La prima deludente trimestrale dell’anno offuscata dai problemi del fondatore, bloccato per aver usato incautamente Twitter, mentre la società lavora per andare oltre la produzione di auto elettriche
Immaginare che un imprenditore non possa parlare della sua azienda appare un controsenso e una eventualità difficilmente giustificabile ai fini del diritto. Eppure c’è chi non può farlo, almeno non su Twitter, se non con l’ok del pool legale della stessa compagnia. E l’indiziato non è certo un novellino, bensì Elon Musk, uno che sul social dell’uccellino conta più di 26 milioni e 200mila seguaci. L’impossibilità a twittare notizie su Tesla nasce dall’uso troppo disinvolto del mezzo che, dopo la pubblicazione di messaggi potenzialmente dannosi per gli investitori, ha richiamato le attenzioni della Security and exchange commission (Sec), l’organo di controllo della borsa statunitense, che ha imposto un conto salato al fondatore di PayPal.
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Tweet inopportuni e multa salata
Il primo passo che ha aperto la diatriba tra le parti è stato un cinguettio del 7 agosto 2018 con il quale l’imprenditore sudafricano ha affermato di “considerare l’ipotesi di ritirare Tesla dal mercato con un prezzo di 420 dollari ad azione”, una cifra parecchio superiore al valore effettivo di quel periodo che ha messo in subbuglio gli investitori. Diciotto giorni dopo, il numero uno della compagnia di auto elettriche ha postato un altro messaggio, stavolta dal significato opposto, per smentire la fuga del titolo da Wall Street. Un paio di settimane dopo è il famoso giorno dell’intervento radiofonico di Musk, che negli studi di una radio californiana fuma marijuana (nello stato del governatore Gavin Newsom è legale) e annuncia licenziamenti dovuti alle pressioni esterne e delle autorità derivate dai suoi precedenti tweet.
Altra benzina sul fuoco che provoca la reazione della Sec e l’accusa contro Musk per “dichiarazioni false e fuorvianti agli investitori e frode”. Nonostante i richiami di Musk alla libertà di espressione, il responso è stato duro con una multa di 40 milioni di dollari e la rinuncia per tre anni al ruolo di presidente della compagnia (lo scorso 29 settembre è stato rimpiazzato da Robyn Denholm) e l’obbligo di far esaminare ogni suo futuro tweet dal consiglio di amministrazione della società.
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Niente più tweet boomerang
Pagata la multa e lasciato il trono di presidente (mantenendo però quello di AD di Tesla), Musk ha continuato a utilizzare Twitter a suo piacimento, tanto che lo scorso 20 febbraio ha affermato in un messaggio che Tesla avrebbe prodotto circa 500.000 nuove auto elettriche nel 2019. Anche qui la cifra non corrispondeva con il volume previsto e comunicato in precedenza dalla compagnia, con la Sec che ha trovato perciò terreno fertile per tornare alla carica e aprire altre cause contro Musk. Per il bene di tutti, le parti in causa hanno trovato un accordo con l’eclettico patron di Tesla che ha accettato di poter twittare informazioni economiche e strategiche sulla società (dalle acquisizioni ai dati su produzione e vendite) solo dopo l’ok degli avvocati dell’azienda, al fine di evitare altri equivoci e conseguenti cause.
I conti non tornano
Mentre la ribalta mediatica si incentra sulle beghe di Musk, Tesla continua nel suo lungo processo di transizione, con l’intento di velocizzare la produzione e lo studio di servizi aggiuntivi per i clienti. La prima trimestrale del 2019 ha fornito risultati negativi, con un giro di affari di 4,5 miliardi di dollari in flessione rispetto ai 7,22 miliardi di dollari dell’ultimo trimestre 2018. La riduzione più importante è quella delle auto, scese ad inizio anno a 63.000 rispetto alle 90.000 del trimestre precedente, anche a causa delle complicazioni per le consegne della Model 3 in Europa e Cina. Questi aspetti non sono però una sorpresa per il gruppo, che sta attraverso il cambiamento avviato lo scorso anno. Oltre al licenziamento di parecchi dipendenti, la ristrutturazione societaria mirata alla sostenibilità finanziaria di Tesla passa pure per l’addio ai concessionari e ogni altro punto fisico per la vendita delle auto, che saranno acquistabili sono online. Per riuscirci sarà potenziato il servizio di assistenza al fine di soddisfare (e velocizzare) le richieste dei clienti, che almeno in Nord America possono già restituire una vettura elettrica dopo sette giorni di prova oppure 1.000 miglia percorsi e ottenere il rimborso completo.
L’assicurazione su misura
Nel futuro societario c’è pure la volontà di andare oltre le auto e aggiungere altri servizi, come l’assicurazione. “Siamo pronti e speriamo di lanciare il servizio tra circa un mese”, ha dichiarato Musk nel corso di una conference call sulla trimestrale del gruppo. Per evitare i limiti dell’InsureMyTesla, la polizza lanciata due anni fa in partnership con Liberty Mutual Insurance e dedicata ai clienti Tesla, la società avrebbe messo a punto un servizio che terrà conto dei dati raccolti dal sistema di assistenza Autopilot, utile per monitorare le abitudini di guida dei conducenti e, quindi, per determinare una tariffa specifica per ogni tipologia di cliente.