Il nuovo gioiello della corona cinese è tutto centrato sulla quad-camera posteriore. Che, assieme all’autonomia, è la sua carta vincente
Prendi un telefono che ha venduto milioni di esemplari nel 2018, e che è rimasto sovrano incontrastato della classifica dei telefoni-fotografi anche all’inizio del 2019. Come soddisfare il palato di chi si è ben abituato a quel tipo d’esperienza? Come convincerlo ad aggiornare alla nuova versione? Riprogettando da zero l’intero comparto fotografico: detto, fatto. Nasce così il P30 Pro di Huawei, uno smartphone che ormai ha raggiunto le capacità e le prestazioni di parecchie macchine fotografiche: e che, tanto per dire, telefona pure.
Una fotocamera super
Al lancio del nuovo smartphone avvenuto a Parigi poche settimane fa, vi abbiamo raccontato nel dettaglio le novità del nuovo sensore fotografico incorporato in P30 e P30 Pro. Lo chiamano SuperSpectrum, e la sua principale novità consiste nell’adozione di un nuovo schema RYYB al posto del consueto RGB: in pratica la composizione dei colori della fotografia avviene tramite la combinazione (o meglio, la sottrazione) di rosso, giallo e blu. Una scelta legata alla possibilità, grazie a questo schema, di raccogliere il 40 per cento in più di luce rispetto allo standard consolidato. E il risultato è una performance decisamente migliorata nelle condizioni di luce più complesse.
Leggi anche: Huawei P30 Pro, la nostra anteprima da Parigi
A questo si unisce l’intelligenza artificiale: il Kirin 980, il SoC che monta il P30, ha una doppia NPU che garantisce performance allo stato dell’arte per l’elaborazione col machine learning delle immagini. Questo significa ad esempio che quando si utilizza la funzione per scattare ritratti il software provvede a scontornare il soggetto o i soggetti con una precisione notevole, e sfocare il resto con un effetto che è esteticamente molto gradevole. Oppure che la gestione della AIS, ovvero la stabilizzazione ottica unità a un’elaborazione software a base di AI, è davvero efficace nel permettere fino a 6-8 secondi di riprese a mano libera senza che la foto risulti mossa.
Fin qui parliamo di un’evoluzione rispetto al modello precedente: da qui in poi le cose si fanno anche più interessanti. Ovvero le tre novità in termini di fotocamere che sono state aggiunte sul posteriore: il sensore Time Of Flight (TOF), il grandangolo da 20 megapixel e lo zoom a periscopio. Il primo è piazzato sotto il flash LED e il sistema di messa a fuoco laser: misura il tempo nel quale i raggi di luce riflessi ritornano al sensore TOF, costruendo così un’immagine tridimensionale del campo di ripresa che risulta molto utile per applicare “effetti speciali” alle foto e ai video. È sempre attiva, e somma le sue informazioni a quelle dei sensori fotografici propriamente detti.
Il grandangolo è una mano santa: se deciderete (come ormai fanno tanti) di partire in viaggio con solo lo smartphone, sarà indispensabile per scattare quelle foto di gruppo, ai monumenti, ai panorami che altrimenti risulterebbero impossibili. Lo zoom a periscopio (che ha una curiosa forma quadrata per ragioni tecniche: serve a riflettere l’immagine verso il sensore, che è piazzato perpendicolare spostato a destra guardando il posteriore) serve invece a far crescere le possibilità in termini ottici di uno smartphone che rimane comunque sottile: 8,4 millimetri, che però contengono uno zoom ottico 5x (che diventano 10x grazie alla combinazione delle informazioni tra sensore zoom da 8 megapixel, sensore principale da 40 megapixel e una bella dose di AI per unire tutto).
Come fa le foto il P30? E i video?
Scattare con il P30 Pro è un’esperienza decisamente interessante. Di giorno tutte e tre le fotocamere funzionano egregiamente: lo zoom non risente troppo dei megapixel in meno, o della lente non proprio luminosissima (f/3,4), il grandangolo viene elaborato per aggiungere una vignettatura alle immagini che le rende più suggestive (ma non viene apportata alcuna correzione geometrica alle foto, rimane l’effetto a botte tipico di queste focali) e i colori sono più brillanti che sul grandangolo del Mate 20 Pro. Infine il sensore principale da 40 megapixel ha una lente f/1,6 molto luminosa (sempre costruita su specifiche Leica) e tanta qualità sia in JPEG che in RAW.