Grazie a un’app sarà poi possibile consultare i dati raccolti in un “archivio” open source
Il Ces di Las Vegas lo ha certificato: il 2020 sarà l’anno del boom degli oggetti connessi. Uno dei settori che sembra beneficiare molto da questo trend tecnologico è quello dell’abbigliamento. Se ne sono accorti anche i grandi giganti come Google, Samsung e Xiaomi, che hanno deciso di investire nel mercato dei tessuti smart.
Anche in Italia c’è chi sta lavorando sulla tecnologia indossabile. Enea, ad esempio, in collaborazione con Università di Modena e Reggio Emilia, CNR, INFN e Laboratorio di Ricerca Industriale MIST E-R, ha di recente dato il via al progetto We Light (WEarable LIGHTing for smart apparels).
Pensato per gli sportivi
Finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, il progetto ha come obiettivo la realizzazione di capi di abbigliamento sportivo dotati di sistemi elettronici, ottici e sensoristici in grado di connettere chi li indossa con l’ambiente esterno.
La tecnologia integrata – “incapsulata all’interno di materiali innovativi in grado di dissipare l’energia termica” – dovrebbe garantire una maggiore sicurezza a chi li indossa, sia negli ambienti di lavoro che in città. Basti pensare a chi pratica sport su strada, come ciclisti e runners, esposti quotidianamente a una serie di insidie, dalle automobili alle buche.
“I sensori incapsulati in questi vestiti leggeri, ergonomici e sicuri – spiegano i suoi ideatori – consentiranno sia di attivare fibre ottiche e LED per aumentare la visibilità di chi li indossa al variare della luminosità, sia di acquisire i dati delle prestazioni atletiche e della qualità dell’aria”. Con un’app sul proprio dispositivo mobile sarà poi possibile consultare i dati raccolti in un database open source e avere suggerimenti sui percorsi “meno inquinati”, per evitare le zone urbane dove la qualità dell’aria risulta peggiore.
Dallo sport ai luoghi di lavoro
“I capi accessoriati con questi toolkit innovativi saranno altamente funzionali e utili anche in altri settori della moda o negli ambienti di lavoro – sottolinea il ricercatore ENEA Sergio Petronilli del Laboratorio Cross Technologies per Distretti Urbani e Industriali – dove ad esempio consentiranno di segnalare agli operatori l’accesso in zone pericolose tramite l’attivazione automatica di fibre ottiche o LED anche in relazione alle condizioni dell’ambiente esterno, come luminosità, umidità e temperatura”.
Il progetto prevede la realizzazione dei prototipi tecnologici – per i quali i ricercatori ENEA realizzeranno gli inserti che fungeranno da contenitore per i sensori e i componenti elettronici – ma anche delle componenti hardware e software. Queste ultime serviranno da know-how per la filiera della moda e per ulteriori funzioni nelle smart city del prossimo futuro, dove questi strumenti saranno assoluti protagonisti.