Cosa si è detto durante il #10 STRTGY Meeting. Tecnologia e design sono una connessione imprescindibile?
Il #10 STRTGY Meeting, ospitat
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La figura del designer nel 2021 secondo Porcini
«Dai tempi della mia laurea, nel 2000, la figura del designer è cambiata moltissimo, soprattutto con l’affermarsi dei social e dell’e-commerce – afferma Porcini – Ho iniziato a progettare il mio lavoro 20 anni fa e mi sono trovato catapultato in alcune realtà che avevano intuito le potenzialità del design. All’inizio c’era interesse e curiosità nella sperimentazione di questo campo e si percepiva l’esigenza di fare le cose in modo diverso, con una visione più sofisticata del design. Ma tutto questo non sarebbe stato sufficiente perché il designer lavora sulle strategie, sulla cultura e sulle competenze in campi quali quello della creatività, dell’estetica, del business e dell’innovazione. Affinché questo cambiamento potesse avvenire, c’è stato bisogno di integrare la figura del designer nelle mission aziendali. Un nuovo modo di fare innovazione che, soprattutto negli anni, mi sono reso conto abbia portato ad un approccio al design driven dove l’uomo e il consumatore sono al centro. Allo stesso tempo, mi sono reso conto del gap che si è creato tra la professione del designer e la percezione di questa figura anche da un punto di vista aziendale. La tanto attesa “innovazione” era focalizzata proprio sul design, pertanto aver pensato ad un riposizionamento di questa figura all’interno delle realtà aziendali è stato centrale».
Tecnologia e design: una connessione imprescindibile
Se oggi grazie alla tecnologia, i costi di produzione si sono notevolmente ridotti, con l’affermarsi dell’e-commerce l’azienda si rivolge in maniera diretta al cliente finale e, in questa nuova era, molte aziende si sono chieste come riuscire a intercettare soddisfazioni e insoddisfazioni nei clienti e come innovare i team. “Anzitutto, direi che la curiosità è una soft skill imprescindibile se si vuole fare innovazione. Richard Branson, il founder di Virgin Group, ha iniziato il suo lavoro concentrandosi sull’analisi delle frustrazioni personali e creando aziende che risolvessero queste frustrazioni. Per fare questo, oggi, non c’è bisogno di essere milionari, ma è necessario capire come e quali cambiamenti la tecnologia può apportare a livello industriale e fino a dove si può riuscire a intervenire, focalizzandosi sulla personalizzazione e l’esperienza con un approccio human centered. Tanti sono gli esempi, oggi, di tecnologie abilitanti come i wearable devices, le bottiglie sostenibili che contengono un microchip per monitorare la quantità di acqua ingerita. Il punto centrale è trasmettere alle persone il concetto che stanno acquistando un oggetto che porterà loro dei vantaggi e, in questa direzione, i designer sono come ambasciatori, creando nuove strategie di branding“.
Capire i bisogni del target è fondamentale per Mauro Porcini
Come anticipato, per cambiare approccio nella direzione di un mondo più sostenibile e innovativo, le aziende devono avere chiari, anzitutto, quali sono i bisogni e i sogni delle persone. “In questo senso, si devono analizzare tre settori: le persone; la tecnologia e il business. Successivamente, è necessario identificare e progettare qualcosa di nuovo che serva ai consumatori e che, allo stesso tempo, possa essere impiegato in diversi campi. Così si crea un’esperienza di business che, anche grazie alla tecnologia, genera novità nel rispetto della diversity. Un prodotto di design deve essere esteticamente, funzionalmente, socialmente, ambientalmente, finanziariamente ed eticamente sostenibile. Se si crea qualcosa di esteticamente bello che, però, non ha una portata innovativa, non si può parlare di design perché questo serve a creare valore per il business e per la società. In questo senso, la variabile umana fa la differenza con caratteristiche come l’ottimismo, la resilienza, la volontà di uscire dalla comfort zone, verso la creazione di una comunità di innovatori“.