assistenza sanitaria (sua e dei familiari) ed un 44,8% teme di perdere la propria stabilità lavorativa.
Guardando ai rischi emergenti, quelli ambientali risultano al primo posto. Secondariamente, a preoccupare gli italiani sono le sfere socioeconomiche e sanitarie. Il surriscaldamento globale è al centro della questione, con un 89,7% di cittadini che si trova d’accordo sulla necessità di adottare nuovi modelli economici in favore di politiche green ed ecosostenibili. Non manca una buona fetta di popolazione che nutre un certo timore verso le prossime frontiere tecnologiche e su come il progredire della scienza possa influenzare la quotidianità negli anni venturi. In particolare, il 15,2% si dice spaventato dal cybercrime e dai rischi legati alla riservatezza dei dati, mentre il 14,2% dall’Artificial Intelligence e dall’Internet of Things.
“Le priorità degli italiani sono cambiate nel corso degli anni. Adesso viviamo in un mondo caratterizzato da rischi emergenti, sempre più volatile ed iperconnesso, che richiede risposte nuove per gestire questa complessità e proteggere le persone. Il ruolo delle assicurazioni, in questo campo, sarà sempre più rilevante”, ha affermato Patrick Cohen, Amministratore Delegato di AXA Italia, aggiungendo: “L’Italia è il paese più longevo d’Europa. Ma vivere tanto spesso non significa vivere bene. 3/4 delle persone sondate hanno, ad esempio, affermato che si sentirebbero più sicure con dispositivi tecnologici interconnessi e robot badanti”.
Il dilemma sull’intelligenza artificiale
L’I.A. che tanto preoccupa gli italiani, come può aiutarli nell’era 4.0? “Sono tanti i benefici che l’intelligenza artificiale può apportare nella nostra futura quotidianità. Pensiamo al robot domestico, che potendosi avvalere della rete 5G, nel futuro, ad esempio, potrà essere capace di prendere una bibita dal frigorifero e portarcela in 0,20 secondi, al contrario dei 10 che impiega adesso con il 3G. Dobbiamo pensare alla tecnologia come ad un aiuto che possa renderci la vita migliore – spiega Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia ospite del Forum – In quest’ottica non mancano, comunque, i punti di debolezza, Quello della privacy, prima di tutto. Essendo tutti i dati gestiti da un cloud, un’intelligenza collettiva, in futuro non sarà tanto il robot a doverci preoccupare, quanto colui che gestirà il cloud. Ma il robot non sarà di aiuto soltanto in casa, anzi, in certi casi, questi speciali aiutanti ultratecnologici sono già all’opera: è il caso dei robot istruiti a prestare soccorso in situazioni di calamità naturali. Alcuni di questi son già stati adoperati ad Amatrice”.
Il direttore Cingolani illustra come, in un futuro, si possa arrivare a risparmiare ben 5 anni di tempo per progettare, ad esempio, farmaci per persone affette da malattie oncologiche, avvalendosi dell’high performance computing, e della grande importanza che queste macchine intelligenti hanno in campo microchirurgico. Ma la tecnologia non passa soltanto dalla robotica. Proprio riguardo il problema ambientale e del surriscaldamento globale, il direttore porta alla luce nuove nuove tecnologie sostenibili che sostituiscono la plastica con materiali biodegradabili, come gli scarti vegetali delle industrie “Si possono produrre involucri biodegradabili anche con il prezzemolo, o con le patate”. Ma se, da una parte, questo cambiamento sembra avere riscontri positivi, Maria Chiara Carrozza, professoressa di Bioingegneria Industriale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, evidenzia come il robot cambierà profondamente l’asset relazionale tra le persone stesse. “Se finora, per legge, queste macchine intelligenti non possono entrare a far parte della nostra società, una volta che avranno raggiunto questo traguardo potranno interporsi in tanti aspetti della nostra vita quotidiana. Lascio a voi immaginare in che modo”, afferma.
Quali sono, allora, le chiavi di volta?
All’unanimità, gli speaker sostengono la centralità e l’importanza della collaborazione tra sfera pubblica e privata. “Dobbiamo convincere tutti dell’importanza della missione sociale”, afferma Thomas Buberl, CEO del gruppo AXA. “La tecnologia è pronta, ma le persone, forse, non ancora”, aggiunge l’assessore alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici del Comune di Milano, Roberta Cocco.
“Oggi abbiamo a disposizione una quantità immensa di dati. Cerchiamo di renderli utili per predire e prevenire alcune delle carenze che potrebbero, in futuro, verificarsi”, ha suggerito Helen Colhoun, docente di Informatica medica ed Epidemiologia del ciclo di vita all’Università di Edimburgo, ed aggiunge: “Molte aziende sono crollate perché carenti dal punto di vista comunicativo. Investire tecnologicamente di più in questo ambito è sicuramente una delle priorità delle aziende 4.0”. Altro punto centrale in cui la tecnologia potrebbe, davvero, fare la differenza, è quello dello snellimento della burocrazia, come sostiene Silvia Candiani, CEO di Microsoft Italia: “Un assistente virtuale semplificherebbe di gran lunga l’iter italiano”. Secondo Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi, ci troviamo di fronte a due grandi sfide digitali: l’apprendimento delle skills specifiche e lo sviluppo di una cultura digital che sia in grado di ridisegnare le grandi aziende, i modelli di business e la nuova imprenditoria. “Uscire da una visione locale, verso una collaborazione tra PMI e multinazionali è un altro tassello a cui le imprese devono iniziare, da adesso, a pensare”, conclude Enrico Cereda, Presidente e Amministratore Delegato di IBM Italia. D’altro canto, Fabio Vaccarono, managing director di Google Italia, sostiene che, fino a 3 anni fa, il 40% delle piccole e medie imprese italiane riteneva di poca importanza la propria presenza nel world wide web, “Al punto che Spagna e Portogallo hanno di gran lunga superato il numero dei siti web delle PMI nazionali”, sostiene.
Le assicurazioni che ruolo giocano in questo cambiamento?
“Le compagnie stesse stanno cambiando pelle – ammette Maria Bianca Farina, presidente di ANIA e Poste – se, da un lato, i bisogni sono più sentiti ed i rischi ambientali minori, è proprio il modello di business a doversi modificare nell’offerta e nella relazione con i clienti”. Concretamente, cosa chiedono gli italiani? Sempre secondo la ricerca “AXA Episteme”, il 65,3% si ritiene disposto ad acquistare polizze connesse a dispositivi tecnologici in auto e casa; il 29,1% una polizza che offra rimborso automatico; il 26,8% una che, invece, indennizzi automaticamente i danni provocati da agenti atmosferici, mentre il 28,4% una polizza che gestisca completamente l’assistenza in caso di autoinsufficienza.