L’aumento dei consumi e la fine della crisi globale ha causato una recrudescenza nella produzione di gas serra. Compresi i temibili clorofluorocarburi (CFC), banditi da tempo in Occidente
Estate, fa caldo. Non ci sarebbe niente di strano se non continuassimo a leggere notizie di temperature record sia a casa nostra, sia in giro per il mondo con particolare riguardo all’ondata di caldo che ha colpito la penisola scandinava e, più a nord, le regioni artiche dove sono state raggiunte temperature mai registrate. Non sono belle notizie, perché significa che il riscaldamento globale continua indisturbato.
Lo stato del clima
Nel documento State of the climate in 2017 (qui i punti salienti e qui l’intero documento) leggiamo che il 2017 è stato il terzo anno più caldo di sempre dopo il 2016 ed il 2015. In altre parole, gli ultimi tre anni sono stati i più caldi registrati nel periodo 1880-2017. Se questo non fosse abbastanza preoccupante, uno sguardo alla tabella sui 10 anni più caldi (estratta da qui) mostra che l’ultima decade occupa 8 dei 10 posti. Nella tabella, la colonna anomalia riporta lo scarto tra la temperatura media dell’anno in questione rispetto alla temperatura media registrata nel ventesimo secolo:
RANK 1 = WARMEST PERIOD OF RECORD: 1880–2017 |
YEAR | ANOMALY °C |
1 | 2016 | 0.94 |
2 | 2015 | 0.90 |
3 | 2017 | 0.84 |
4 | 2014 | 0.74 |
5 | 2010 | 0.70 |
6 | 2013 | 0.67 |
7 | 2005 | 0.66 |
8 | 2009 | 0.64 |
9 | 1998 | 0.63 |
10 | 2012 | 0.62 |
Non stiamo parlando di una anomalia momentanea, ma di un trend consolidato. Chi nega il riscaldamento globale, nega l’evidenza di questi dati che sono stati compilati e commentati da 524 scienziati in 65 nazioni. E la triste realtà è che siamo noi, con la nostra continua immissione di gas serra nell’atmosfera, a causare tutto ciò.
Una questione di CO2
La quantità di anidride carbonica continua inesorabilmente a salire e l’anno scorso è aumentata di 2,2ppm (parti per milione) rispetto al 2016 e ha raggiunto il valore di 405ppm: una concentrazione che non si era mai vista negli 800.000 anni di clima terrestre che è possibile studiare grazie ai carotaggi di chilometri di ghiacci in Antartide. Il dato del 2017 interrompe un periodo di crescita limitata delle emissioni di anidride carbonica, probabilmente legato alla crisi post 2008. Se l’economia riparte, ricomincia a crescere l’emissione di CO2.
Gli sforzi delle nazioni industrializzate di limitare la produzione di CO2, grazie all’utilizzo delle energie alternative, viene annullata dalla fame di energia delle Cina e India che usano carbone perché è disponibile a basso prezzo. Certo, la Cina fa anche enormi investimenti nelle fonti alternative: ma dare energia ad una popolazione numerosa e sempre più ricca è una sfida epocale.
Interessante notare che la produzione di CO2 è direttamente proporzionale al benessere delle nazioni ed al sacrosanto desiderio dei loro abitanti di avere migliori condizioni di vita. Nelle regioni tropicali e subtropicali, pesantemente colpite dal riscaldamento globale, benessere significa condizionatori e quindi maggiore richiesta di energia. Senza contare che la fame di liquido refrigerante a basso costo ha indotto produttori cinesi a ricominciare a produrre i CFC (clorofluorocraburi), i gas killer dell’ozono banditi dal protocollo di Montreal del 1987. Dopo decenni di sforzi globali per sostituire i CFC con altri gas meno nocivi si stavano finalmente notando gli effetti benefici di questo grande sforzo internazionale. Con la diminuzione dei CFC si era vista anche la diminuzione delle dimensioni del buco dell’ozono, un grandissimo successo. Tuttavia, non bisogna mai abbassare la guardia, il continuo monitoraggio ha subito evidenziato la risalita delle concentrazioni e ha immediatamente fatto scattare l’allarme che ha permesso di individuare l’ubicazione delle fabbriche fuorilegge.
Tutto gira sempre intorno al fatto che le soluzioni più “pulite” non sono mai le più economiche. C’è da augurarsi che il benessere faccia crescere (in fretta) anche la coscienza ecologica di tutti gli abitanti dall’astronave Terra. Tutti hanno diritto ad una migliore qualità di vita, ma tutti (governi e cittadini) devono saper guardare oltre il presente ed avere il coraggio di investire sul futuro.
Se non ci impegniamo tutti per combattere, ognuno nel suo piccolo, il riscaldamento globale, non potremo vincere questa grande battaglia.