La divisione statunitense sigla un patto con la startup californiana, che implementerà la sua piattaforma di self-driving sui veicoli commerciali della società italo-americana
Naufragata la possibile fusione con Renault, FCA guarda avanti puntando sulla guida autonoma. A pochi giorni dal repentino cambio di direzione dovuto dalla mancanza di “soddisfacenti condizioni politiche in Francia”, con la volontà del governo transalpino di entrare nella proprietà della società italo-americana oltre al centro operativo voluto sul proprio territorio, la divisione statunitense di Fiat Chrysler ha siglato un memorandum con Aurora, società attiva nello sviluppo di sistemi avanzati di self-driving. Il patto prevede l’integrazione fra le due aziende, con la piattaforma Aurora Driver che arriverà a bordo dei (soli) veicoli commerciali della società guidata da Mike Manley, successore dello scomparso Sergio Marchionne.
Cosa fa Aurora
La startup americana è stata fondata nel 2016 da un trio con una vasta esperienza nel ramo della guida autonoma: Chris Urmson, Sterling Anderson e Drew Bagnell, che vantano un passato, nell’ordine, in Google, Tesla (dove Anderson si occupava del progetto Autopilot) e Uber, sono considerati dagli addetti ai lavori tra i più quotati del settore. Fondata a Palo Alto, in California, dove c’è uno dei due siti operativi di Aurora (l’altro è a Pittsburgh, una delle prime città a consentire di sperimentare sistemi di self-driving), al centro dell’azione della giovane azienda c’è lo sviluppo di sistemi di guida autonoma di livello 4 (come stabilito dalla Society of Automotive Engineers che ha definito i cinque standard per i veicoli attivi negli Stati Uniti), che include modelli di alta automazione in grado di gestire qualsiasi evenienza, pur con la presenza dell’essere umano nel sedile di guida, ma non deve essere attivato in caso di maltempo.
Chi c’è dietro Aurora
Considerata una startup dal grande potenziale per apportare modifiche significative ai sistemi di guida autonoma, Aurora ha trovato presto importanti investitori raccogliendo nel complesso 620 milioni di dollari, con una valutazione che si aggira sui 2,5 miliardi di dollari. Dopo un round di serie A da 90 milioni di dollari guidato da Greylock Partners e Index Ventures, è arrivato un investimento più sostanzioso da 530 milioni di dollari guidato da Sequoia Partners, con Amazon e Shell tra gli investitori. Un capitale importante che oltre ad accelerare le operazioni ha permesso ad Aurora di acquisire Blackmore, società specializzata nella progettazione e nello sviluppo di laser per orientare i robot nello spazio circostante.
L’accordo
Per il momento le cure dell’alleanza tra Fiat Chrysler e Aurora sono rimaste riservate ma si sa che sul piatto c’è l’integrazione delle auto commerciali della prima con hardware e software pronta dalla seconda, con l’obiettivo di assicurare un ventaglio di soluzioni personalizzate a clienti che utilizzeranno i veicoli oggetto della sperimentazione. Per entrambe le parti non si tratta di una novità, poiché ci sono già accordi in essere con altri produttori e società. Fiat Chrysler ha all’attivo la partnership con Waymo (l’ala di Google dedita allo sviluppo di auto senza conducente) il cui software è stato integrato in migliaia di minivan Pacifica. Aurora collabora invece già con Hyundai, Volkswagen e con il produttore di mezzi elettrici cinesi Byton.