Sono giovani donne, piene di entusiasmo e di passione per la robotica. Si chiamano “Afghan Dreamers” perché offrono un sogno al loro paese: l’avanzamento tecnologico e una soluzione a problemi pratici. Ma non solo
La loro ultima sfida è stata quella di costruire ventilatori meccanici per un paese, l’Afghanistan, che non ne aveva a sufficienza per mantenere in vita tutte le persone che hanno contratto il Covid-19. Impresa che pare impossibile perché le uniche cose che avevano a disposizione erano una vecchia auto e un disegno. Ma il loro entusiasmo ha ricevuto il sostegno di tanti. Stanno continuando a migliorare il loro prototipo. E sebbene il loro dispositivo non abbia approvazioni ufficiali, può essere comunque usato per salvare vite in una situazione di emergenza.
Chi sono le Afghan Dreamers?
Le Afghan Dreamers hanno accettato una sfida così difficile perché sono cresciute in un contesto che ha trasmesso in loro la fiducia di poter riuscire a cambiare le cose.
Il gruppo nasce tre anni fa a Herat per volere di Roya Mahboob. Imprenditrice, votata alle tecnologie più moderne e afghana, ha fondato e dirige il Digital Citizen Fund.
Il Digital Citizen Fund è un’organizzazione no-profit che aiuta le giovani donne nei paesi in via di sviluppo ad avere accesso alle tecnologie e all’istruzione.
“Il nostro obiettivo principale è quello di formare giovani donne tra i 12 e i 18 anni a usare le tecnologie digitali, i social media e ad avere competenze di coding o nell’ambito finanziario o del blockchain”, ha spiegato Roya Mahboob. “Avere tali competenze aiuta le giovani donne a iniziare una propria attività imprenditoriale”. L’anno scorso è stata organizzata la prima esposizione delle 100 startup nate in seguito a questi programmi educativi. “Le giovani donne spendono le conoscenze che hanno acquisito soprattutto nell’ambito della moda, dell’artigianato, dell’agricoltura e delle tecnologie”.
Tra i programmi formativi offerti dal Digital Citizen Fund c’è anche la robotica. Fa parte dei corsi più avanzati, volti a fornire una formazione nell’ambito STEAM (scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica) alle ragazze.
Oggi il Robotics team è composto da 25 ragazze ed è guidato da Somaya, che ha 17 anni. Ha vinto cinque premi internazionali per le innovazioni proposte. I suoi progetti spesso vogliono risolvere problemi dell’Afghanistan. È il caso del robot capace di rilevare le mine antiuomo, che ancora generano vittime in un paese dilaniato da 40 anni di guerre.
Covid-19: una nuova sfida
Secondo un modello realizzato dal Programma delle Nazioni Unite per i paesi in via di sviluppo (UNDP), il Covid-19 avrà un impatto molto pesante per un paese come l’Afghanistan. Gli effetti economici della pandemia potrebbero far calare del 17% il PIL del paese entro il 2023. E la spesa sanitaria per costruire ospedali, assumere personale medico e dotarsi di nuovi dispositivi medici peserà per 250 milioni di dollari sulle casse statali. Troppo per un paese che ha già un sistema sanitario piccolo e debole. Secondo l’ambasciata americana si contano a oggi più di 29 mila casi di Covid-19 in Afghanistan.
Da qui la necessità di trasformare i ventilatori manuali in ventilatori meccanici, con materiale a basso costo e disponibile a livello locale. L’aiuto è arrivato dal MIT, che ha rilasciato un progetto accessibile a tutti, ricco di istruzioni per un ventilatore a basso costo ma ricco di funzionalità avanzate. Al team afghano spetta il riconoscimento dell’idea di usare il motore che aziona il tergicristalli nelle automobili per rendere il ventilatore meccanico. “Ora il gruppo di robotica sta lavorando a una seconda versione del dispositivo. Vogliono rendere controllabile il flusso dell’aria durante l’inspirazione e introdurre una ventilazione a pressione assistita”, ha riferito Roya Mahboob.
Siamo ancora a un prototipo quindi? “È stata dura lavorare con le restrizioni della quarantena. Non avevamo accesso alle materie prime, alle risorse e a dispositivi per assicurare la sicurezza. Ma ci siamo arrangiate in qualche modo. Siamo state aiutate molto dai professori e dagli studenti del MIT. Abbiamo ricevuto il supporto tecnico di importanti industrie tecnologiche. Ma solo ora ci hanno inviato il sensore importante per migliorare il nostro dispositivo per la ventilazione”.
Oltre la tecnologia
Le Afghan Dreamers non rappresentano solo una potenzialità tecnologica per l’Afghanistan. Dare a queste ragazze la possibilità di avere un’istruzione in questi ambiti significa molto di più. “Quando ho incontrato le Afghan Dreamers per la prima volta nel 2015 ho capito che da loro dipendeva il futuro dell’Afghanistan” ha commentato Elizabeth Schaeffer Brown, membro del comitato fondatore e consigliere speciale del Digital Citizen Fund. “Roya e il gruppo di studenti stanno portando una speranza contagiosa all’Afghanistan e a tutti coloro che incontrano. Sia il Digital Citizen Fund che il Robotics Team stanno facendo progredire la causa femminile a livello globale e hanno ancora tanto lavoro da fare”.
In Afghanistan, un quarto della popolazione è tra i 10 e i 19 anni (dati NSIA). L’UNICEF sta puntando molto all’educazione delle giovani donne e alla prevenzione dei matrimoni che coinvolgono le bambine. Le adolescenti, dunque, sono viste come “catalizzatori e agenti del cambiamento nelle loro comunità”, come riporta il Compendio degli Eroi Ignorati. Le giovani donne sono fonte di scambi di conoscenza tra pari. Possono portare a un cambiamento delle norme e dei comportamenti sociali nelle loro comunità. Rappresentano la possibilità di trasmettere tale presa di coscienza alle generazioni future.
“Le donne sono trattate come cittadini di seconda classe in Afghanistan. Le tecnologie sono una strada preferenziale per l’indipendenza”, ha commentato Elizabeth Schaeffer Brown.
Cosa resta da fare. Cosa possiamo fare
L’UNICEF ha stimato che in Afghanistan 3,7 milioni di bambini non vanno a scuola. Il 60% di questi sono bambine. I finanziamenti internazionali hanno aiutato tanti afghani a crescere economicamente e a battersi per i loro diritti. “C’è ancora tanto da fare per trasformare l’Afghanistan in una piena democrazia. Per fortuna, possiamo contare su giovani afgani che sono entusiasti di contribuire a questo processo. E il loro coinvolgimento nella vita sociale economica e politica del paese darà loro la possibilità di avere successo in questa impresa” ha aggiunto Schaeffer Brown.
Il fatto di offrire l’opportunità di imparare, di svilupparsi e di crescere alla parte più giovane della popolazione afghana servirà a colmare il desiderio di pace, di libertà di parola e di diritti umani che provano i giovani afghani. “Dobbiamo assicurare che sia garantita alle giovani donne la possibilità di acquisire autorevolezza e abilità. E l’istruzione è la chiave in questa impresa”, ha concluso Elizabeth Schaeffer Brown.