Il fondatore di Amazon, impegnatissimo anche nella corsa allo Spazio, ha appena svelato il mezzo che potrebbe riportare astronauti americani sul satellite entro cinque anni
Per ora è un mock-up, il design del prototipo a cui la sua Blue Origin sta lavorando. Ci sarà insomma ancora un po’ da aspettare. Intanto, però, Jeff Bezos ha svelato l’aspetto del suo futuro lander lunare, battezzato Blue Moon, che sarà in grado di trasportare carichi di attrezzature scientifiche ma, pare, anche e soprattutto astronauti, direttamente sul nostro satellite.
Bezos ha spiegato che il gruppo ha lavorato al design negli ultimi tre anni: “Si tratta di un mezzo incredibile e andrà sulla Luna” ha spiegato il fondatore di Amazon dopo aver svelato il progetto al Convention Center di Washington D.C. alla stampa specializzata e agli addetti ai lavori del comparto spaziale. Curioso l’esordio, con un video dall’epopea dell’Apollo 11, la missione che potrà i primi esseri umani sulla Luna, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, il 20 luglio 1969: “Se questo non vi ispira, siete all’evento sbagliato” ha detto Bezos, che ha poi elencato tutta una serie di ragioni per cui ci dedichiamo con così tanto interesse al satellite.
Ecco come sarà Blue Moon
Ma come sarà il lander? Potrà navigare da solo nello Spazio, dunque sarà di fatto anche una navicella spaziale, e trasportare fra 3.500 e 6.500 chili di materiali sulla superficie. A sua volta, sarà un po’ una matrioska, nel senso che potrà ospitare fino a quattro grossi rover, piccoli mezzi a loro volta attrezzati e in grado di muoversi sulla Luna, ciascuno con un proprio compito. A muoverlo sarà un nuovo tipo di razzo propulsore, chiamato BE-7, sul quale i test inizieranno la prossima estate.
La strategia Usa per il satellite: una nuova corsa
L’obiettivo è portare astronauti americani sulla Luna, di nuovo, entro il 2024. Sembra molto, per i tempi dell’esplorazione spaziale è praticamente domani mattina. D’altronde con la nuova presidenza della Nasa affidata a Jim Bridenstine, fortemente orientata al coinvolgimento di gruppi industriali privati nella nuova fase dell’agenzia spaziale a stelle e strisce, il quadro è mutato rapidamente: l’amministrazione di Donald Trump intende costruire una piattaforma spaziale nell’orbita lunare come appoggio permanente e appunto riportare astronauti Usa sul satellite del nostro pianeta entro il 2024.
Le parole di Trump e Pence
Lo ha confermato il suo vice, Mike Pence, all’ultimo National Space Council, fornendo appunto il margine massimo di cinque anni, tagliandolo da quelle orientate al 2028, definite “non sufficientemente buone”. Ma lo stesso inquilino della Casa Bianca aveva emanato una direttiva, nel dicembre 2017, che invitava (si fa per dire, spingeva) la Nasa a riportare al più presto gli astronauti sulla Luna. E Bezos, che investe un miliardo di dollari all’anno in Blue Origin, ha risposto all’appello. Ma per tornare sulla Luna servirà un bottino complessivo da 135 miliardi, messo sul tavolo da tutte le parti coinvolte.
C’è d’altronde una nuova corsa geopolitica in pieno svolgimento, e le missioni cinesi Chang’è, che per il momento hanno portato un lander sul lato nascosto della Luna, oltre alla dipendenza dai russi e dal loro vettore Soyuz, non fanno che aumentare l’impazienza dei vertici statunitensi. “Voglio essere chiaro – aveva spiegato Pence poche settimane fa – la prima donna e il prossimo uomo sulla Luna saranno entrambi astronauti americani, lanciati da razzi americani, dal suolo americano”.
Il razzo a idrogeno liquido
“Oggi il nostro fondatore ha condiviso la nostra visione di andare nello spazio per portare beneficio alla Terra. Dobbiamo tornare sulla Luna, questa volta per restarci” ha spiegato Blue Origin, che dunque si allinea alla tabella di marcia della Nasa, in una nota. Rimangono ovviamente da capire i tempi delle prime sperimentazioni né quando e dove, eventualmente, il lander potrebbe atterrare. Anche se un teaser avrebbe fatto intendere il cratere meteoritico che si trova nei pressi del polo sud lunare, intitolato all’esploratore Ernest Henry Shackleton, dove si potrebbe trovare acqua sotto forma di ghiaccio, la cui presenza appare ormai certa dallo scorso anno. L’acqua sarebbe essenziale per estrarre idrogeno e rifornire BE-7, che sarà appunto alimentato a idrogeno liquido. Per ora, poco meno che fantascienza.