Gli inglesi si stanno preparando a non perdere la sfida sull’intelligenza artificiale. La competizione con US e Cina si potrà vincere solo con formazione e sinergia
Sono mesi che si parla di Intelligenza Artificiale (AI), passando dal più grande ottimismo agli scenari più apocalittici.
La risposta è semplice: da un lato è una tecnologia i cui confini sono ancora incerti e dall’altro non è ancora chiaro l’uso che gli Stati vogliono farne visto che non c’è molto coordinamento internazionale su questo tema.
Eppure l’Intelligenza Artificiale è già tra noi, dai social network agli assistenti virtuali come Alexa, Siri e Google Home sono tante le sue applicazioni già in essere e noi contribuiamo attivamente ad “educare” e migliorare AI e algoritmi, dando il permesso di usare i nostri dati.
La ricetta inglese
A placare le paure di un Terminator per le strade è Wendy Hall, Professoressa di Computer Science all’Università di Southampton, intervenuta al Parlamento Europeo ad un evento sul Futuro dell’Intelligenza Artificiale (#FutureAI): “Non siamo ancora capaci di creare un’intelligenza umana. Dobbiamo però capire come vogliamo vivere un una società con macchine così potenti”.
Hall è stata tra gli autori di un report, richiesto dal governo inglese, che mette in luce l’impatto che l’AI avrà sui posti di lavoro per non arrivare impreparati e per spingere su una formazione pronta per questi scenari.
La competizione internazionale è forte infatti, con attori in campo come la Silicon Valley e la Cina. Ma questi due modelli sono molto diversi da quello Europeo e per quello bisogna trovare una terza via. “Negli Stati Uniti basta pagare per avere accesso ai dati mentre in Cina i social network sono obbligati a dare i loro dati sugli utenti al governo. Se a questo si aggiungono le milioni di CCTV (camere di sorveglianza) per le strade e il fatto che l’India stia andando nella stessa direzione, presto metà della popolazione sarà sotto sorveglianza”, ha messo in guardia la Hall.
Dal report ne è venuto fuori un’analisi dello stato dell’arte e un elenco di priorità da tenere in conto per non perdere la corsa all’AI. Ovviamente anche il nostro Paese potrebbe prenderlo in considerazione per delineare l’approccio italiano a questa tecnologia.
Migliorare l’accesso ai dati
L’AI per migliorare ha bisogno di “essere nutrita” in continuazione con dati ma questi dati devono essere sicuri e di valore. Per questo è necessario rendere disponibili e leggibili dalle machine i dati che vengono dalla ricerca pubblica, secondo protocolli standard condivisi.
Potenziare l’offerta formativa
Il Governo, l’industria e il mondo accademico devono lavorare insieme per favorire l’adozione e lo sviluppo di AI, dando ai cittadini una panoramica sulle sue potenzialità, lontana dagli stereotipi.
Nel campo dell’educazione le industrie dovrebbero sponsorizzare corsi universitari sull’AI e il governo e l’Università dovrebbero creare e finanziare con borse di studio almeno 200 nuovi programmi di dottorato sul tema, con lo scopo di attrarre i migliori talenti internazionali.
Guidare l’implementazione dell’AI
Il governo dovrebbe:
1. Collaborare con l’industria e gli esperti per istituire una Commissione sull’intelligenza artificiale che aiuti a coordinare e crescere l’intelligenza artificiale.
2. Trovare un modo per spiegare i processi, i servizi e le decisioni forniti da AI, per migliorarne la trasparenza e responsabilità.
3. Espandere il programma di sostegno alle imprese su AI.
4. Sviluppare una guida pratica sulle opportunità e le sfide dell’adozione di successo di AI.
5. Sviluppare un programma di azioni per diffondere le migliori pratiche per l’applicazione di AI per migliorare le operazioni e i servizi per i cittadini.
Una Commissione di esperti su AI
We're setting up a new High-Level Expert Group on #ArtificialIntelligence to advise on challenges, opportunities & #ethics. Send your application before 9 April https://t.co/lD4fWvNDc5 #AI pic.twitter.com/UDyAKtwroH
— DigitalSingleMarket (@DSMeu) March 13, 2018
Ad aver compreso l’importanza di questa nuova sfida c’è anche la Commissione Europea che il 9 marzo ha lanciato una call per formare una Commissione di esperti sull’intelligenza artificiale. Tra gli aspetti ancora caldi che la commissione dovrà trattare c’è l’interferenza possibile che l’AI avrà sui diritti fondamentali come la privacy.