Dalla bevanda più antica del mondo, la birra (la prima ricetta di fermentazione è stata trovata in una tavoletta sumera), arriva la risposta per un’effettiva e reale economia circolare locale. Biova è la startup torinese che si occupa di economia circolare producendo nuovo valore alle eccedenze alimentari. Nel suo primo anno di vita ha già creato e distribuito due referenze di birre prodotte dalla fermentazione del pane invenduto.
Dalla passione per la CSR, l’idea
L’idea è venuta a Emanuela Barbano, 42 enne astigiana e torinese d’adozione, e Franco Dipietro, alassino e torinese per scelta. Entrambi ex professionisti nel campo della pubblicità e della comunicazione visiva, hanno sempre abbracciato le cause di associazioni legate al recupero degli scarti alimentari. Due anni fa la scelta: stop con la pubblicità, si alla CSR e all’imprenditoria. Oggi Franco è il CEO di Biova, mentre Emanuela è la CFO.
Abbiamo intervistato Emanuela, per sapere come è possibile fare impresa aggiungendo uno step ad un ciclo di vita del prodotto già in essere e a creare, allo stesso tempo, un maggiore valore economico. Ovvero, attivando il meccanismo di “economia circolare” di cui tutti parlano ma per il quale esistono effettivamente pochissimi esempi concreti e di successo da cui prendere esempio.
Le eccedenze alimentari e l’ economia circolare
“Biova è una startup di full innovation: noi ridisegniamo i processi di smaltimento delle eccedenze alimentari di produttori e distributori. La birra è semplicemente la prima di una lunga lista di progetti che abbiamo in mente di sviluppare. Era, per circostanze personali, il prodotto che siamo stati in grado di sviluppare più facilmente ma soprattutto più velocemente.”
Già 4 anni fa Emanuela aiutò un’associazione che si occupa di eccedenze alimentari ad aprire il suo ufficio di Torino, la tematica non le è nuova, quindi. Le eccedenze solitamente vengono distribuite ad onlus ed associazioni per sostenere le persone più bisognose ma, purtroppo, rimane ancora del prodotto non distribuito che dovrà essere per forza gettato.
“La circular economy non vuole togliere il supporto alimentare a persone bisognose. Semplicemente la quantità di prodotto disponibile è talmente alta che è come avere una miniera d’oro che non viene utilizzata.”
Dalla ricetta tradizionale, un prodotto innovativo
Così, dalla tradizione delle birre Kölsch dal basso tasso di malto e una maggiore quantità di cereali, Emanuela e Franco decidono di dar vita alla prima referenza di Biova. La ricetta è un adattamento dell’antichissima ricetta egizia, in modo da avere una bevanda leggermente alcolica ma decisamente dissetante, che possa piacere al grande pubblico. L’evoluzione di questa ricetta è di proprietà di Biova, condivisa con i mastri birrai che decidono di aderire al progetto.
Il progetto pilota piace, tanto che la COOP chiede una fornitura per i supermercati del Piemonte, ma non solo: “La prima birra è nata in collaborazione con una catena di panetterie di Torino che si chiama Panacea. È andata molto bene, non solo l’abbiamo venduta anche alla COOP, ma una onlus dedicata al recupero delle eccedenze alimentari dei negozi e locali del quartiere San Salvario di Torino, ci ha chiesto di produrre una referenza tutta per loro.
Da qui nasce la birra San Salvario appunto, venduta nei locali di tutto il quartiere. Questa è una Golden Ale, per cui stiamo differenziando anche le tipologie di birre.”
Il risparmio di materie prime grazie all’attivazione dell’ economia circolare
La birra prodotta dal pane porta a un risparmio del 30% di malto per la fermentazione ma è il valore economico creato per le aziende locali (e non solo) che rende chiaro quanto l’economia circolare faccia bene all’ambiente e al portafogli: in un solo anno di attività, Biova ha raccolto 1.000kg di pane in eccesso per produrre oltre 50.000 bottiglie di birra da 33cl. Il pane viene acquistato da Biova a un prezzo simbolico: circa 1 centesimo al chilo.
La startup si occupa del recupero, trasporto e distribuzione del pane dai fornai ai mastri birrai e poi della vendita al canale distributivo, oltre che del marketing del prodotto. A seconda dell’ordine ricevuto, Biova acquista la birra prodotta dai mastri birrai a un prezzo circa 90 volte superiore a quello di acquisto per la materia prima e lo rivende maggiorato del 35%. Il prezzo di una birra Biova è a partire da €2,49 a bottiglia nella GDO e a partire da €4,50 a bottiglia per un aperitivo rinforzato in uno dei locali di Torino dove è presente.
Il valore aggiunto economico creato
Un ulteriore piccolo calcolo: in Italia un chilo di pane costa, in media, €3,1 al chilo (prezzo al pubblico).
Per produrre un lotto di 2.500 litri di birra, ovvero 8.000 bottiglie da 33cl, sono necessari 150kg di pane. Ovvero €465 di pane. La birra viene veduta al minimo (grandi ordini) a circa €1,60 a bottiglia. Questo significa che quel pane ha realizzato un valore di €12.800. Certo: la birra non è fatta solo di pane, ci vuole tempo, professionalità, altre materie prima, spese di magazzino eccetera, ma si tratta comunque di una rivalutazione del prodotto di circa 27 volte e mezzo superiore! E tutto grazie all’economia circolare.
“Il lockdown non ci ha aiutati molto nel primo anno di lancio. È vero: l’aumento di vendite della GDO ha in parte coperto l’impossibilità di vendere prodotti nei locali, che rimangono però il primo canale di vendita per le bevande alcoliche. Siamo quindi contenti di vedere che le proiezioni per l’anno non sono lontane da quanto pronosticato ma l’importante è che ora ci conoscono sia il cliente finale, sia il B2B”.
Economia circolare e CSR: un investimento da bilancio sociale per le grandi imprese
Il B2B è effettivamente importante: Biova al momento sta ultimando la documentazione per ricevere le certificazioni ISO9001 ed ISO22000 che le permetteranno, ancor più di adesso, di entrare a pieno titolo nel bilancio sociale delle aziende della grande distribuzione. Ad oggi, COOP distribuisce Biova nei suoi supermercati del Nord Ovest e Unes in 50 supermercati della Lombardia.
L’equity crowdfunding e le referenze future
E nel futuro?
“COOP ci ha chiesto una referenza dedicata: prenderemo le eccedenze di pane prodotte dai loro forni e produrremmo una linea di birra al pane firmata COOP. Inoltre stiamo ultimando una referenza completamente diversa, ma ancora nella famiglia delle birre: saranno prodotte dalle eccedenze del riso”.
Per aumentare i prodotti derivanti dall’economia circolare, Biova sta cercando fondi. Al momento, oltre ai due Cofounder, hanno investito nel progetto due business angels ed è attiva una campagna di equity crowdfunding su BackToWork che ha già raccolto il 20% in più dell’obbiettivo prefissato da Emanuela e Franco: beh è proprio il caso di brindare con una buona birra al pane!