Potrebbero inoltre essere disponibili in tempi rapidi: l’iter che autorizza l’uso clinico di queste sostanze è più breve rispetto a quello necessario per i farmaci tradizionali
Super anticorpi per sconfiggere quello che, a conti fatti, è un super virus. È la strada battuta da una delle menti più brillanti della medicina, David Ho, già stimato e riconosciuto protagonista della lotta all’AIDS, attualmente impegnato sul fronte di una cura per frenare l’epidemia di Coronavirus.
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La carica dei super anticorpi
David Ho, ricercatore della Columbia University e direttore scientifico del Centro Aaron Diamond per la ricerca sull’AIDS, ritiene che i super anticorpi possano rivelarsi alleati indispensabili in questa battaglia finora impari. “Abbiamo un insieme di anticorpi molto più potenti e diversificati rispetto a quelli trovati finora e sono pronti per essere trasformati in terapie”, ha detto Ho. I super anticorpi sono stati sperimentati finora nei criceti, nei quali hanno dimostrato sia di neutralizzare il nuovo Coronavirus laddove già presente al momento dell’inoculazione nell’organismo, sia di dare una protezione ai soggetti che non lo avevano ancora contratto.
Anticorpi mutanti
Adesso, dicono i ricercatori, superata questa prima fase con risultati incoraggianti, si stanno pianificando altri test sugli animali e quindi sarà la volta di mettere alla prova i super anticorpi in un organismo umano. Già, ma cosa sono i super anticorpi? Di fatto, anticorpi mutati geneticamente, vale a dire diversi sia da quelli contenuti nel siero dei convalescenti, sia da quelli sintetici, progettati sulla base delle sequenze genetiche. Secondo quanto riporta la rivista scientifica Nature sono stati prelevati da malati di Covid-19 e, per i ricercatori, potrebbero essere utili per arginare la pandemia in attesa che siano disponibili farmaci e vaccini anti Covid-19 attualmente in via di sperimentazione.
Super anticorpi super veloci
Ma l’aspetto più promettente della ricerca di Ho è dato dal fatto che i super anticorpi potrebbero essere disponibili in tempi rapidi, considerando che l’iter che autorizza l’uso clinico di queste sostanze è più breve rispetto a quello necessario per i farmaci tradizionali. A distinguere gli anticorpi prelevati nei malati da quelli dei convalescenti è il fatto che i secondi sono il risultato di una risposta immunitaria diversa in ogni individuo; di conseguenza possono avere effetti diversi in pazienti diversi.
Dall’Unione europea 100 milioni di euro per la ricerca
Intanto, la Commissione europea parteciperà con un contributo di 100 milioni di euro alla raccolta fondi della Fondazione Cepi (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations) per lo sviluppo rapido di un vaccino contro il coronavirus. I 100 milioni fanno parte dell’impegno dall’importo complessivo di un miliardo del programma per la ricerca Ue (Horizon 2020) per sviluppare test diagnostici, trattamenti, vaccini e altri strumenti di prevenzione della diffusione del Covid-19. “Siamo orgogliosi di sostenere il Cepi nel suo sforzo di sviluppare rapidamente i candidati vaccinali più promettenti”, ha dichiarato la commissaria per l’innovazione Mariya Gabriel. L’iniziativa globale dei donatori lanciata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per vaccini e terapie accessibili a tutti contro il Covid ha raccolto finora 15,9 miliardi.