In Italia le malattie neurodegenerative colpiscono tra gli over 85 circa una persona su quattro, con ricadute sul Pil di circa due punti l’anno: a parlarne con StartupItalia è Giulio Deangeli, 25 anni, studente di Medicina del Sant’Anna (e contemporaneamente dell’Università di Pisa), e promessa – o forse sarebbe meglio dire ‘genio’ – della ricerca nel campo delle neuroscienze. Dal liceo a oggi ha macinato successi e battuto record di ogni tipo. A 18 anni il primo posto alle Olimpiadi delle neuroscienze – l’International Brain Bee –, concorso a cui partecipano 30mila persone all’anno e di cui è risultato unico italiano vincitore degli ultimi vent’anni. Fino all’oggi, quando l’università di Cambridge lo ha insignito con la sua borsa più prestigiosa, il Vice-Chancellor’s Award.
La borsa di studio più prestigiosa di Cambridge
“La partenza per Cambridge è prevista per l’inizio del prossimo anno” racconta. “Starò lì tre o quattro anni” prosegue Giulio, che nel frattempo si laureerà in Medicina, e porterà avanti gli altri percorsi in cui è impegnato, una laurea in Ingegneria biomedica e un’altra in Biotecnologie. Perché alla borsa di studio, che ammonta a oltre ventimila euro, è condizionato un progetto di ricerca: “Mi concentrerò sul perché alcune zone del cervello risultano più vulnerabili rispetto ad altre nelle patologie neurodegenerative”. La speranza è arrivare a una terapia “che freni la proteina ‘mangiacervello’ che porta alla malattia”. Anche se i tempi non saranno brevi, perché “solo per l’approvazione di un farmaco ci vogliono dieci anni” sottolinea lo studente.
Primo alle Olimpiadi delle neuroscienze
La passione per le neuroscienze è scoppiata durante l’adolescenza, ma non trasmessa dai genitori per lui che ha una mamma professoressa di inglese e un papà veterinario. “Al liceo – frequentavo lo scientifico – chiesero una ricerca e io ne feci una sul cervello”. Il resto è venuto da sé. Prima il concorso mondiale, quando “ti ritrovi con una tavola con sopra 30 cervelli umani e devi saper indicarne le varie parti e formulare diagnosi”. Poi il test a Medicina all’Università di Pisa, un ateneo “eccellente sul piano formativo”, dove ancora una volta si classifica primo. Subito dopo l’ingresso al Sant’Anna, istituto dove ogni anno entrano circa 250 studenti, di cui una decina a Medicina.
“Studiare è quello che mi diverte”
Al telefono con StartupItalia parla dalla sua stanza nel collegio (l’ateneo offre ai suoi selezionati vitto, alloggio e un piccolo stipendio), raccontando il suo quotidiano. Giornate che non assomigliano a quelle di un ordinario 25enne. Non ci sono birre con gli amici, perché il divertimento è nello studio. Se qualche argomento viene a noia, “passo ad altro”. Ascolta musica classica, “non per snobismo ma perché non riesco ad ascoltare altro”. Anche il ritmo di apprendimento è fuori dal comune. “Ho un ciclo infradiano, le mie giornate durano circa 30 ore”. Giulio non si alza come tutti al mattino: “A volte non riesco a addormentarmi così magari vado a letto di giorno e mi sveglio a mezzanotte”. Ma non vive solo sui libri: “Giro molto per congressi, mi capita di viaggiare, e l’anno scorso ho anche fatto l’Erasmus in Francia”. Anche se, ci ride su, “sono finito a dormire in un monastero di frati”.
Un futuro nella ricerca
Adesso l’obiettivo è la ricerca, ad altissimi livelli. “È da sempre il mio fine, sin dall’iscrizione a Medicina”. A Giulio, a testimonianza della sua mente fuori dal comune, sono nel frattempo arrivate altre borse di studio, sempre da Cambridge: l’Mrc Dtp Grant della School of Clinical Medicine e poi la Darwin College Studentship. E ancora la Hevolus Innovation Scholarship e la Ermenegildo Zegna Founder’s Scholarship, borse a sostegno delle eccellenze italiane. Ma quello di Giulio non è un destino da cervello in fuga. “Lo studio fuori dall’Italia è d’obbligo per chi fa ricerca, il problema è quando non si rientra” commenta. Ed è sua intenzione farlo, completato il progetto a Cambridge. Per le malattie neurodegenerative servono “non tanto grandi clinici quanto grandi ricercatori”.