Il nuovo processore equipaggerà il Mate 30, anche in versione 5G. La nuova interfaccia è basata su Android 10. A Shenzhen la produzione non si ferma
È stato il solito Richard Yu quello che è salito sul palco berlinese per annunciare le ormai consuete novità in fatto di processori e interfacce che Huawei ha preso l’abitudine di annunciare durante IFA: un tocco di sorrisi, un po’ di battute, carne a cuocere e la sfida lanciata inevitabilmente a tutti i concorrenti con la convinzione che – nonostante tutto – Huawei possa ancora raggiungere quel primato a cui è arrivata vicinissima. Dunque annunci e promesse, con sempre più potenza di calcolo e intelligenza artificiale che equipaggeranno i prossimi smartphone di casa e con il 5G a fare da corollario. Vediamo nell’ordine cosa è stato annunciato.
Il nuovo Kirin
Qualche anno fa era il tallone d’Achille dei prodotti di punta della casa: il Kirin era un buon prodotto ma non teneva testa in tutto alla concorrenza, avremmo scoperto poi nel corso degli anni che era solo questione di tempo. Negli ultimi due anni abbiamo assistito alla consacrazione definitiva del processore di Huawei: il Kirin 980 era un piccolo mostro di potenza, con in più coprocessori dedicati per AI e fotografia, e il Kirin 990 promette di non essere da meno con ancora più transistor a bordo e non solo.
Quello che ha fatto Huawei in questi anni è stato, un po’ come con gli smartphone stessi, gettare le basi di una serie di funzioni che pian piano ha visto germogliare: pensiamo alla NPU, la neural-network processor unit che di fatto arriva alla sua terza generazione ma che già 2 anni fa era capace di attività come la guida di un’automobile in condizioni di emergenza. La collaborazione di lunga data instaurata con Leica (e l’acquisizione di talenti scovati tra il meglio in circolazione) poi ha permesso di sviluppare una tecnologia di elaborazione fotografica che gradualmente si sta estendendo anche ai video.
Il risultato è appunto Kirin 990: oltre 10 miliardi di transistor, tecnologia di produzione a 7 nanometri, NPU dual-core basata su architettura Da Vinci (la stessa di Ascend 910), novità per l’ottimizzazione in funzione gaming del processore (che probabilmente come lo scorso anno vedremo incarnato in qualche dispositivo specializzato come Honor Play) e soprattutto la versione 5.0 dell’Image Signal Processor (ISP) che compie dei passi avanti significativi per quanto attiene la segmentazione dell’immagine e la sua scomposizione ed elaborazione (anche grazie all’intelligenza artificiale) così da migliorare la resa fotografica e video.
Novità anche dal punto di vista dell’architettura CPU+GPU. Il Kirin 990 è sempre un octa-core, ma divide in tre sottogruppi le unità di elaborazione: ci sono due ultralarge-core, la parte di potenza massima, due large-core capaci di fornire potenza intermedia e infine quattro small-core che si prederanno carico dei flussi non troppo impegnativi. L’adozione della GPU Mali-G76 è stata abbinata anche a un redesign dell’architettura generale così da distribuire al meglio il carico di elaborazione tra CPU, GPU e NPU senza rischiare di incappare in colli di bottiglia.
Dulcis in fundo, naturalmente c’è il capitolo 5G: il Kirin 990 sarà disponibile in due varianti, una delle quali incorpora un modem 5G derivato dal Balong 5000 e che supporta da subito le nuove reti sia in modalità NSA che SA (non-stand-alone e stand-alone: la seconda è quella più performante). Questo permetterà al Mate 30, e a qualsiasi altro smartphone che monterà Kirin 990 5G, di raggiungere la velocità massima di download di 2,3Gbit e 1,25Gbit in upload.
Com’è fatta la nuova EMUI10
Con una mossa inedita rispetto al solito, Richard Yu ha poi ripreso un annuncio fatto ad agosto in occasione della conferenza sviluppatori tenuta da Huawei in Cina: EMUI 10, la nuova versione dell’interfaccia basata su Android 10, è disponibile per ora esclusivamente in beta e su un limitato numero di dispositivi, ma anch’essa segna un capitolo interessante da raccontare per ciò che attiene il cammino evolutivo dell’azienda di Shenzhen. In questo caso, oltre a sottolineare come si tratti di una delle prime implementazioni terze del nuovo Android 10, nel corso della presentazione è emerso anche l’approccio estetico seguito da Huawei nel corso dello sviluppo: con risultati che non stravolgono alcuni cavalli di battaglia di casa, ma che migliorano nel complesso a una prima occhiata la fluidità dell’interfaccia.
Stiamo assistendo al tentativo di Huawei di rendere più coerente e leggibile la propria incarnazione Android: questo significa testo e immagini disposti nel modo più razionale sullo schermo, con distanze fisse e spaziature costanti, e con una nuova palette di colori che mette a frutto la consultazione effettuata con i consumatori finali per scegliere la combinazione migliore. Tutto questo equivale, a una prima occhiata, soprattutto a una nuova versione del menù impostazioni (più razionale e con alcune voci che sono state collocate al posto giusto, come già su EMUI 9.1): ma soprattutto a nuove animazioni di transizione che risultano più fluide e danno l’impressione che la beta sia già a un buon punto di maturazione.
Il resto è sopratutto un (opportuno) adeguamento ai dettami di Android 10: quindi una versione scura dell’interfaccia decisamente più organica rispetto all’implementazione casalinga precedente, che mostra ancora qualche incertezza che verrà probabilmente limata nella versione finale, più tutto quello che sotto il cofano porta la nuova release di Android in termini di sicurezza ed efficienza. C’è poi una nuova interfaccia per la fotocamera, più moderna della precedente e altrettanto efficace, che incorpora anche un certo numero di filtri in più per gli scatti fotografici: Leica è sempre presente, con addirittura tre diversi profili colore che vanno a ricalcare quanto si vede sulle macchine fotografiche propriamente dette e che si uniscono a circa una mezza dozzina di altri filtri più tutte le varie funzioni come quella ritratto e la modalità notte.
Non possiamo dare un giudizio definitivo su EMUI 10, prima di tutto perché non è ancora stata rilasciata e sopratutto perché darà senza dubbio il meglio di sé con il prossimo Mate 30 – per il quale è stata già ottimizzata c’è da scommetterci. Quel che si può dire al momento è che Huawei ha fatto degli ottimi passi in avanti nella velocità complessiva dell’interfaccia, ha fatto dei passi in avanti significativi nella gestione delle diverse componenti della grafica (anche le interfacce dei giochi sembrano giovarsi di un nuovo motore che evidentemente sovrintende il funzionamento complessivo del sistema), e ha implementato in modo più coerente ed efficace il drawer di Android.
Quello che manca ancora è un maggior coraggio nel distaccarsi soprattutto da alcune soluzioni estetiche che ormai risultano un po’ datate: parliamo in particolare delle icone e di un menu a tendina (quello con le notifiche e le preferenze rapide, per capirci) che è funzionale ma privilegia l’accessibilità a una densità delle informazioni che potrebbe premiare maggiormente l’uso in condizioni normali – e non quando si sta correndo da un capo all’altro della città. La strada imboccata è senz’altro interessante, ma si può fare di più: per esempio andando a ottimizzare con spaziature ad hoc diverse parti dell’interfaccia in vari contesti, anche se le prospettive sembrano buone per essere soltanto una beta.
Nuove cuffie e nuovi router
A dimostrazione che Yu crede fermamente nell’ecosistema Huawei, sul palco di sono stati anche altri annunci relativi a dispositivi nuovi lanciati a IFA. Come il router WiFi Q2 Pro, che sfrutta l’esperienza maturata in questi anni in fatto di antenne e di processori di rete per creare un’esperienza all’avanguardia nella gestione di rete domestiche sempre più affollate. Il WiFi Q2 Pro, ad esempio, approfitta del protocollo IPv6 per rendere più sicure le connessioni tra i device e la rete, con tutto vantaggio della privacy. Oppure ci sono soluzioni interessanti per quel che attiene la gestione delle frequenze e dei canali di trasmissione, le porte aperte sul router per connettersi a specifici servizi, e tutto quanto attiene la configurazione di una rete (tradizionale o mesh) per coprire al meglio il proprio ambiente domestico. Il WiFi Q2 Pro arriverà in vendita anche in Italia, a partire da ottobre.
Più immediata la comprensione delle novità delle Freebuds 3, le nuove cuffie Bluetooth che alla comodità del wireless uniscono anche la cancellazione del rumore ambientale: merito del chip Kirin A1 che Huawei ha progettato per questi auricolari, che incorpora di nuovo funzioni avanzate per la gestione delle frequenze (così da evitare “ingorghi” e sfruttare al meglio lo spettro RF) e soprattutto prevede una connessione bidirezionale tra il singolo auricolare e il telefono così da ridurre al massimo la latenza e migliorare la qualità del suono.
Se guardandoli vi viene spontaneo pensare “dove ho già visto questi auricolari”, beh, non si può dire che il loro design sia esattamente originale: va detto però che la cancellazione del rumore ambientale in questo formato di auricolare così compatto è effettivamente una novità, e andrà valutato quanto progresso abbia fatto Huawei in questo senso senza trascurare l’aspetto dell’autonomia (che pure è indicata in 4 ore per carica, quindi tutto sommato accettabile). Non si conosce ancora il prezzo delle nuove Freebuds 3, ma è annunciato inferiore a quello delle Airpods di Apple – e con in più la cancellazione del rumore.
Infine, da segnalare due nuove colorazioni per il P30 Pro: una nuova nuance di blu (mystic blue) e un inedito color lavanda (misty lavender), che non aggiungono niente se non sotto il profilo estetico a quella che ancora per qualche giorno sarà l’ammiraglia di casa Huawei.