All’ITIS Amedeo D’Aosta apre il laboratorio di fabbricazione digitale del capoluogo abruzzese. Contaminazione e attenzione all’artigianato del posto le priorità
Alla fine i ragazzi del FabLab L’Aquila ce l’hanno fatta a partire. Hanno trovato casa nell’ex laboratorio di saldatura dell’Istituto Tecnico Industriale Amedeo d’Aosta, uno spazio in disuso da quasi trent’anni, che Fabio Di Bernardini (presidente del Fablab) e gli altri del team hanno ripulito e ristrutturato con le loro forze. Hanno scelto un open day lungo 2 giorni per lanciarsi. 48 ore (8 e 9 ottobre) che hanno attirato artigiani, famiglie, politici locali, makers. Aprire è un piccolo risultato? Forse. Non, però, se fai i conti con una città ferita dal terremoto di sette anni fa e che ancora fa i conti con la ricostruzione. «L’Aquila ricomincia da qui senza dubbio. Si riparte dal lavoro. Così si creano le condizioni per non andare via» ha detto non senza orgoglio Fabio Di Bernardini, classe 78, maglietta gialla, il padrone di casa. Che cosa abbiamo trovato nello stanzone che sarà la casa del FabLab? Stampanti 3D, tanti strumenti musicali, mostriciattoli di ogni tipo venuti fuori dagli estrusori (c’è anche il fantasmino di Ghostbusters), ma soprattutto c’era tanta curiosità. Tanti occhi che scrutavano sotto i piatti delle stampanti per capire di quale diavoleria si trattasse. Ce la faranno i ragazzi del FabLab L’Aquila o FabLab AQ, come hanno stampato sulle magliette, a diventare grandi? Tenacia, un modello sostenibile e un pizzico di fortuna è quello di cui hanno bisogno.
Vecchi impianti di aspirazione
Fabio Di Bernardini e il suo team hanno lavorato più di un anno per aprire il FabLab. «Era un ex laboratorio di saldature, con vecchi impianti di aspirazione, poi utilizzato come magazzino. Siamo più che orgogliosi – ha aggiunto – di aprire questa struttura». Ma dopo la due giorni di festeggiamenti che cosa succederà? «Partiremo con progetti legati alla formazione. Non vediamo l’ora di iniziare».
Un artigiano della cera
Protagonista della due giorni all’Amedeo d’Aosta anche Fabrizio Deramo, artigiano della cera, uno scultore. «Il FabLab non è solo digitale ed elettronica. Qui vogliamo occuparci anche di “art”». Però, ammette, l’idea di confrontarsi con le stampanti 3D ce l’ha. «Il FabLab è uno spazio di condivisione di progetti ma anche di idee». Di Fabrizio Deramo aveva già parlato Fabio Di Bernardini come di «un artigiano che si installerà dentro il laboratorio con le sue attività. In cambio farà dei corsi e ci insegnerà il suo lavoro».
Portare un FabLab anche a L’Aquila
Era il 2013 quando Fabio Di Bernardini partecipò alla prima edizione della Maker Faire Rome, rimanendo vivamente impressionato dalle potenzialità dei laboratori di fabbricazione digitale. «Dovevamo portarlo anche da noi a L’Aquila» ha ricordato QUI. Riuniti alcuni amici con la sua stessa passione, Fabio Di Bernardini portò la fabbricazione digitale nel capoluogo abruzzese. Già prima di avere una sede, l’entusiasmo era tanto che insieme organizzarono corsi ed eventi utilizzando gli spazi più diversi.