La somministrazione di un vaccino è solo l’ultima tappa di un lungo viaggio. La riuscita di una campagna vaccinale dipende non solo da come viene disegnato il percorso dal punto di vista clinico ed economico, ma anche manageriale. Aspetto su cui l’Italia deve ancora migliorare
Ormai da un anno il sistema sanitario italiano e quelli di tutto il mondo sono alle prese con l’impegnativo stress test da Coronavirus, che ha rapidamente trasformato un contagio locale in una pandemia, generando una crisi di portata globale. In un contesto come questo abbiamo riscoperto l’importanza della prevenzione, non solo per salvaguardare lo stato naturale di salute degli individui, ma anche per la complessiva sostenibilità del sistema sanitario, alla ricerca di un difficile equilibrio tra aumento esponenziale dei fabbisogni (e dei costi correlati) e risorse economiche e capacità di risposta piuttosto limitate.
Tra i vari interventi di prevenzione, la vaccinazione antinfluenzale ha sempre giocato un ruolo di primaria rilevanza. L’OMS e il Piano Antinfluenzale Nazionale raccomandano da diversi anni una copertura tra il 75% e il 95% della popolazione a rischio (over 65, soggetti cronici, donne in gravidanza e bimbi fino a 6 anni), ma questo obiettivo, che pure sembrerebbe semplice da raggiungere, non è ancora stato centrato.
Il “viaggio” del vaccino antinfluenzale
Anche per questa ragione è importante seguire il viaggio che porta il vaccino antinfluenzale dalla sua creazione all’inoculazione al paziente. Durante l’evento Vaccinazione anti influenzale: il valore al centro, che si è tenuto in SDA Bocconi lo scorso 29 gennaio, abbiamo, per la prima volta, indagato l’influenza, l’impatto e il valore di ogni tappa di questo viaggio, un viaggio di sola andata, in realtà, perché eventuali dosi di vaccino non somministrate non possono essere immagazzinate per l’anno successivo, perché ogni stagione influenzale necessita di coperture specifiche.
L’evento ha richiesto di combinare diverse prospettive di analisi (cliniche, economiche e manageriali), di allineare il valore generato in fase di produzione del vaccino antinfluenzale con quello rilasciato in fase di somministrazione e di osservare i processi attraverso molteplici punti di vista: l’azienda farmaceutica che ricerca e produce, i regolatori pubblici, le centrali di acquisto e le aziende e i medici di medicina generale (MMG) che si occupano di ingaggiare il paziente e inoculare il vaccino. Il lavoro di ricerca che ha preceduto l’evento ha permesso di mostrare come il viaggio del vaccino antinfluenzale sia ben disegnato dal punto di vista clinico (alti benefici e scarsissimi effetti collaterali) ed economico (piena sostenibilità complessiva), ma non altrettanto dal punto di vista manageriale.
La carenza manageriale
Una campagna vaccinale antinfluenzale produce valore solo se è in grado di raggiungere la popolazione target al momento giusto e nel posto giusto. Per consentire ciò è necessario avere un ottimo sistema di pianificazione strategica e operativa, eccellenti processi di acquisto, una chiara visione della logistica da presidiare, un chiaro piano di indicatori da monitorare e moderni strumenti di ingaggio del paziente e di comunicazione. Se le competenze manageriali sono povere, il viaggio di sola andata del vaccino non solo diventa più lungo e complesso, ma rischia di essere inutile.
Come rendere dunque più efficace le campagne di vaccinazione antinfluenzali? Il punto di partenza dovrebbe essere una chiara identificazione dei fabbisogni: non solo quante dosi, ma con quali caratteristiche. Stante il quadro demografico ed epidemiologico del nostro Paese dovremmo somministrare ogni anno almeno tra i 17 e i 22 milioni di vaccini (considerando la sola popolazione target identificata da OMS e Piano Vaccinale), anche se siamo stabilmente fermi su circa 10 milioni di vaccinati complessivi. La fase di pianificazione dovrebbe presto tradursi in processi d’acquisto adeguati (per quantità e tipologia di vaccini), da espletare nei primissimi mesi dell’anno, visto che la produzione di vaccini inizia tra febbraio e marzo e, una volta che si è avviata, non si riesce a modificarne i volumi.
Il “labirinto” italiano
Eppure nel nostro Paese le procedure d’acquisto vengono espletate tra maggio e luglio, con un picco nel mese di giugno. Ad acquisto avvenuto la bisognerebbe governare prontamente volumi distributivi elevati che si concentrano su un intervallo temporale limitato. Ciò richiederebbe di allestire attrezzature per mantenere la catena del freddo; attivare numerosi e capillari punti di punti di consegna e avere una chiara visione sugli stock e le somministrazioni lungo la filiera. Ma, di nuovo, questo avviene poco, perché siamo davanti a un sistema di gestione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale che è presidiato da tanti (troppi) attori, si è nutrito di flussi di alimentazione non completi (o non conformi) e producendo risultati ancora poco soddisfacenti e informazioni inadatte a supportare processi decisionali.
Ecco, siamo partiti per un viaggio e siamo finiti in una sorta di labirinto: per uscirne la domanda da porsi non è chi sia il colpevole, ma come migliorare.