Nascerà negli spazi del Tecnopolo e, insieme agli altri sette, servirà a una grande quantità di scopi scientifici, dalla medicina alla cybersicurezza. Ma soprattutto a recuperare il ritardo con Usa e Cina
Un supercomputer per l’Italia. Si tratta di quello che fa parte del progetto comunitario Euro Hpc (high performance computing), siglato dalla Commissione e 26 paesi membri. Bologna ospiterà la sede del Comitato europeo sul calcolo ad alte prestazioni (Euro Hpc). E il suo cuore sarà un calcolatore pre-exascale, vale a dire una sorta di precursore di una macchina ancora più potente, in grado di processare un exaflop, ossia un miliardo di miliardi di operazioni al secondo.
Il percorso
La candidatura era stata presentata lo scorso 21 gennaio grazie a un consorzio congiunto con la Slovenia, nell’ambito di un progetto guidato dal Consorzio interuniversitario Cineca, con Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste. L’ultima riunione dell’organismo voluto dalla Commissione per spingere la creazione di una rete di supercomputer ha infine premiato il nostro Paese più degli altri.
Non solo l’Italia: Bologna è solo uno degli otto siti europei ad accogliere i centri di supercalcolo. Gli altri sette sono Sofia (Bulgaria), Ostrava (Repubblica Ceca), Kajaani (Finlandia), Bissen (Lussemburgo), Minho (Portogallo), Maribor (Slovenia) e Barcellona (Spagna). Anche se le macchine più potenti saranno appunto quella bolognese e poi in Spagna e Finlandia. Il progetto è finanziato complessivamente con 840 milioni di euro e prevede appunto la creazione di una rete di supercomputer con elevatissime capacità di calcolo, di classe pre-esascala, in grado cioè di raggiungere la potenza di calcolo da cifre a 18 zeri.
A cosa servirà?
Studi scientifici di altissimo livello, evoluzione dell’universo, clima e smart city, farmacologia e medicina (studio di nuove molecole o mutazioni genetiche), matematica, cybersicurezza: sono moltissime le applicazioni di un simile network, che dovrà essere in grado di competere con le clamorose potenzialità dei supercomputer cinesi e statunitensi. Nessun supercomputer europeo è infatti presente nella top 10 dei più potenti a livello globale. Le sue capacità saranno messe a disposizione di università, istituti di ricerca e aziende tramite applicativi cloud, proprio come fanno i grand brand tecnologici tipo Ibm. Per costruire il supercomputer, battezzato Leonardo e collocato negli spazi del Tecnopolo, saranno stanziati 240 milioni di euro (50% da parte dell’Italia e 50% dall’Unione Europea).
Le gare per le componenti e i servizi partiranno nelle prossime settimane, poi si entrerà nel vivo dalla seconda metà del 2020.