La startup giapponese Open Meals ha presentato al SXSW un progetto che unisce una stampante 3D e un database di sapori e nutrienti per “scaricare” pietanze e stamparle in un batter d’occhio
Un sushi certo un po’ ingombrante ma molto, molto nerd. Nigiri, maki e uramaki a 8 bit, roba di cui potrebbe andare ghiotto qualche eroe della nostra infanzia videoludica come Super Mario. E invece no. Si tratta del futuro. O qualcosa di simile. Cioè di quanto ha mostrato la startup Open Meals al SXSW in corso ad Austin, in Texas. L’idea di fondo non è nuova: stampare cibo. In questo caso, però, si va oltre: scaricare pietanze e produrle con la composizione di piccole unità cubiche chiamate Food Base in grado di memorizzare e in qualche modo incanalare informazioni come sapore, colore, forma, consistenza e nutrienti di diversi tipi di cibo.
Come funziona
Nel modo ideale di questa startup, un utente che avesse voglia di provare un cibo che non ha a disposizione così come persone nei Paesi in via di sviluppo potrebbero semplicemente selezionare il prodotto che desiderano e la stampante della società – di quella non se ne può fare a meno – lo sfornerebbe in un batter d’occhio: piccoli cubi dall’estetica pixelata che si compongono nella forma della pietanza indicata e nei quali viene iniettato un preparato che ne rammenti appunto i sapori e ne modifichi la consistenza. I testi di chi ha provato quei sushi sperimentali non sembrerebbero tuttavia sconvolgenti.
Il cibo come sperimentazione
Tuttavia, il cibo è da sempre uno degli ambiti di massima sperimentazione nella digitalizzazione-evoluzione in chiave disintermediata. In realtà la stragrande maggioranza dei prodotti ormai da decenni esce da aziende in cui la produzione è di fatto computerizzata, gestita in tempo reale, standardizzata e frutto in gran parte del lavoro delle macchine.
Il salto ulteriore di Open Meals, se non capiamo male, è renderlo più globale, rapido e universale di quanto già non sia. Scaricare cibo come si scarica(va) musica, più o meno.
La stampante Pixel Food
Per l’azienda giapponese è stato solo un modo per svelare la sua stampante Pixel Food che stampa appunto sushi commestibile (il progetto si chiama Sushi Teleportation) dall’aspetto, secondo l’imperante retromania, anni ’80. Ma pare si lavorerà per ridurre le dimensioni del prodotto finale. Potrà sfornare anche altri cibi come gli hamburger.
Il gel edibile conserva le informazioni di base sul cibo in questione (dai colori, come si diceva, ai sapori) e compone la pietanza. C’è da scommettere che, più degli amanti del cibo, di questa piattaforma hardware e software in attesa di brevetto ne andranno pazzi i malati di Minecraft.